Cementificio basta con il veleno
L’impianto da delocalizzare per abbattere l’inquinamento ma i lavoratori vanno aiutati. Servono idee per il futuro
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Alle forze politiche e imprenditoriali va il compito di risolvere il problema dell’inquinamento riducendo al minimo l’impatto negativo sui lavoratori. Per quanto riguarda il primo aspetto della vicenda, è proprio la crisi economica a dare una mano, anche se la cosa può sembrare paradossale. Il brusco rallentamento dell’edilizia, infatti, fa sì che il cementificio di Pescara sia tutt’altro che indispensabile per l’impresa Sacci, proprietaria dell’impianto industriale. Lavora a basso regime e ha un’altrettanto bassa redditività. Le aree, invece, valgono un patrimonio anche al netto dell’indispensabile opera di bonifica: sono vicine all’aeroporto, attaccate all’asse attrezzato, a due passi dal centro di Pescara. E qui si apre un altro interessante scenario: cosa bisogna realizzarci? In questo momento, ogni ipotesi è buona: un grande polmone verde, un avveniristico centro direzionale, una struttura polifunzionale, un parco di attrazioni capace di essere il volano per il turismo che, oramai, da queste parti non è più neppure una paventata vocazione.
Pescara è la città capofila nella lotta al cementificio. Spoltore, dopo un’iniziale incertezza, si sta muovendo, così come San Giovanni Teatino. La Regione, invece, ha recitato un ruolo infelice: non ha pubblicizzato, come avrebbe dovuto per legge, la richiesta di Autorizzazione integrata ambientale pervenuta dalla Sacci mesi fa. Se il Comune di Pescara non si fosse impuntato, tutto sarebbe rimasto in un cono d’ombra e per altri cinque anni i miasmi e le polveri del cementificio, magari trasformato in un autentico inceneritore, avrebbero continuato ad ammorbare la vita di oltre 200mila persone. C’è un’immagine inquietante da tenere impressa nella mente: i bambini della scuola calcio che, tutti i giorni, si allenano nei campi sportivi adiacenti al cementificio. Il loro compagno di giochi è il Pm10, cioè le polveri sottili che causano malattie respiratorie e, nel peggiore dei casi, i tumori. Per oggi è in programma una fiaccolata, due giorni fa c’è stato un sit-in di protesta. Bene, benissimo. Ma non basta la forza d’urto. Bisogna dialogare seriamente con l’impresa Sacci e arrivare a un risultato concreto e veloce.
Marco Camplone
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