Chiese ridotte a ruderi o in vendita su internet Un patrimonio disperso
PENNE. Per lo storico pennese Mario Costantini, le chiesette di campagna rappresentano un patrimonio importante per la storia della città. Un patrimonio che non deve essere disperso. La distruzione del rudere della chiesetta della Madonna della Brecciosa, risalente tra il diciassettesimo e diciottesimo secolo, è stato un esempio di grave dilapidazione della memoria locale. «Molte di queste chiese», dice Costantini, «hanno avuto un ruolo vitale nella tradizione locale; i luoghi di culto, ad esempio, erano un punto di riferimento per la popolazione vestina».
Nella chiesa diroccata della Madonna delle Grazie, posizionata nei pressi di Colle Cappuccini, ci sono ancora fedeli che entrano «abusivamente» nel rudere pericolante per accendere un lumino sul vecchio altare dove c'è un affresco di pregio dedicato alla Madonna. Le chiese diroccate e abbandonate sono almeno cinque; si trovano principalmente nella periferia di Penne e sono pericolanti.
Il caso più eclatante rimane la chiesa di Sant'Agostino. La duecentesca struttura religiosa, unitamente con il convento, ex seminario dei frati francescani, è stata messa in vendita via internet dalla Curia. Il prezzo (trattabile) è di un milione e 200 mila euro. La chiesa è di origine romanica ed è stata poi rifatta in epoca barocca, con campanile del Quattrocento a cuspide e, all'interno, un altare barocco e un affresco gotico. Da tempo è stata sconsacrata e non vi si celebra il culto. La superficie è di 1.300 metri quadrati, a cui si aggiungono altri cinquemila metri quadri di terreno che circonda l'antico edificio.
Cedere ai privati una struttura così importante, dal punto di vista storico e architettonico, significherebbe impoverire sempre di più il patrimonio culturale vestino. E, poi, ci sono le chiesette abbandonate: la Madonna della Pietà, San Pietro (nel cuore dell'Oasi), la Madonna delle Grazie e San Vincenzo. «Prima di abbatterle, è necessario monitorarle. Alcune di esse trattengono ancora affreschi e opere d'arte, come nel caso della Madonna delle Grazie», dice ancora Costantini.
Intanto, sulla pagina Facebook i commenti aumentano e colpiscono tutti. «Dopo aver monitorato le chiese», prosegue, «bisogna inoltrare un'istanza per ottenere un finanziamento con l'obiettivo di salvarle e fermare il "saccheggio" di mattoni e tegole risalenti al Settecento». Un momento molto difficile per l'arte e la cultura pennese. La mancanza di strategie e finanziamenti hanno bloccato la promozione del polo museale locale e la riserva regionale Lago di Penne è diventata una realtà autonoma rispetto al centro storico della città.
A testimoniarlo è il numero di visitatori che ogni anno registra l'area protetta: turisti che poi non vengono incentivati a visitare la "Penne Vecchia".
Nella chiesa diroccata della Madonna delle Grazie, posizionata nei pressi di Colle Cappuccini, ci sono ancora fedeli che entrano «abusivamente» nel rudere pericolante per accendere un lumino sul vecchio altare dove c'è un affresco di pregio dedicato alla Madonna. Le chiese diroccate e abbandonate sono almeno cinque; si trovano principalmente nella periferia di Penne e sono pericolanti.
Il caso più eclatante rimane la chiesa di Sant'Agostino. La duecentesca struttura religiosa, unitamente con il convento, ex seminario dei frati francescani, è stata messa in vendita via internet dalla Curia. Il prezzo (trattabile) è di un milione e 200 mila euro. La chiesa è di origine romanica ed è stata poi rifatta in epoca barocca, con campanile del Quattrocento a cuspide e, all'interno, un altare barocco e un affresco gotico. Da tempo è stata sconsacrata e non vi si celebra il culto. La superficie è di 1.300 metri quadrati, a cui si aggiungono altri cinquemila metri quadri di terreno che circonda l'antico edificio.
Cedere ai privati una struttura così importante, dal punto di vista storico e architettonico, significherebbe impoverire sempre di più il patrimonio culturale vestino. E, poi, ci sono le chiesette abbandonate: la Madonna della Pietà, San Pietro (nel cuore dell'Oasi), la Madonna delle Grazie e San Vincenzo. «Prima di abbatterle, è necessario monitorarle. Alcune di esse trattengono ancora affreschi e opere d'arte, come nel caso della Madonna delle Grazie», dice ancora Costantini.
Intanto, sulla pagina Facebook i commenti aumentano e colpiscono tutti. «Dopo aver monitorato le chiese», prosegue, «bisogna inoltrare un'istanza per ottenere un finanziamento con l'obiettivo di salvarle e fermare il "saccheggio" di mattoni e tegole risalenti al Settecento». Un momento molto difficile per l'arte e la cultura pennese. La mancanza di strategie e finanziamenti hanno bloccato la promozione del polo museale locale e la riserva regionale Lago di Penne è diventata una realtà autonoma rispetto al centro storico della città.
A testimoniarlo è il numero di visitatori che ogni anno registra l'area protetta: turisti che poi non vengono incentivati a visitare la "Penne Vecchia".
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