ucciso dall’emorragia al polmone 

Christopher colpito alle spalle L’autopsia conferma: 25 coltellate

PESCARA. È morto per emorragia polmonare Christopher Thomas Luciani. Delle 25 coltellate (confermate) ricevute alla schiena, sul fianco destro e un’altra, quasi a sfregio, nella parte posteriore...

PESCARA. È morto per emorragia polmonare Christopher Thomas Luciani. Delle 25 coltellate (confermate) ricevute alla schiena, sul fianco destro e un’altra, quasi a sfregio, nella parte posteriore della gamba destra, sono state fatali quelle che lo hanno raggiunto al polmone, provocandone la morte nel giro di pochi minuti. È quanto emerge dall’autopsia condotta dal professor Cristian D’Ovidio, nominato dalla Procura del Tribunale dei minori, e dal professor Ildo Polidoro consulente della famiglia della vittima.
Un esame iniziato poco dopo le 16 e terminato poco prima delle 22 per ricostruire l’esatta traiettoria e la dinamica delle lesioni e delle ferite ricevute dal povero ragazzo che sarebbe stato colpito prima alle spalle, mentre evidentemente si dirigeva verso le sterpaglie del parco con il suo assassino, e poi quando è crollato a terra. Lesioni e ferite che confermerebbero una crudeltà e un accanimento che di fatto corrispondono al racconto del testimone oculare.
«Mentre Gianni (nome di fantasia ndr) camminava, già dentro al parco ci ha fatto vedere che impugnava un coltello. Quando ho raggiunto il punto di visuale che mi permetteva di vedere la posizione in cui si trovavano, ho visto Christopher a terra che perdeva sangue». E ancora: «Gianni ha continuato a sferrare fendenti di coltello a Christopher steso a terra che si lamentava». E il testimone specifica anche il numero delle coltellate, poi confermate dall’autopsia: «Quando siamo arrivati, Gianni lo ha continuato ad accoltellare. Hanno detto che gli ha dato 15 coltellate e Michele (nome di fantasia, l’altro ragazzo finito in carcere ndr) che poi ha preso il coltello con una lama nera, gliene ha date altre dieci».
Ma Christopher, che si lamenta, ha il tempo di vedere che faccia ha il Male: «Christopher faceva dei versi quasi di morte e loro gli dicevano di stare zitto. Lui era a terra, con una gamba accavallata all’altra, ripiegato per terra, esposto ai colpi sul fianco destro. Io ero allibito, non sapevo cosa fare, volevo fermarli, ma non sapevo come fare. Mentre lo facevano sembrava che non ci stessero più con la testa».
E i segni di quella mattanza sono tutti lì, sul corpo martoriato di un ragazzino di 16 anni e con una vita che, seppure tutta in salita, cresciuto dalla nonna ma senza i genitori accanto, non gli aveva fatto perdere la fiducia, la sua umanità. Un’umanità che evidentemente non lo fa dubitare neanche per un secondo di quel coetaneo che rivuole i suoi soldi, tanto da dirigersi in quella zona del parco isolata e dare perfino le spalle a quel ragazzo che così tanto ce l’ha con lui.
Dice ancora il testimone: «Ero sicuro che era morto, erano tante le coltellate davanti a me». E poi c’è l’amico che ai poliziotti aggiunge, riferendosi al testimone oculare: «Mi ha raccontato che lo hanno accoltellato e poi gli hanno sferrato calci, gli hanno sputato e mentre lo accoltellavano lo insultavano».
Eccolo Christopher, ridotto com’è ridotto. L’autopsia conferma, colpito ripetutamente mentre era in due posizioni diverse, presumibilmente prima in piedi, di spalle, e poi mentre era a terra. Si lamentava, si è lamentato fino a quando l’emorragia al polmone non l’ha fatto finire. E lui è rimasto lì, un corpo tra i rovi. Loro, tutti, aggressori, testimoni e accompagnatori, sono andati al mare. Dove i due presunti assassini lo hanno anche deriso per un po’, racconta uno del gruppo.