Cambi turno e divise la Asl va in causa contro 133 infermieri
D’Amario contesta la sentenza del tribunale che assegna 20 minuti ai lavoratori per vestirsi e va in corte d’appello
PESCARA. La sentenza del tribunale di Pescara che ha riconosciuto agli infermieri dell’ospedale il diritto alla retribuzione per il tempo impiegato a indossare e togliere la divisa e a prendere le consegne di inizio e fine turno più gli arretrati non chiude il caso. La Asl di Pescara non accetta la sentenza e, ai 133 infermieri che hanno fatto ricorso, risponde con un’altra causa.
Asl in corte d’appello. Secondo una delibera approvata dal direttore generale della Asl, Claudio D’Amario, la sentenza – che ha riconosciuto 20 minuti di tempo agli infermieri per cambiarsi e prendere la lista delle urgenze – «appare erronea e gravatoria» e, per questo, è «necessaria» la costituzione in giudizio dell’azienda sanitaria davanti alla corte d’appello dell’Aquila. D’Amario ha affidato l’incarico della difesa allo stesso avvocato che ha seguito il caso in primo grado, Giulio Cerceo.
C’è un precedente. Ma ottenere un ribaltamento del pronunciamento del tribunale di Pescara, non sarà un’impresa facile e scontata per la Asl: la Corte d’appello dell'Aquila si è già pronunciata sul tempo di vestizione e sulle consegne di inizio e fine turno degli infermieri e ha dato ragione ai lavoratori. È successo all’inizio del 2012 e potrebbe essere un precedente favorevoli agli infermieri e non alla Asl. In questo caso il ricorrente è uno solo, Antonio Argentini, segretario provinciale del sindacato degli infermieri Nursind: anche in questo caso, dopo una vittoria di Argentini al tribunale di Pescara, la Asl ha fatto appello contro la sentenza ma i giudici aquilani si sono schierati con le tesi del capo del Nursind. Infatti, per la Corte d’appello, l’infermiere ha diritto «a essere retribuito per le prestazioni di lavoro rese nel tempo che abbia eventualmente impiegato oltre l’orario del normale turno per scambiarsi le consegne con i colleghi precedenti o successivi e per indossare o dismettere le divisa di lavoro». Per i giudici della Corte d’appello sono due i punti fermi: gli infermieri devono «necessariamente» indossare e togliere la divisa di lavoro prima e dopo i turni; le consegne che gli infermieri ricevono e forniscono sono «connesse» alla prestazione di lavoro. Questo pronunciamento potrebbe essere una stangata per la Asl: le somme da percepire potrebbero aggirarsi sui 900 euro all’anno per infermiere. Adesso, la causa Argentini-Asl viaggia verso la Corte di Cassazione.
Asl contro 133 infermieri. Con questa spada di Damocle, la Asl si ripresenta davanti alla stessa Corte d’appello ma, stavolta, il ricorrente non è uno solo: dall’altra parte ci sono 133 infermieri che rivendicano il tempo necessario per entrare in servizio. E questo non è l’unico fronte aperto tra Asl e infermieri: la Asl è stata condannata, due volte e sempre in corte d’appello, a risarcire di 50 mila euro a due infermieri precari per le troppe proroghe dei contratti considerate illegittime. Due sentenze pilota che potrebbero tirarsene dietro altre.
«Accordo saltato». «La causa per la vestizione», commenta Argentini, «si sarebbe potuta evitare se la Asl fosse stata disposta a un accordo con gli infermieri. Ma così non è stato e si andrà avanti in sede giudiziaria. Ora, aspetteremo per vedere cosa diranno, stavolta, i giudici della Corte d’appello ma è certo che la problematica che abbiamo sollevato noi è ampiamente accettata in altre realtà, come Asl di Chieti, Teramo e L’Aquila».
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