Calcio sporco, punita anche L'Aquila: "Il punto di penalizzazione è un’ingiustizia clamorosa"

Tortorella (legale dei rossoblù): siamo certi che la Corte d’appello lo cancellerà. E il presidente Chiodi: dimostreremo che non potevamo vigilare su Di Nicola

L’AQUILA. «Non sono per nulla soddisfatta, il punto di penalità è un’ingiustizia clamorosa». Tuona così il legale dell’Aquila Flavia Tortorella, componente del pool difensivo insieme all’avvocato Marco De Paulis, a seguito della sentenza di primo grado da parte del tribunale federale. «Nel documento della sentenza non c’è alcuna motivazione concreta ma solo il riferimento a casi precedenti che il tribunale ha trattato nello stesso modo. Non credo sia giusto anche perché, già in passato, la Corte d’appello ha sconfessato il primo grado di giudizio. E’ qualcosa di assurdo visto che un organo di giudizio superiore dovrebbe fare sempre giurisprudenza per gli organi inferiori. Il tribunale ha voluto invece uniformarsi solo con i propri precedenti».

Oltre all’aspetto puramente tecnico, l’avvocato Tortorella punta l’indice su una questione fondamentale: «Mi chiedo come una società come L’Aquila possa essere penalizzata per partite (vedi Savona-Teramo) in cui i presunti illeciti si sono eventualmente consumati a vantaggio o svantaggio di altri club e in altri luoghi. Non può pagare un club per un tesserato anche perché una società di calcio non ha poteri di controllo sulle singole persone se non per le attività conformi all’ambito prettamente sportivo». Alla luce di quanto esposto sopra, il legale rossoblù crede che il punto di penalità possa essere annullato in appello: «Sono convinta che il secondo grado di giudizio sconfesserà i giudici del tribunale come successo in passato. Puntiamo all’annullamento del punto di penalità anche perché, alla luce delle altre venti gare sotto inchiesta in cui risulta coinvolto Di Nicola, non sarebbe giusto infliggere ai rossoblù un punto per ogni singola partita, sempre che per ognuna venga confermata la supposizione di illecito. Ci vuole continuità di giudizio indipendentemente dal processo che si sta celebrando a pezzi per dare precedenza ai casi più importanti».

Tra le gare per le quali L’Aquila è stata deferita, presto arriverà il processo anche sulle partite che la riguardano direttamente: «Lì è giusto che la Procura abbia contestato l’illecito perché in quelle partite il club aquilano è sceso in campo. Il fatto, però, che l’accusa abbia deferito L’Aquila solo con la responsabilità oggettiva fa capire come, anche per la procura, la dirigenza rossoblù non c’entri nulla con il presunto illecito. Dimostreremo l’assoluta impossibilità dell’Aquila di vigilare sulle attività del suo tesserato Di Nicola».

Sulla stessa linea d’onda del legale Tortorella c’è anche il presidente aquilano Corrado Chiodi: «Siamo consapevoli di essere completamente estranei a tutte le vicende e vogliamo dimostrare in appello come L’Aquila non avesse strumenti per vigilare e controllare attività esterne alla società. Non sono soddisfatto della sentenza perché non meritiamo la penalità per partite e situazioni di cui eravamo completamente all’oscuro. Andiamo avanti a testa alta, fiduciosi nella Corte d’appello».

Giammarco Menga

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