Camera di commercio, vendita e polemiche
L’ex presidente Ardizzi e il vice Di Carlo contro l’alienazione delle sedi storiche di Pescara e Chieti
PESCARA. «Come si può pensare di buttare alle ortiche tutto ciò che abbiamo fatto per la Camara di commercio di Pescara? Si togliessero dalla mente di vendere la sede di via Conte di Ruvo e il PalaBecci che era un orrore indicibile e abbiamo trasformato in un mese, per i Giochi del Mediterraneo del 2009». Ezio Ardizzi, ex presidente della Camera di Commercio di Pescara, vuole dire la sua sull’operazione avviata dalla Camera di Commercio Chieti - Pescara, svelata nei giorni scorsi dal consigliere regionale del Pd Antonio Blasioli con i gruppi di centrosinistra al Comune di Pescara. Un avviso sta per essere pubblicato per verificare se c’è la possibilità di locare o cedere una parte del patrimonio immobiliare, ma Ardizzi non ci sta e lo dice a chiare lettere, di fronte al sindaco Carlo Masci e a Dino Lucente (Casartigiani). Con Ardizzi anche altri ex componenti della giunta e dell’assemblea camerale: Vittorio Di Carlo, già vice presidente, Renato Pesce, Pino Di Pietro, e Alberto Siena. «Il nostro è un appello accorato», dice Di Carlo, «affinché una giunta e una assemblea sostanzialmente scadute e in attesa di rinnovo, non mettano in campo provvedimenti che pregiudichino il futuro della nostra realtà. Chiediamo di lasciare tempo e spazio ai nuovi amministratori di decidere cosa fare. Non si può pensare di chiudere la sede camerale mentre si discute della nuova Pescara». Di Carlo ipotizza un piano B. «Considerato che il Foro boario, a Chieti scalo, è inagibile, anziché vendere i gioielli delle Camere di commercio, cioè le sedi di Chieti e Pescara, per realizzare una nuova struttura nel Foro Boario», dove trasferire tutti gli uffici, «sarebbe più semplice tenersi i gemelli di famiglia e alienare ciò che non lo è, il Foro Boario, la cui sistemazione costerebbe 3 milioni: uno spreco, più che una razionalizzazione. E se il ministero ha posto un problema di esubero di metri quadri rispetto a funzioni e personale dell’ente, la struttura che ha più metri quadri è il Foro Boario». Poco crede, Di Carlo, ai chiarimenti arrivati dalla Camera di commercio che assicura di non aver preso «alcuna decisione definitiva» e che «l’avviso va letto come una ricognizione del mercato immobiliare per comprendere quali siano le soluzioni per adeguarsi al mercato normativo», sul fronte della razionalizzazione degli spazi, obbligatoria. «Se è vero che non è in discussione la sede di Pescara, come hanno detto, non si capisce perché stanno per pubblicare l’avviso per valutare se c’è qualcuno interessato a questi immobili», prosegue Di Carlo ricordando che a suo tempo l’ente camerale ha ceduto alla Regione la sala De Cecco. «Chiediamo di fermarsi: il tessuto economico non può prescindere dalla sede in via Conte di Ruvo, che è cosa diversa dagli sportelli che vorrebbero lasciare aperti». (f.bu.)