Christopher, domiciliari negati a uno degli arrestati: «Fredda determinazione»
Respinta la richiesta dei legali del minore accusato di aver accoltellato per primo E in carcere sequestrano una lettera in cui dice agli altri di incolpare il complice
PESCARA. Nel giro di due giorni il gip del tribunale dei minori dell’Aquila, Cristina Tettamanti, rigetta l’istanza di arresti domiciliari (o in subordine il collocamento in comunità terapeutica) presentata dai legali di uno dei due sedicenni arrestati per l’omicidio di Christopher Thomas Luciani, raggiunto da 25 coltellate, nel parco Baden Powell il 23 giugno scorso. L’istanza, sottoscritta dagli avvocati Massimo Galasso e Roberto Mariani, era stata presentata a seguito della consulenza di un esperto che aveva evidenziato una possibile sindrome bipolare del ragazzo e quindi eventuali possibili episodi di autolesionismo.
FREDDA DETERMINAZIONE Il gip aquilano nel suo provvedimento evidenzia una serie di considerazioni per arrivare al rigetto dell’istanza: «Rilevato che dalla ricostruzione dell’efferato omicidio per il quale il (...) è in misura cautelare non sono emersi indizi e circostanze utili a far dubitare della capacità di intendere e di volere del minore, tantomeno è emerso un quadro di personalità disturbato da psicopatologie quanto piuttosto una fredda determinazione nel commettere l’azione delittuosa; rilevato che sussiste un grave pericolo di reiterazione del reato che, salvo dimostrazione di mancanza di impunibilità per incapacità di intendere e di volere, può essere arginato solo con la misura della custodia in carcere; rilevato che l’eventuale patologia di disturbo bipolare dedotta dalla difesa non rivelerebbe sulla capacità di intendere e volere, ma sull’asserita pericolosità per il minore per sé stesso come conseguenza di un tono dell’umore depresso che però ad oggi il carcere non ha rilevato, non denunciando alcun pericolo per l’incolumità del ragazzo; visto che non sussistono i presupposti per modificare la misura in essere, non sussistendo alcun riscontro di pericolo suicidario né una palese incapacità di intendere e volere del minore... rigetta la richiesta». Una posizione granitica quella del gip, anche se in questi casi i cambiamenti di umore possono essere repentini come ha sostenuto il neuropsichiatra infantile consultato dalla difesa.
LA LETTERA SEQUESTRATA E a questo proposito spunta dalle carte dell’inchiesta uno scritto del ragazzo, sequestrato dal carcere in questi giorni. L’arrestato scrive ad un certo Coco che dovrebbe essere l’altro minore arrestato.
«CIAO FRATÉ AIUTATEMI» «Ciao fratè. Aiutami, solo tu e... potete perché...non si convincerà mai. Salvate me o andiamo dentro tutti e due, salvate almeno me vi prego siete gli unici testimoni oculari in quel parco, dovete dimostrare che o non conoscevo Crox (Christopher ndr), il debito era di Coco e lui mi ha puntato la pistola alla testa il giorno prima dicendo: “Risolvimi sta situazione perché così non ci vado di mezzo io”. Così ci siamo incontrati alla stazione domenica, Co. mi ha fatto toccare il ferro nella sua tasca (l’altro arrestato, a detta dei testimoni aveva con sé una pistola mai ritrovata così come mai è stato trovato il coltello usato per infliggere le 25 coltellate a Christopher ndr) e mi ha detto di andare a prendere Crox, poi vabbè abbiamo aspettato...preso Crox l'ho portato da Co. ma ci ho continuato a parlare io finché ad un certo punto Crox chiede di andare via...».
