Cervi, ecco le date di caccia: si spara a ottobre e gennaio 

Deciso il calendario: prima tocca agli esemplari adulti poi ai cuccioli e alle mamme

L’AQUILA. I cervi maschi saranno i primi a cadere sotto i colpi dei cacciatori. Poi toccherà ai piccoli e alle loro mamme. Le carte della Regione svelano tutto sul caso dell’abbattimento di 469 capi in Abruzzo, in due Ambiti territoriali di caccia aquilani, che ha sollevato una bufera di polemiche. La delibera della giunta Marsilio, autorizzata dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) riporta il calendario con date e classi di cervi da uccidere. La consulenza tecnico scientifica, che invece accompagna l’atto approvato l’8 agosto scorso dall’esecutivo di centrodestra, illustra la mappa dove sarà possibile abbattere i capi, il censimento degli esemplari presenti nell’intero territorio regionale e la conta dei danni all’agricoltura o gli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica. Ma dopo l’avvio della petizione on line promossa dal Wwf Abruzzo sulla piattaforma Change.org, che corre velocemente verso le 100mila adesioni, anche i politici regionali di opposizione scendono in campo. Nell’ultimo Consiglio regionale, dedicato all’assestamento del Bilancio, è infatti spuntata una mozione firmata dal Patto per l’Abruzzo. Partiamo dal calendario, la mappa e il censimento.
VIA ALLE DOPPIETTE.
La prima data infausta per i cervi maschi sarà lunedì 14 ottobre prossimo. Da quel giorno, e fino a sabato 15 marzo 2025, infatti, partirà la caccia selettiva agli esemplari “maschi giovani” (dagli 11 ai 24 mesi di età), i “maschi subadulti (dai 2 ai 4 anni), e i “maschi adulti” (con più di 5 anni).
Da sabato 4 gennaio, invece, i cacciatori autorizzati dalla Regione potranno sparare anche ai cervi piccoli, maschi o femmine (con meno di 12 mesi), alle femmine giovani (12-24 mesi) e a quelle adulte (con più di 2 anni). Anche in questi casi lo stop agli abbattimenti ci sarà alle Idi di marzo, quando nell’antica Roma avvenivano i festeggiamenti per il dio della guerra Marte. Ma la data è ricordata soprattutto per l’assassinio di Giulio Cesare. Passiamo al censimento.
Per la DreAm, la società cooperativa toscana incaricata dalla Regione per l’indagine che ha preceduto la delibera della discordia, in Abruzzo vivono 6.874 cervi. E per ristabilire i giusti equilibri, dice invece l’Ispra, è possibile sopprimere il 10% degli esemplari presenti negli Atc (Ambiti territoriali di caccia) di Avezzano (che conta 1.536 capi), Sulmona (2.265), L’Aquila (61), Subequano (739) e Barisciano (230).
IL DUELLO POLITICO
Ma il campo di battaglia si allarga. Agli ambientalisti infatti si sono aggiunti i consiglieri di opposizione che hanno presentato una mozione sottoscritta dalla squadra guidata da Luciano D’Amico. Tra i firmatari compaiono Alessio Monaco, Pierpaolo Pietrucci, Silvio Paolucci, Erika Alessandrini, Giovanni Cavallari, Antonio Blasioli, Enio Pavone e Vincenzo Menna.
Chidono la revoca della delibera di giunta proposta dal vicepresidente con delega alla caccia, Emanuele Imprudente. La mozione sarà discussa in commissione Agricoltura, presieduta da Nicola Campitelli, di Fratelli d’Italia. Siamo in grado di anticiparne il contenuto. «La delibera in oggetto prevede l'abbattimento di 469 cervi di cui 71 cuccioli, arrecando un grave danno alla nostra Regione sia da un punto strettamente naturalistico sia per i danni che essa provoca al turismo che negli anni si sta sviluppando grazie alle bellezze naturali presenti ln Abruzzo. L'immagine della nostra Regione, che ci ha visto consolidare la posizione di Regione Verde d'Europa, ne verrebbe gravemente compromessa», affermano i consiglieri di opposizione.
«Benché siamo consapevoli della complessità del problema», prosegue il documento, «in considerazione dei danni arrecati all'agricoltura e alla viabilità stradale da parte della fauna selvatica, che necessita un’ approfondita analisi e la predisposizione di misure alternative e complesse, c'è bisogno di una necessaria istruttoria basata su censimento reale e presupposti scientifici della materia. Al fine di poter valutare, quindi, ogni possibile soluzione alternativa, si impegna la Giunta regionale a revocare la delibera o, in alternativa ed in via prioritaria, l’abrogazione del "Disciplinare tipo per la caccia di selezione al cervo nella Regione Abruzzo».
E tra i consiglieri del Patto per l’Abruzzo, Menna rimarca che: «Ogni cacciatore che abbatte un cervo dovrà pagare una tassa agli Atc, ovvero agli stessi enti che hanno contribuito al conteggio della popolazione di cervi. Questo crea un conflitto di interessi evidente, poiché i cacciatori potrebbero trarre un vantaggio economico dall'abbattimento».
E aggiunge: «È importante ribadire che la caccia selettiva non ha risolto il problema della sovrappopolazione dei cinghiali in Abruzzo. Questo fatto solleva dubbi sull'efficacia dell'abbattimento come soluzione al problema dei cervi.
Ma le alternative ci sono come, per esempio, il ricollocamento dei capi in eccesso in altri Atc abruzzesi, ma anche fuori regione, dove i numeri dei cervi sono più leggeri».