Chiuso il palazzo a rischio Mandati via i senzatetto
Viale D’Annunzio: blitz di questura, polizia municipale e vigili del fuoco Trovati anche siringhe e metadone. I residenti sollevati: non ne potevamo più
PESCARA. Sgombrato e murato. È stato questo l’esito delle operazioni che, col coordinamento della polizia municipale, questura e vigili del fuoco ieri mattina hanno condotto nel palazzo di viale d’Annunzio dichiarato pericolante e in attesa di demolizione, all’altezza dei numeri civici 259 e 261.
Già, poiché da tempo il condominio, dopo essere stato obbligatoriamente abbandonato dai singoli proprietari e dagli inquilini, era diventato rifugio dei senzatetto.
E infatti ieri mattina, secondo alcune ricostruzioni, sono stati sei o sette, tra i due numeri civici, gli individui trovati accampati nello stabile. La prima fase dell’intervento da parte delle forze dell’ordine (circa 25 le unità del personale impegnato) è stata volta ad assicurarsi dapprima che non ci fosse più nessuno all’interno degli appartamenti, per poi dare il via alla muratura (che dovrebbe essere a carico dei titolari degli appartamenti, ha fatto sapere l’assessore comunale Adelchi Sulplizio) di tutto il primo piano, per impedire che gli homeless tornino ad occupare abusivamente i locali.
I lavori sono già cominciati e ieri i fabbri si sono messi all’opera per blindare i due ingressi posti su viale d’Annunzio (le porte ora sono sbarrate e solo chi è in possesso delle chiavi potrà entrare).
Il tutto in attesa della demolizione, la quale, ha ipotizzato il geometra dell’impresa che dovrà realizzarla, Simone Di Censo, di Benessereabitativo srl, «dovrebbe essere effettuata nei mesi di settembre-ottobre, se i proprietari avranno raccolto la somma necessaria».
E così da ieri l’impresa Benessereabitativo, oltre ad aver rinforzato le due porte d’ingresso, ha provveduto alla messa in sicurezza con dei ponteggi, posizionando la rete rossa dei cantieri.
Ma ieri, chi è salito nel condominio per provvedere alla pulizia, stando al suo racconto, si è trovato di fronte a uno scempio.
«Hanno rotto tutto», ha riferito un addetto della ditta Anna Pulizie, «e abbiamo notato che sono stati portati via i radiatori, gli infissi in alluminio, le prese della luce e tutto ciò che si può sradicare».
«E poi», ha aggiunto un collega, «abbiamo trovato delle siringhe e del metadone, tanto da impormi di fermarmi al momento al secondo piano. Lo definirei», ha ripreso il primo dei due addetti con un'iperbole, «un cataclisma nucleare. Soprattutto per quanto riguarda ciò che abbiamo trovato dentro al numero civico 259».
Insomma, sono accompagnati da un sospiro di sollievo, lo sgombero e la messa in sicurezza del palazzo, nei capannelli che ieri si sono formati per seguire le operazioni. «Ci dispiace umanamente per chi ci andava a dormire», ha sottolineato un esercente della zona che preferisce rimanere anonimo.
«Ma non se ne poteva più. Da lì entravano e uscivano e ultimamente ai piani alti era scoppiato anche un incendio. Ora torneremo a vivere tranquilli».
Ma è sulla decisione della demolizione che ritornano le divisioni. «Io qui avevo un locale in cui vendevo le scarpe», fa notare Simeone Di Pretoro, «Adesso non più e credo che l’abbattimento del palazzo non sia necessario», afferma diversamente da quanto sostenuto dalle perizie tecniche.
©RIPRODUZIONE RISERVATA