«NOI IGNARI DI TUTTO» Una lettera che sembra suggerire una tesi difensiva che finirebbe però per aggravare la posizione dell’altro arrestato. La lettera prosegue con un altro passaggio della farneticante ricostruzione da parte del giovane che per primo, secondo il testimone oculare, avrebbe accoltellato Christopher. «Arriviamo al parco dove io e Crox rimaniamo a parlare per provare a risolvere pacificamente. Crox vedendo che siete arrivati voi chiede di andare dietro le siepi dove dopo arriveranno... con il quale andrò via, e Co. che ci chiede di andare via per farli risolvere da soli, noi torniamo verso di voi Co. fa quello che succede e noi ignari di tutto andiamo al mare». Uno scritto che, alla luce di quanto detto nella quasi immediatezza dei fatti dai testimoni e anche dall’altro sedicenne arrestato, lascia molto perplessi.
FREDDA DETERMINAZIONE Il gip aquilano nel suo provvedimento evidenzia una serie di considerazioni per arrivare al rigetto dell’istanza: «Rilevato che dalla ricostruzione dell’efferato omicidio per il quale il (...) è in misura cautelare non sono emersi indizi e circostanze utili a far dubitare della capacità di intendere e di volere del minore, tantomeno è emerso un quadro di personalità disturbato da psicopatologie quanto piuttosto una fredda determinazione nel commettere l’azione delittuosa; rilevato che sussiste un grave pericolo di reiterazione del reato che, salvo dimostrazione di mancanza di impunibilità per incapacità di intendere e di volere, può essere arginato solo con la misura della custodia in carcere; rilevato che l’eventuale patologia di disturbo bipolare dedotta dalla difesa non rivelerebbe sulla capacità di intendere e volere, ma sull’asserita pericolosità per il minore per sé stesso come conseguenza di un tono dell’umore depresso che però ad oggi il carcere non ha rilevato, non denunciando alcun pericolo per l’incolumità del ragazzo; visto che non sussistono i presupposti per modificare la misura in essere, non sussistendo alcun riscontro di pericolo suicidario né una palese incapacità di intendere e volere del minore... rigetta la richiesta». Una posizione granitica quella del gip, anche se in questi casi i cambiamenti di umore possono essere repentini come ha sostenuto il neuropsichiatra infantile consultato dalla difesa.
LA LETTERA SEQUESTRATA E a questo proposito spunta dalle carte dell’inchiesta uno scritto del ragazzo, sequestrato dal carcere in questi giorni. L’arrestato scrive ad un certo Coco che dovrebbe essere l’altro minore arrestato.
«CIAO FRATÉ AIUTATEMI» «Ciao fratè. Aiutami, solo tu e... potete perché...non si convincerà mai. Salvate me o andiamo dentro tutti e due, salvate almeno me vi prego siete gli unici testimoni oculari in quel parco, dovete dimostrare che o non conoscevo Crox (Christopher ndr), il debito era di Coco e lui mi ha puntato la pistola alla testa il giorno prima dicendo: “Risolvimi sta situazione perché così non ci vado di mezzo io”. Così ci siamo incontrati alla stazione domenica, Co. mi ha fatto toccare il ferro nella sua tasca (l’altro arrestato, a detta dei testimoni aveva con sé una pistola mai ritrovata così come mai è stato trovato il coltello usato per infliggere le 25 coltellate a Christopher ndr) e mi ha detto di andare a prendere Crox, poi vabbè abbiamo aspettato...preso Crox l'ho portato da Co. ma ci ho continuato a parlare io finché ad un certo punto Crox chiede di andare via...».
«NOI IGNARI DI TUTTO» Una lettera che sembra suggerire una tesi difensiva che finirebbe però per aggravare la posizione dell’altro arrestato. La lettera prosegue con un altro passaggio della farneticante ricostruzione da parte del giovane che per primo, secondo il testimone oculare, avrebbe accoltellato Christopher. «Arriviamo al parco dove io e Crox rimaniamo a parlare per provare a risolvere pacificamente. Crox vedendo che siete arrivati voi chiede di andare dietro le siepi dove dopo arriveranno... con il quale andrò via, e Co. che ci chiede di andare via per farli risolvere da soli, noi torniamo verso di voi Co. fa quello che succede e noi ignari di tutto andiamo al mare». Uno scritto che, alla luce di quanto detto nella quasi immediatezza dei fatti dai testimoni e anche dall’altro sedicenne arrestato, lascia molto perplessi.