«Cantagallo, regali dalla moglie di Zupo»

Rivelazione di Di Pentima al processo Ciclone: Marsiglia mi diede 11 mila euro per comprare un orologio all’ex sindaco

MONTESILVANO. Doveva essere un’udienza lampo sui metri cubi di cemento dei palazzoni e sugli appalti pubblici del Comune. Invece ieri, nell’ultima udienza del processo Ciclone prima della requisitoria dell’accusa fissata per il 9 e 14 novembre prossimi, sono volati gli stracci. Lamberto Di Pentima, capo di gabinetto dell’ex sindaco Pd Enzo Cantagallo, ha chiesto di parlare e l’ha fatto per un’ora: «La moglie del capo della squadra mobile Nicola Zupo mi ha dato una busta con dentro 11 mila euro e una distinta di prelevamento da una banca di Cernusco sul Naviglio per comprare un orologio a Cantagallo».

Con queste parole dell’ex braccio destro di Cantagallo – entrambi arrestati il 15 novembre di 6 anni fa – l’istruttoria non si è chiusa ieri ma andrà avanti ancora: per il 9 novembre prossimo è stata convocata come testimone, la moglie di Zupo, Antonella Marsiglia, comandante della polizia municipale di Montesilvano. Convocato anche il gioielliere di Tempo e Tempi di via Mazzinia Pescara, Antonio Angelucci, che avrebbe fatto da tramite per l’acquisto dell’orologio, un Patek Philippe.

Rolex e Patek Philippe. Dell’orologio, sfuggito ai sequestri della squadra mobile, aveva parlato anche Cantagallo in una dichiarazione spontanea del 7 dicembre scorso: «Alla vigilia di Natale 2004 Marsiglia venne a farmi gli auguri e mi portò un pacchetto che lasciò sul tavolo: con me c’erano Ugo Crisi e Di Pentima, aprii e dentro c’era un Rolex, un orologio che, regalatomi dalla dottoressa, successivamente mi è stato sequestrato dalla squadra mobile come fonte di corruzione. Dopo, la dottoressa si consigliò con l’avvocato Di Pentima e decise di regalarmi un orologio ancora più importante del Rolex: la dottoressa andò in banca, prese 11 mila euro e li diede a Di Pentima che conserva ancora un foglio con su scritto il taglio delle banconote. Questo orologio, un Patek Philippe, non mi è stato sequestrato perché, nella perquisizione, non l’hanno trovato».

Indagine bancaria. Di Pentima ha confermato le parole di Cantagallo e ha consegnato al presidente del collegio giudicante, Carmelo De Santis, la distinta della banca: ora, il tribunale ha disposto un’indagine bancaria sui conti di Marsiglia, limitata ai giorni citati sul documento.

«Relazione extraconiugale». Nella sua deposizione, Di Pentima ha parlato di quella relazione extraconiugale che Cantagallo in aula aveva definito «un grave errore» tirando in ballo anche un magistrato: «Ho parlato della relazione tra Cantagallo e Marsiglia anche con Pietro Mennini (procuratore aggiunto a Pescara durante l’inchiesta Ciclone nel 2006 e oggi procuratore capo di Chieti, ndr). Non ho mai chiesto notizie sull’inchiesta a Mennini, ho rappresentato soltanto l’incompatibilità di Zupo a indagare». Di Pentima ha assicurato: «La relazione è vera ed è durata fino al maggio 2006», ha detto rivelando che «sia l’uno che l’altro me ne avevano fatto partecipe».

Maggio 2006. Ma maggio di 6 anni fa è un mese decisivo per l’inchiesta: segna l’inizio delle intercettazioni – subito minate da una fuga di notizie – e, in una miriade di ore di registrazioni sia telefoniche che ambientali, non c’è alcuna comunicazione che faccia pensare a una relazione tra l’ex sindaco e la comandante dei vigili.

Sentenza Csm. Per provare la relazione, invece, Di Pentima ha esibito una sentenza del Csm del 2008 su un procedimento disciplinare a carico di Mennini chiuso con un’assoluzione. Secondo Di Pentima, in un passaggio si dice che la relazione tra Cantagallo e Marsiglia «era di dominio pubblico». In un altro passaggio, però, c’è scritto anche: «Negli ambienti giudiziari circolava una voce sulla relazione». Poi Di Pentima si è difeso dall’accusa che gli pende addosso: «Non ho ordito nessuna congiura contro gli investigatori, tantomeno con l’ex giudice Angelo Angelini».

Ferretti contro Colangelo. In aula ha parlato anche l’imprenditore Vincenzo Duilio Ferretti, finito arrestato per l’appalto delle fogne di via Adige: una dichiarazione spontanea contro Aurelio Colangelo, l’architetto di Montesilvano tra i principali testimoni dell’accusa che aveva parlato di un sistema di corruzione per assicurarsi gli appalti del Comune. Secondo gli imputati, invece, l’inchiesta si regge proprio su rivelazioni calcolate di Colangelo, lo stesso che a Cantagallo prima dell’arresto aveva annunciato «ti confeziono una camicia a righe su misura». «Colangelo voleva Cantagallo in carcere», ha detto Ferretti. L’imprenditore ha contestato anche le intercettazioni telefoniche e si è difeso: «Non ho mai dato stipendi a Cantagallo». Le dichiarazioni di Ferretti sono rimbalzate fino a Montesilvano. Colangelo al Centro ha detto: «Confermo e resto fermo su tutto quello che ho dichiarato al tribunale in qualità di teste. Valuterò le parole di Ferretti una volta acquisiti i verbali: se si ravvederanno estremi di reato contro di me non esiterò ad agire».

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