Calcioscommesse, parla Erodiani «Soldi , ricatti e denunce»
Fu uno dei primi arrestati quando la procura di Cremona fece scattare i primi blitz che portarono all’arresto di tanti nomi illustri del calcio. Ex portiere di calcio a 5 in serie C e B e titolare di due agenzie di scommesse a Pescara e Ancona. Dal suo lavoro sono scaturite le disgrazie: partite truccate e tutti in galera. Erodiani ha raccontato la sua vita, dal giugno 2011 in poi, in esclusiva al Centro
di Luigi Di Marzio
Suo figlio minore, Filippo, appena 3 anni, ha iniziato a pronunciare la parola “papà” guardando le foto del padre pubblicate dai giornali. Non foto sorridenti, ma piene di paura e sgomento. Il suo papà veniva immortalato con le manette ai polsi viene scortato dalla polizia penitenziaria. Federico fa di cognome Erodiani e il suo papà si chiama Massimo, pescarese alla soglia dei 40 anni.
Si, lui, l’Erodiani coinvolto nello scandalo del calcioscommesse che ha sconvolto il mondo del pallone italiano. Fu uno dei primi arrestati in quel famoso 1° giugno 2011, quando la procura di Cremona fece scattare i primi blitz che portarono all’arresto di tanti nomi illustri del mondo del calcio. Ex portiere di calcio a 5 in serie C e B e titolare di due agenzie di scommesse a Pescara e Ancona. Dal suo lavoro sono scaturite le disgrazie: partite truccate e tutti in galera. L’amicizia con Paoloni (ex portiere della Cremonese) l’ha rovinato. Erodiani ha raccontato la sua vita, dal giugno 2011 in poi, parlando in esclusiva al Centro .
La sua vita è cambiata e sta ancora aspettando il processo ordinario, visto che quello sportivo, in parte, si è concluso. «Sono state dette e scritte tante falsità nei miei confronti». E’ la prima cosa che dice mentre sorseggia un caffè in un bar di San Giovanni Teatino, insieme al suo legale, Paolo D’Incecco. «In italia è sempre facile accusare il pesce piccolo».
Eppure lei è stato definito il capo dei capi dell’organizzazione che gestiva il giro di scommesse.
«Pensare che io potessi avere la forza economica di poter tenere in piedi questo sistema è da pazzi. Mi hanno dipinto come il capo dei capi? È assurodo. All'inizio il tutto è stato forzato dagli inquirenti perchè non sapevano in che “giostra” stavano entrando e, poi, i media hanno inzuppato il pane in questa vicenda.
Ok, ma le intercettazioni dove le mettiamo?
«Le intercettazioni ci sono, ma bisogna trovare anche le prove».
La sua vita è cambiata?
«Si, sto vivendo la distruzione più assoluta. Tutti ti guardano con occhi diversi e la mia credibilità si è dissolta, ma non solo la mia. Mi dispiace che anche la mia famiglia ci sta andando di mezzo».
Perchè?
«Pensi che una banca non ha fatto passare un prestito a nome di mia moglie, non perchè avesse dei problemi di solvibilità, visto che lei non ha mai preso nulla dalle banche, ma solo perchè era la moglie di Massimo Erodiani. Pazzesco! Non vi dico come ho reagito. Se colpiscono me va bene, ma non persone che non c'entrano nulla».
Chi si è mostrato solidale con lei?
«Tutti mi hanno abbandonato. Gli amici scomparsi. Sono senza lavoro. Qualche volta vado a dare una mano a mia mogli in tabaccheria, ma l'attività è sua e non mia. Sono senza lavoro e nessuno mi ascolta perchè sono Massimo Erodiani, come se avessi commesso valanghe di omicidi. Le agenzie che avevo le ho chiuse. Ho promesso a mia mogli di cambiare stile di vita e di voltare pagina, ma sono senza lavoro».
La sua famiglia in che modo sta superando questo trauma?
«A scuola mio figlio ha avuto problemi. Una volta la maestra in classe, sfogliando il giornale, ha mostrato una pagina con l'articolo che parlava di me. Senza parlare delle battutte che spesso mi fanno alle splle».
Ha subito minacce, vero?
«Tante, anche di morte. Tramite facebook sono stato minacciato dai tifosi della Lazio».
Cosa ricorda dei giorni passati in carcere?
