Casalinghe prostitute per sfidare la crisi

Montesilvano, donne sposate o disoccupate tra i 30 e i 50 anni nella casa a luci rosse scoperta dai carabinieri. Funzionari e negozianti tra i clienti

MONTESILVANO. Battipanni e frustini appesi accanto al letto, e poi vibratori, unguenti stimolanti, manette e preservativi: nella casa a luci rosse scoperta dai carabinieri della compagnia di Montesilvano diretta dal capitano Enzo Marinelli i clienti iniziavano ad arrivare nella pausa-pranzo, e il loro viavai andava avanti fino a mezzanotte. Bastava fare una telefonata e nel giro di dieci minuti si otteneva l’incontro, al sesto piano di un insospettabile palazzo vicino alla stazione, in corso Umberto (lato mare): cinquanta euro a prestazione che diventavano cento e più se si richiedevano due donne insieme. A fine giornata, un incasso medio di 500 euro.

Casalinghe sposate o separate, italiane «dell’hinterland» dicono i carabinieri, o donne disoccupate come l’estetista rimasta senza lavoro o la romena, unica straniera del gruppo, tutte di età compresa tra i 30 e i 50 anni che per aggirare la crisi si sono improvvisate prostitute, al sicuro nell’appartamento preso in subaffitto da una 35enne di Montesilvano, la stessa che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, si prostituiva a seconda delle richieste.

IL BLITZ. Il blitz, dopo sei mesi di indagini e appostamenti, con quindici clienti e quattro ragazze identificate all’uscita del palazzo, è scattato alle 19 di mercoledì quando i militari del Nucleo operativo hanno sorpreso nell’appartamento il funzionario di un ente pubblico pescarese in atteggiamento inequivocabile con una delle ragazze, in camera da letto. «Attenti a non fare uscire il mio nome, ho conoscenze particolari», avrebbe intimato l’uomo ai militari che, arrivati per notificare il sequestro preventivo dell’alloggio in quanto utilizzato per esercizio della prostituzione (gip Maria Michela Di Fine, pm Giuseppe Bellelli), hanno sequestrato anche tutti gli strumenti da lavoro (tra frustini e vibratori vari) e tre telefoni cellulari, utilizzati per gli appuntamenti, a cui rispondeva chi era libera.

I CLIENTI. Operai, imprenditori, commercianti e funzionari (come quello sorpreso mercoledì), di età compresa tra i 20 e i 60 anni. Uomini di Montesilvano e dintorni che, tramite i numeri di telefono trovati su siti specializzati in incontri a luci rosse, prenotavano appuntamenti e prestazioni. Con le manette, con gli unguenti, a colpi di frustino o con due donne contemporaneamente. Bastava pagare e nel giro di dieci minuti c’era una camera da letto pronta per l’uso. In questi ultimi sei mesi i carabinieri li hanno visti entrare e uscire dal palazzo di corso Umberto, ne hanno preso le targhe, li hanno aspettati, interrogati e, di fronte alle loro risposte evasive, li hanno inchiodati con telefonini e tabulati telefonici che attestavano i loro contatti con quella casa, convincendoli (davanti al rischio di un’eventuale denuncia per favoreggiamento) ad ammettere e a raccontare quello che avveniva in quella casa. Uomini per lo più sposati, che nella riservatezza garantita dall’appartamento, erano soliti frequentarlo soprattutto di giorno, meglio se durante la pausa pranzo che al contrario di un’eventuale uscita serale, gli consentiva di non doversi giustificare con le rispettive mogli.

LE INDAGINI. Per ora i clienti presi a verbale sono una quindicina, ma i carabinieri non escludono che i successivi accertamenti sulle targhe annotate durante gli appostamenti sotto al palazzo di corso Umberto potrebbero allargare il giro. Fermo restando che non rischiano altro se non un’eventuale testimonianza. Invece sono due le persone denunciate per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Un uomo di 43 anni di Montesilvano, ufficiale affittuario dell’appartamento, e la 35enne, anch’essa di Montesilvano, che lo aveva preso in subaffitto. Accertamenti sono in corso anche nei confronti del padrone di casa: se dovessse emergere un’incongruenza palese tra l’affitto pagato e il valore dell’appartamento si potrebbe contestare anche a lui il reato di favoreggiamento. Ma le indagini, ribadisce il capitano Marinelli, non sono finite: le casalinghe «disperate» potrebbero essere molte di più.

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