ABRUZZO
Caramanico senza terme da 5 anni: "Stabilimento all'asta troppo caro"
Economia e indotto a picco, il 18 giugno il quinto tentativo di vendere l'impianto. L’appello del vice sindaco: «Se non si abbassa il prezzo non ci saranno acquirenti»
CARAMANICO TERME. «Le Terme in vendita sono troppo costose. Se non si abbassano i prezzi nessuno acquisterà gli impianti chiusi da cinque anni e ormai abbandonati al degrado. Questa situazione sta creando danni all’economia di Caramanico e all’indotto». Va dritto al punto il vice sindaco di Caramanico Terme, Antonio De Vita che lancia «un appello ai curatori fallimentari» della struttura termale chiusa dal 2019.
Oltre sei milioni per il primo lotto (impianto termale) e oltre 8 per la struttura alberghiera per complessivi 15 milioni 369mila euro «sono troppi, non è la giusta valutazione degli immobili se si considera che chi compra dovrà poi fare ulteriori investimenti per ristrutturare i fabbricati che versano in una condizione pietosa tra erbacce e vetustà delle condotte di inalazione», avverte il vice sindaco che nei giorni scorsi ha fatto un sopralluogo nella struttura dismessa con tecnici e acquirenti interessati.
A due mesi da una nuova asta, la quinta, fissata al prossimo 18 giugno, De Vita avverte: «Dobbiamo accelerare» l’iter per la vendita altrimenti sarà irreparabile, lo è già, il danno al tessuto economico e sociale. Lo stesso Comune è creditore per 2milioni e 600mila euro di tasse non pagate» dalla vecchia gestione termale, «la legge consente una riduzione dei prezzi di almeno il 50% e anche il presidente Marsilio ha sollecitato l'abbassamento delle tariffe. Allo stato attuale, con gli impianti invecchiati e degradati, si farebbe prima a smantellare tutto e a ricostruire».
Caramanico Terme senza le terme da cinque anni. E il comparto alberghiero e ricettivo denuncia «un grave stato di sofferenza», è l’allarme lanciato da Francesco Di Domizio (nella foto in alto), in rappresentanza degli albergatori e titolare dell'hotel Pescofalcone. «Ormai dal 2019 le nostre strutture ricettive, passate da 12 a 8 negli anni, aprono solo nei fine settimana, a Pasqua e Natale. Abbiamo lavorato molto col turismo sportivo, col Villaggio di Natale organizzato dal Comune, ottima iniziativa per far conoscere il territorio anche agli stranieri. E c’è un parco della Maiella che è un gioiello attrattivo. Ma abbiamo necessità di lavorare ogni giorno dell’anno».
L’albergatore segnala per l’indotto «una perdita di fatturato del 70% nel corso degli anni» e ricorda i tempi d’oro delle terme, «quando erano aperti da marzo a novembre con flussi continui provenienti da tutta Italia e anche da fuori confine e gli alberghi erano pienissimi soprattutto d’estate. Chi lavorava nella struttura ha dovuto cercare impieghi altrove, determinando anche uno spopolamento del paese. Mi auguro», conclude l'imprenditore, «che la prossima asta non vada deserta, anche se il prezzo attuale è decisamente troppo alto, e che si riapra l'impianto al più presto. Nessuno di noi immaginava tempi così lunghi che hanno fatto male alla comunità di Caramanico e all’indotto dal punto di vista economico ma anche emotivo».
Infine, il vice presidente del Consiglio regionale, Antonio Blasioli (nella foto in alto), chiede lumi sui tempi della «sottoscrizione del contratto di concessione delle sorgenti termali a tre mesi dall'aggiudicazione». E annota che «la comunità di Caramanico si appresta a vivere un’altra estate drammatica dal punto di vista turistico e commerciale senza la garanzia di una prossima riapertura dell'impianto termale».