Cementificio, primo stop a bruciare rifiuti

La commissione Ambiente della Camera blocca il decreto che autorizza la trasformazione in inceneritori

PESCARA. Primo stop al decreto Clini che avrebbe autorizzato i cementifici a bruciare rifiuti. La commissione Ambiente della Camera si è riunita ieri e ha dato parere negativo alla scheda di decreto. Secondo indiscrezioni, avrebbero votato a favore del decreto alcuni membri della commissione appartenenti alle fila di Pdl e Udc, ma alla fine ha prevalso la maggioranza e la patata bollente è stata rinviata alla prossima legislatura. Il decreto che avrebbe istituzionalizzato la trasformazione dei cementifici in inceneritori di combustibili solidi secondari (Css) potrebbe tornare presto sui tavoli della politica. E vista la situazione particolare di Pescara con un cementificio nel centro abitato, un altro nella poco distante Scafa e i livelli d'inquinamento atmosferico fuori controllo, i rappresentanti istituzionali dovranno prendere una posizione chiara. Per ora, la vittoria è stata delle associazioni e dei comitati di cittadini che si sono battuti per scongiurare un ulteriore grave pericolo per la salute. Lo hanno fatto con petizioni e raccolte di firme, e utilizzando i social network. La mobilitazione ha portato i membri della commissione a ricevere centinaia di mail con l'invito ad esprimere un parere negativo al provvedimento che il ministro dell'Ambiente Corrado Clini aveva annunciato lo scorso aprile: rendere normale lo smaltimento dei rifiuti Css nei forni dei cementifici. Ma dopo il benestare della commissione Ambiente del Senato, il 16 gennaio, il decreto ha terminato la sua corsa in commissione camerale. Il ricorso al provvedimento è stato giustificato con «la continua crescita della quantità di rifiuti che costituisce un problema ambientale e territoriale comune a tutti i paesi industrializzati, ma con connotati più gravi per l’Italia e, in particolare, per alcune aree del nostro Paese che fanno ancora ampio ricorso allo smaltimento in discariche». Eppure i dati dell'Ispra (l'istituto superiore per la protezione ambientale) certificano che i rifiuti solidi urbani prodotti in Italia nel 2010 sono inferiori a quelli prodotti nel 2006, con un ulteriore calo nel 2012 legato alla crisi. A questo si aggiunge che la destinazione dei rifiuti all'incenerimento è contraria alla recente raccomandazione del Parlamento europeo che impone di intraprendere con decisione, «la strada dell’abbandono delle pratiche di incenerimento di materie recuperabili in altro modo». Ci sono però le motivazioni di un'industria cementiera in difficoltà per la crisi dell’edilizia. Nel lungo termine non si possono mantenere gli impianti al 50-60 per cento della capacità, ecco perché la possibilità di bruciare rifiuti diventa una stampella, che a bilancio trasforma voci negative, come l'acquisto dei combustibili, in voci positive, visto che i cementieri vengono pagati per bruciare rifiuti. In mezzo c'è la salute delle persone.

©RIPRODUZIONE RISERVATA