«Esperienza bruttissima. Stare lontano dalla famiglia così tanto non mi era mai capitato. Ero in isolamento. Potevo a malapena fare l'ora d'aria, che spesso sono due, ma io potevo lasciare la cella solo una volta al giorno».
Con le scommesse, però, avete combinato un bel caos.
«Noi abbiamo rotto le scatole a un sistema già marcio. Non ho cambiato la storia del calcio. È' sempre stato così e lo sarà anche in futuro».
Ha pensato mai di fuggire via dall’Italia o peggio prendere i considerazione il suicidio?
«Ho pensato tante volte di andare via da qui, ma per il momento non posso trasferirmi. Il desiderio è forte. Suicidio? Mai, sarebbe il peggiore gesto che uno possa fare, ma non tanto per me stesso, perchè potrei risolvere tutti i miei problemi uccidendomi, ma per i miei figli e per mia moglie».
Sua moglie come si è comportata?
«Nella sfortuna ho avuto la fortuna di riavvicinarla, perchè prima degli arresti avevamo dei problemi. C'era una separazione in atto e questa vicenda ci ha uniti. Mi ha sostenuto».
Come ha conosciuto Paoloni( ex portiere della Cremonese, ndr)?
«Tramite Pirani (dentista marchigiano anche lui arrestato). Pirani veniva a giocare nella mia agenzia di Ancona e mi ha presentato Paoloni, che scommetteva e veniva garantito da Pirani. Paoloni, dopo le prime settimane era andato a credito perchè vinse 50mila euro, ma poco dopo iniziò il passivo e tanti debiti nei miei confronti. Una volta mi disse: “Ti dò qualche dritta su delle partita così posso ridurre il debito”. Ma non è mai stato sanato. Paoloni mi ha dato assegni che non sono corpo di reato, ma soldi leciti. Ovvero soldi di scommesse che dovevo prendere da lui come cliente».
Su quante gare truccate ha scommesso?
«Circa una sessantina, stando a quello che dice la procura»
In realta?
«No comment».
Lo scandalo è finito?
«Secondo me la giostra non finirà qui. Ci saranno ancora le scommesse, mentre noi stiamo parlando altri scommettono.La cosa non si concluderà mai perchè ci sono troppi interessi. Continueranno ad esserci partite truccate. Bisogna cambiare tutto. Se ci sono tutte queste partite “parlate” come fanno ad esistere tutte queste agenzie di scommesse? Alcune di queste grandi agenzie sponsorizzano le squadre di calcio e una il campionato di serie B. Abbiamo l'anello al naso e continuiamo a tenerlo».
Il Pescara è stato mai immischiato?
«Mai coinvolto stando a quello che emerge dalla procura».
Ci racconta il giorno dell’arresto?
«Stavo dormendo. Ho sentito il campanello, erano le 5 del mattino, mi affaccio dal balcone e c’è un tizio che mi dice: “ Apri il cancello, due persone hanno scavalcato e sono dentro il giardino di casa tua”. Ho visto una pattuglia della polizia e ho aperto. Quando apro la porta c'è l'ispettore Bonetti della questura di Cremona che mi chiede se ero Erodiani e, al mio si lui, mi dice “Sappiamo tutto”. Lui è stato molto umano con me quando è entrato in casa per le perquisizioni. Hanno preso sim, assegni, carte di credito e computer. Tutto ciò che hanno sentito dalle intercettazioni. Però una cosa che non ho mai detto voglio rivelarla».
Prego, dica.
«Prima degli arresti, diciamo un mese prima, denunciai il tutto alla procura federale. Segnalai tutto quello che stava accadendo con Paoloni. Promettendo che sarei diventato un collaboratore di Palazzi, ma nessuno ha fatto nulla».
Nessuno, come mai?
«Dopo gli arresti questa cosa è stata insabbiata perchè dava fastidio. Poi accusano Antonio Conte per omessa denuncia».
Si spieghi meglio.
«Conte ha avuto la squalifica per omessa denuncia, mentre Palazzi che sapeva di questa mia denuncia che cosa doveva fare? Conte dà fastidio e la sua squalifica è stata esagerata Se hanno fermato lui, allora dovevano fare la stessa con l'80% di allenatori e giocatori. Tutti sapevano tutto. Comuque, meglio che io stia zitto...»
Perchè?
«Devo stare attento a parlare di queste cose che riguardano i potenti del calcio. Se poi qualcuno mi spara in fronte che faccio? Quando si ha i soldi tutti possono essere pericolosi».