Chiarelli a processo per omicidio Adesso può rischiare l’ergastolo
Rinviato a giudizio il 30enne che uccise a coltellate Fulvio Declerch all’apice di una lite per il vino Il caso approderà davanti alla Corte d’Assise di Chieti il 29 marzo: i parenti saranno parti civili
POPOLI. Saranno i giudici della Corte d’Assise di Chieti, il 29 marzo prossimo, a giudicare Alessandro Chiarelli, 30 anni, che la notte del 25 novembre dell’anno scorso uccise a coltellate nella sua abitazione di Popoli l’amico e vicino di casa Fulvio Declerch, 54enne. Il rinvio a giudizio è stato deciso ieri mattina dal gup Nicola Colantonio al termine dell’udienza preliminare: il pm Gabriella De Lucia aveva chiesto il processo in Assise per l’imputato, mentre la difesa, sostenuta dagli avvocati Gianluigi Tucci e Fabrizio Castellano, aveva concluso per il non luogo a procedere dopo aver evidenziato come non ci sarebbe stata alcuna prova della responsabilità di Chiarelli, ma soltanto elementi indiziari a suo carico. Prima della decisione, la costituzione delle parti civili: presente la figlia della vittima Angela, assistita dall’avvocato Sergio Della Rocca, si sono costituiti anche il fratello di Declerch, Dante, che è difeso dall’avvocato Staniscia del foro di Roma, e il nipote Francesco, figlio dell’altro fratello scomparso qualche mese fa, assistito dall’avvocato Emidio Antonucci.
Il pm ha ripercorso velocemente le vicende di quella tragica notte, sottolineando la crudeltà dell’assassino che inflisse alla vittima una ventina di coltellate (una mortale al torace), senza tralasciare quei profondi tagli sul viso. E dunque la contestazione della procura prevedeva, oltre all’omicidio volontario e alla soppressione del cadavere, anche l’aggravante della crudeltà che si aggiunge a quella dei futili motivi per la mancata offerta del vino che si trovava nel frigorifero: un’accusa molto pesante che, così come è stata confezionata dalla procura porterebbe l’imputato a rischiare l’ergastolo.
Quella sera Chiarelli, insieme a un amico si reca a casa dell’amico suo vicino e la lite scatta subito per quella bottiglia non condivisa, anche perché tra i due c’era una vecchia ruggine che pende ancora in tribunale (causa in corso che i difensori hanno fatto presente al giudice). Tutto si placa quando i due amici vanno a comprare una bottiglia che bevono tutti insieme. Quando finiscono di bere tra i due però si riaccende la lite e gli amici mettono alla porta Chiarelli per evitare il peggio. Ma poco dopo Chiarelli torna di nuovo a bussare alla porta con in mano un grosso coltello da cucina: viene bloccato dagli amici della vittima e uno di questi lo riaccompagna a casa mentre l’altro invita Declerch a chiudersi a chiave a casa. Ma nella notte, secondo l’accusa, Chiarelli sarebbe tornato in quella casa entrando dalla finestra e colpendo con una serie di fendenti la vittima che si trovava in cucina. Tutto sarebbe accaduto intorno alle 2.30 della notte, orario che sembra coincidere con la ripresa filmata di una telecamera esterna che immortala un uomo che spinge una carriola con dentro probabilmente un corpo visto che si intravede un arto. Quando i carabinieri vanno a casa di Chiarelli trovano una serie di elementi che portano a ritenerlo il responsabile di quel delitto così efferato. Nella lavatrice trovano dei vestiti sporchi di sangue; un guanto di lattice e nel secchio dell'immondizia un giubbino che corrisponderebbe a quello che indossava l’uomo che spingeva la carriola. E poi ancora le impronte di Chiarelli accanto alla finestra rotta in casa della vittima.
Il pm ha ripercorso velocemente le vicende di quella tragica notte, sottolineando la crudeltà dell’assassino che inflisse alla vittima una ventina di coltellate (una mortale al torace), senza tralasciare quei profondi tagli sul viso. E dunque la contestazione della procura prevedeva, oltre all’omicidio volontario e alla soppressione del cadavere, anche l’aggravante della crudeltà che si aggiunge a quella dei futili motivi per la mancata offerta del vino che si trovava nel frigorifero: un’accusa molto pesante che, così come è stata confezionata dalla procura porterebbe l’imputato a rischiare l’ergastolo.
Quella sera Chiarelli, insieme a un amico si reca a casa dell’amico suo vicino e la lite scatta subito per quella bottiglia non condivisa, anche perché tra i due c’era una vecchia ruggine che pende ancora in tribunale (causa in corso che i difensori hanno fatto presente al giudice). Tutto si placa quando i due amici vanno a comprare una bottiglia che bevono tutti insieme. Quando finiscono di bere tra i due però si riaccende la lite e gli amici mettono alla porta Chiarelli per evitare il peggio. Ma poco dopo Chiarelli torna di nuovo a bussare alla porta con in mano un grosso coltello da cucina: viene bloccato dagli amici della vittima e uno di questi lo riaccompagna a casa mentre l’altro invita Declerch a chiudersi a chiave a casa. Ma nella notte, secondo l’accusa, Chiarelli sarebbe tornato in quella casa entrando dalla finestra e colpendo con una serie di fendenti la vittima che si trovava in cucina. Tutto sarebbe accaduto intorno alle 2.30 della notte, orario che sembra coincidere con la ripresa filmata di una telecamera esterna che immortala un uomo che spinge una carriola con dentro probabilmente un corpo visto che si intravede un arto. Quando i carabinieri vanno a casa di Chiarelli trovano una serie di elementi che portano a ritenerlo il responsabile di quel delitto così efferato. Nella lavatrice trovano dei vestiti sporchi di sangue; un guanto di lattice e nel secchio dell'immondizia un giubbino che corrisponderebbe a quello che indossava l’uomo che spingeva la carriola. E poi ancora le impronte di Chiarelli accanto alla finestra rotta in casa della vittima.