Bussi, il Comune di Pescara parte civile nel processo

Il giudice ammette anche Torre de’ Passeri, scarta Chieti e due associazioni ambientaliste. Si torna il aula il 31 gennaio

BUSSI SUL TIRINO. Il Comune di Pescara entra come parte civile nel processo per la mega-discarica di Bussi sul Tirino. Per la seconda volta, invece, non è stato ammesso il Comune di Chieti. Sono state ridefinite dal giudice per l’udienza preliminare Gianluca Sarandrea le parti civili, ovvero 26 tra associazioni, enti e cittadini che nel caso di una sentenza di condanna saranno risarcite. Ci sono alcune novità rispetto al precedente iter processuale perché, ad esempio, se prima il Comune di Pescara non era stato ammesso, adesso i danni formulati dall’avvocato Franco Perolino sono stati accolti dal giudice anche se non in toto: per la parte che riguarda il risarcimento per la perdita della qualità del servizio idrico, per i danni ambientali e non per quelli d’immagine. Entreranno nel processo anche il Comune di Torre de’ Passeri e la Lega antivivisezione, mentre sono stati esclusi il Comune di Chieti, le associazioni ambientaliste Miladonnambiente, Ecoistituto Abruzzo, la Cgil e l’Arta. Moltissime, invece, sono le conferme a partire dai Comuni di Bussi sul Tirino e di Castiglione assistiti dall’avvocato Lino Sciambra, dal Wwf difeso da Tommaso Navarra, a Marevivo e Italia Nostra assistite dall’avvocato Veronica Dini fino all’associazione ambientalista Lega per l’abolizione della caccia difesa da Fabio De Massis e Codici rappresentata dal legale Gaetano Di Tommaso.

Il processo sulla mega-discarica scoperta dalla Forestale nel 2007 e in cui sono imputate 19 persone è ripartito ieri con una fase preliminare bis dopo quella che si era esaurita nel maggio 2011. Una ripartenza perché, dopo che il giudice Antonella Di Carlo ha riconosciuto il reato di avvelenamento – come chiesto dai pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli – gli atti sono tornati in procura con l’effetto di far riprendere da capo le udienze. Così, se nella precedente udienza gli avvocati avevano presentato la costituzione di parti civili, in quella di ieri il giudice per l’udienza preliminare ha deciso quali accogliere e quali scartare rinviando al 31 gennaio 2013 la decisione sulla richiesta di incidente probatorio avanzata dai legali della Montedison e, anche in questo caso, una richiesta bis. Il risultato è l’incedere lento del processo in cui sono imputati tanti vertici e amministratori Montedison accusati di aver avvelenato le acque e aver dato vita, sempre secondo l’accusa, alla discarica più grande d’Europa e per cui il pm Mantini, nella sua requisitoria, disse: «Si è inquinato per vile denaro». «Quel sito non è stato ancora messo in sicurezza», ricorda Paola Barbuscia, delegato regionale di Marevivo che aggiunge che «il mancato dragaggio e il fiume inquinato sono conseguenze dei veleni della discarica». Tra le associazioni ambientaliste se sono state confermate Italia Nostra e Marevivo, sono state escluse invece Miladonnambiente ed Ecoistituo che da anni si battono contro il sito inquinato.

©RIPRODUZIONE RISERVATA