Christopher braccato e ucciso I legali: pene aderenti alla gravità 

Il giudice: «Hanno infierito sulla vittima arrecando sevizie, colpendolo con un calcio al volto e sputi» Gli avvocati della famiglia: bene il riconoscimento della crudeltà, ma ora se ne tenga conto alla fine 

PESCARA. «Ci riteniamo soddisfatti per la contestazione delle aggravanti che rispecchiano la crudeltà delle azioni e siamo compiaciuti della richiesta di giudizio immediato e delle attività d’indagine poste in essere». I legali della nonna di Christopher Thomas Luciani, gli avvocati Giacomo Marganella e Cecilia Ventura, commentano così a nome della famiglia del 16enne ucciso da due coetanei il 23 giugno scorso nel parco Baden Powell, la notizia del processo fissato al 12 febbraio.
PRONUNCE EQue e aderenti
E aggiungono: «Sono ora prevedibili, da parte degli imputati, delle richieste di riti alternativi. Continueremo a partecipare con la massima solerzia in tutte le attività giudiziarie affiancando la Procura della Repubblica, verso la quale si nutre la massima fiducia». Ma ribadiscono: «Nonostante l’eventuale scelta di riti alternativi o comunque degli sconti di pena già previsti nel giudizio minorile, è importante che si raggiungano pronunce eque e aderenti alla gravità del fatto. In tal senso è orientata la nostra attività difensiva». Pronunce «eque e aderenti», sollecitano gli avvocati, «pene esemplari» ha più volte ripetuto nonna Olga Cipriano. Una richiesta che ora che il quadro accusatorio è completo, risuona più forte e pesante di sempre per tutto quello che questo omicidio, aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, racconta.
coltellate, sputi e calci
Venticinque coltellate, 10 mentre Christopher era girato di spalle, e 14 sul fianco destro dopo che era crollato a terra, e una, l’ultima, alla coscia destra. E non sono solo le coltellate a determinare la crudeltà, ma anche tutto quello che gli hanno fatto, e perché, dopo averlo portato tra la vegetazione del parco Baden Powell di via Raffaello, a ridosso del muro di contenimento della linea ferroviaria, armati di coltello e non solo. A ricordarlo è il giudice Roberto Ferrari nel decreto di giudizio immediato: «Così continuavano a infierire sulla vittima accasciata al suolo, ma ancora viva, arrecando sevizie e agendo con crudeltà per il numero di coltellate inferte, nonché infierendo ulteriormente sul Luciani colpendolo con un calcio al volto e con sputi, allorché era inerme sul terreno».
E tutto questo, per riavere i 300 euro che uno dei due assassini, quello che gli sferra i primi dieci colpi mortali, aveva dato a Christopher per l’acquisto di hashish, e che Christopher non gli aveva mai consegnato.
BRACCATO PER 48 ORE
Il creditore, studente in un liceo cittadino, doveva riscuotere quel debito a tutti i costi, non tanto per i soldi, ma, come hanno riferito gli amici, per il rispetto mancato. E così alla fine, dopo averlo braccato per 48 ore, dopo 46 chiamate nel giro di due ore solo nel pomeriggio di venerdì, lo intercetta quella domenica mattina alla stazione tramite una foto pubblicata da Chistopher su Instagram. Sono le 11.41 quando gli scrive: «Ce la fai a rispondere?». Christopher è lì. Dalla zona della stazione sta contattando gli amici più stretti per trovare i 10 euro necessari per pagarsi il biglietto del treno delle 18 per Vasto. E da dove poi sarebbe tornato il lunedì mattina alla comunità di Campobasso da cui si era allontanato per trascorrere quel primo weekend estivo con gli amici.
GLI ASSASSINI SI ORGANIZZANO
Ma proprio quando quel weekend di mare e liberà è agli sgoccioli, lo becca il suo creditore che gli dice di farsi trovare là e intanto chiama l’amico figlio del carabiniere (ora è in carcere come lui per quell’omicidio), e gli dice «Vieni attrezzato». E l’altro arriva a Pescara da un paese della provincia effettivamente attrezzato, perché si porta da casa, come scrive ancora il giudice, «un coltello con lama di circa 10 centimetri e una pistola appartenente al padre, sottratta dalla cassaforte dove era custodita».
SIGARETTA E COLTELLO
Così armati, i due danno appuntamento anche agli altri amici alla stazione «per andare al mare». Ma prima, si raccontano tra loro, c’è da dare una lezione a Christopher. Lo vedono, lo accerchiano, lo portano in quel parco lì a poche centinaia di metri. In due si appartano con lui, il creditore e il complice, che diventa tale dopo che il primo, con la sigaretta in una mano e il coltello nell’altra, gli passa l’arma e lo invita a colpire. Intanto, gli altri aspettano alla panchina. Uno di loro va a curiosare e vede Christopher a terra che lo stanno ammazzando. Torna dagli amici, lo racconta. È stravolto. Ma quando i due assassini escono da quell’anfratto, e Christopher non c’è, nessuno fa domande. Tutti al mare. A fare il bagno. E a disfarsi del coltello.