Castricone: il Pd cambi strategia punti su giovani, lavoro e imprese
Il segretario provinciale di Pescara: sul crollo dei voti Paolini faccia lui autocritica.
PESCARA. Toni Castricone segretario provinciale del Pd non ci sta alle critiche dell’ex presidente della Regione, Enrico Paolini esponente del Pd, che dopo il crollo elettorale lo invita alle dimissioni.
«La sua gestione del partito è stata anti-democratica, vada via», è il drastico giudizio reso da Paolini sul segretario provinciale di Pescara nel dibattito aperto da il Centro sulla sconfitta del Pd. Castricone rilancia la polemica e spiega come il Pd possa uscire dalla crisi e dalle paralizzanti tensioni interne.
Paolini non è stato tenero con lei e altri dirigenti.
«Paolini in questi mesi è stato assente dal dibattito e dalla campagna elettorale, essere critici è il vezzo di pontificare sui risultati solo a giochi fatti. Quanto alla mia autonomia sono lo stesso segretario che decisi di fare Paolini capolista nonostante le critiche del partito. Come ha detto il segretario regionale Silvio Paolucci è finito un ciclo. Posso ricordare a Paolini che lui è stato il segretario che ha scelto Del Turco presidente della giunta, e lui stesso fu voluto da Fassino come vice di Del Turco senza candidarsi. L’ultima volta che si è candidato non è stato eletto. Paghiamo le scelte sbagliate fatte in questi anni. Io non mi sento responsabile per le vicende giudiziarie accadute e che hanno determinato i risultati che abbiamo davanti agli occhi».
Lei sa che la sconfitta contro il centrodestra è stata pesante. Ha fatto un’analisi?
«Ritengo che ad influire pesantemente sui risultati siano state le questioni giudiziarie accadute negli ultimi tre anni. Abbiamo vissuto la vicenda Montesilvano, poi la Regione e ultima quella di D’Alfonso, che sono state tre vicende che hanno incrinato fortemente il rapporto tra noi e i cittadini. Le inchieste poi hanno tempi lunghi mentre le persone vanno giudicate in tempi rapidi».
Il centrosinistra era in difficoltà prima ancora delle inchieste. Tensioni, liti interne e decisioni confuse.
«Temo che il progetto del partito democratico non piace agli elettori o, almeno, non convince il fatto che non ci sia una linea politica chiara. Il segretario Franceschini in questi pochi mesi ha fatto un lavoro egregio e di emergenza, ma la sua azione non è stata sufficiente a formare un partito».
Sulle alleanze siete stretti tra le sinistre e l’Idv. Ci sono alternative?
«Gli elettori hanno ridimensionato fortemente le sinistre, mentre il rapporto con i dipietristi deve essere assolutamente rivisto. Non è possibile rincorrere le politiche di Di Pietro che in alcuni casi è di sola rivendicazione di cariche. Il Pd si riorganizzi e guardi a chi fa opposizione a Berlusconi per questo con l’Udc si deve aprire una nuova fase di confronto».
Cosa manca al Pd?
«Si deve rispondere ai veri problemi dei cittadini, una questione che il Pd non affronta. Ne parla senza dare soluzioni»
Su cosa puntare?
«La sicurezza, ad esempio. La nostra assenza su questo tema permette ad altri di mettere in campo le ronde, cosa ignobile ma noi non abbiamo alternative. Sul tema del lavoro dobbiamo fortemente rivedere la nostra posizione rispetto al lavoro precario, ci sono persone che da 10 anni sono precarie. Il partito deve dare una impostazione più giovane del suo progetto, tutto invece, ruota nella difesa di chi il posto ce l’ha a chi è già pensionato. Le giovani coppie e i giovani che cerano lavoro sono marginalizzate. Siamo un paese per vecchi. C’è poi la necessità di promuovere un nuovo sviluppo industriale che dia occupazione e, nel contempo, è necessario ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e la burocrazia che soffoca le piccole imprese».
In Abruzzo il Pd cosa può fare?
«Il vero problema è la sanità che mangia grande parte del bilancio regionale. C’è inoltre una sanità debole in termini di servizi e una biega volontà regionale di chiudere i piccoli ospedali senza fare riflessioni sui poroblemi dei territori. Riorganizzare la sanità per liberare risorse a favore delle piccole e medie imprese e anche ridurre le tasse a carico delle famiglie. Come centrosinistra abbiamo iniziato una stagione di riforme equilibrate ma non possiamo negarci che la vicenda giudiziaria e gli arresti di Del Turco hanno cancellato quello che è stato fatto ed ha gettato sole ombre sul lavoro realizzato sulla sanità».
«La sua gestione del partito è stata anti-democratica, vada via», è il drastico giudizio reso da Paolini sul segretario provinciale di Pescara nel dibattito aperto da il Centro sulla sconfitta del Pd. Castricone rilancia la polemica e spiega come il Pd possa uscire dalla crisi e dalle paralizzanti tensioni interne.
Paolini non è stato tenero con lei e altri dirigenti.
«Paolini in questi mesi è stato assente dal dibattito e dalla campagna elettorale, essere critici è il vezzo di pontificare sui risultati solo a giochi fatti. Quanto alla mia autonomia sono lo stesso segretario che decisi di fare Paolini capolista nonostante le critiche del partito. Come ha detto il segretario regionale Silvio Paolucci è finito un ciclo. Posso ricordare a Paolini che lui è stato il segretario che ha scelto Del Turco presidente della giunta, e lui stesso fu voluto da Fassino come vice di Del Turco senza candidarsi. L’ultima volta che si è candidato non è stato eletto. Paghiamo le scelte sbagliate fatte in questi anni. Io non mi sento responsabile per le vicende giudiziarie accadute e che hanno determinato i risultati che abbiamo davanti agli occhi».
Lei sa che la sconfitta contro il centrodestra è stata pesante. Ha fatto un’analisi?
«Ritengo che ad influire pesantemente sui risultati siano state le questioni giudiziarie accadute negli ultimi tre anni. Abbiamo vissuto la vicenda Montesilvano, poi la Regione e ultima quella di D’Alfonso, che sono state tre vicende che hanno incrinato fortemente il rapporto tra noi e i cittadini. Le inchieste poi hanno tempi lunghi mentre le persone vanno giudicate in tempi rapidi».
Il centrosinistra era in difficoltà prima ancora delle inchieste. Tensioni, liti interne e decisioni confuse.
«Temo che il progetto del partito democratico non piace agli elettori o, almeno, non convince il fatto che non ci sia una linea politica chiara. Il segretario Franceschini in questi pochi mesi ha fatto un lavoro egregio e di emergenza, ma la sua azione non è stata sufficiente a formare un partito».
Sulle alleanze siete stretti tra le sinistre e l’Idv. Ci sono alternative?
«Gli elettori hanno ridimensionato fortemente le sinistre, mentre il rapporto con i dipietristi deve essere assolutamente rivisto. Non è possibile rincorrere le politiche di Di Pietro che in alcuni casi è di sola rivendicazione di cariche. Il Pd si riorganizzi e guardi a chi fa opposizione a Berlusconi per questo con l’Udc si deve aprire una nuova fase di confronto».
Cosa manca al Pd?
«Si deve rispondere ai veri problemi dei cittadini, una questione che il Pd non affronta. Ne parla senza dare soluzioni»
Su cosa puntare?
«La sicurezza, ad esempio. La nostra assenza su questo tema permette ad altri di mettere in campo le ronde, cosa ignobile ma noi non abbiamo alternative. Sul tema del lavoro dobbiamo fortemente rivedere la nostra posizione rispetto al lavoro precario, ci sono persone che da 10 anni sono precarie. Il partito deve dare una impostazione più giovane del suo progetto, tutto invece, ruota nella difesa di chi il posto ce l’ha a chi è già pensionato. Le giovani coppie e i giovani che cerano lavoro sono marginalizzate. Siamo un paese per vecchi. C’è poi la necessità di promuovere un nuovo sviluppo industriale che dia occupazione e, nel contempo, è necessario ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e la burocrazia che soffoca le piccole imprese».
In Abruzzo il Pd cosa può fare?
«Il vero problema è la sanità che mangia grande parte del bilancio regionale. C’è inoltre una sanità debole in termini di servizi e una biega volontà regionale di chiudere i piccoli ospedali senza fare riflessioni sui poroblemi dei territori. Riorganizzare la sanità per liberare risorse a favore delle piccole e medie imprese e anche ridurre le tasse a carico delle famiglie. Come centrosinistra abbiamo iniziato una stagione di riforme equilibrate ma non possiamo negarci che la vicenda giudiziaria e gli arresti di Del Turco hanno cancellato quello che è stato fatto ed ha gettato sole ombre sul lavoro realizzato sulla sanità».