Christopher ucciso a coltellate e il branco comprava la droga 

Mentre il 16enne moriva, a poca distanza gli amici dei due assassini acquistavano hashish per il mare Caccia alla pistola mostrata da uno degli aggressori ai compagni: «Era in tasca, me l’ha fatta vedere»

PESCARA. Mentre i due assassini nascosti dietro la siepe sferravano 25 coltellate al 16enne Christopher Thomas Luciani, ordinando di stare zitto e sputandogli addosso, nello stesso parco, a distanza di pochi metri, due ragazzini del branco compravano «10 euro di fumo che poi hanno fumato al mare». Un acquisto su commissione: i soldi erano di uno dei due assassini di Christopher Thomas, il primo che gli ha tirato una quindicina di coltellate alle spalle nell’anfratto del giardino Baden Powell di via Raffaello. C’è anche questo dettaglio nella ricostruzione dell’omicidio messo a segno per un debito di droga di 250 euro intorno alle 17 di domenica scorsa ma scoperto poco dopo le 21, quando uno dei ragazzini di quel gruppo di cinque amici ha raccontato al padre quello che aveva visto. «Ero sicuro che era morto, erano tante coltellate davanti a me», dice il ragazzino. E ancora: «Nonostante l’accaduto siamo andati a fare il bagno nella spiaggia dello stabilimento Croce del Sud e lì», rivela il testimone minorenne, «Gianni si è disfatto del coltello che aveva avvolto in un calzino di Michele sporco di sangue, lanciandolo dietro agli scogli».
LE CHAT DEL BRANCO Gianni e Michele – nomi di fantasia perché ancora minorenni – sono i due arrestati: il primo è figlio di una professoressa, il secondo è figlio di un carabiniere in servizio in una stazione del Pescarese. Sono accusati di omicidio. Domenica pomeriggio, oltre ai due assassini e al 16enne ucciso, nel parco c’erano altri quattro giovani. Hanno parlato dell’omicidio via chat? Questo lo dirà un consulente informatico, Fabio Biasini, nominato dal pm Angela D’Egidio della procura per i minorenni dell’Aquila: Biasini passerà al setaccio i 6 telefonini di tutti i ragazzini del branco, dai messaggi alle foto.
IL CORPO SPOSTATO «Io ero davvero frastornato», confessa il ragazzino testimone del massacro, quello che ha assistito con i propri occhi all’omicidio, «e ho capito che non era qualcosa che potessi tenere per me e quindi ne ho parlato dapprima con mio fratello e poi con i miei genitori». E il ragazzino aggiunge un dettaglio: «Avendo eseguito un sopralluogo insieme alla polizia, ho notato che il corpo di Christopher era stato trascinato in una zona più nascosta rispetto a dove era accaduto il fatto». Tra il campo da calcetto e il muraglione della ferrovia c’è una zona con le erbacce: in questo non luogo è finita la vita di un 16enne.
UNA LEZIONE Inizialmente, dai racconti del branco in questura, doveva essere soltanto una lezione: «Gianni ci aveva fatto capire che voleva tirargli due schiaffi». Gianni rivoleva i suoi soldi per qualche cessione di droga e, invece, Christopher Thomas cercava di prendere tempo: «Gianni gli diceva che era diventata una questione di rispetto». Un’onta da lavare con il sangue: altroché sberle, una volta arrivati dal terminal bus al giardino di via Raffaello, il parco tra i palazzi lussuosi è diventato teatro di un omicidio che ha sconvolto l’Italia: «Svoltato a destra, vediamo Luciani a terra e Gianni con il coltello in mano. Quando siamo arrivati, Gianni ha continuato ad accoltellarlo», queste le parole del ragazzino testimone, «hanno detto che Gianni gli ha dato 15 coltellate e Michele, che poi ha preso il coltello, con una lama nera, gliene ha date altre dieci. Io mi sono allontanato e sono andato dagli altri. Io non ho reagito in alcun modo. Christopher faceva dei versi quasi di morte e loro gli dicevano di stare zitto. Lui era a terra, con una gamba accavallata all’altra, ripiegato per terra, esposto ai colpi sul fianco destro. Io ero allibito, non sapevo cosa fare, volevo fermarli ma non sapevo cosa fare. Mentre lo facevano sembrava che non ci stessero più con la testa».
VERSO IL MARE Con un ragazzino lasciato morire, il gruppetto se n’è andato al mare ma Gianni, il primo che ha colpito il 16enne, aveva paura di essere stato visto: «Ha parlato delle telecamere che avrebbero potuto riprenderli. Mentre camminavamo», dice il testimone, «mi pare Gianni abbia detto che questo doveva rimanere tra noi cinque». Un segreto tra confratelli, da custodire come nelle serie tv.
«GIALLO IN VISO» Un altro ragazzo racconta alla squadra mobile quello che gli è stato riferito dall’amico testimone oculare: «Il mio amico mi ha detto che mentre lo accoltellavano lo insultavano. Il mio amico, quando è venuto fuori, era completamente giallo in viso e sembrava stesse per finire». E un altro ancora, sempre del ragazzino testimone, dice così: «Quando esce mi accorgo che è completamente scioccato. Gli chiediamo cosa sia successo e lui ci dice “è morto”. Poco dopo dal vicolo escono Gianni e Michele. Non ricordo le parole precise che hanno detto, ci hanno fatto capire che è morto e che lo avevano accoltellano. Mi sembra abbiano detto che gli hanno dato una quindicina di coltellate».
DISCORSI AL MARE Poi tutti in spiaggia: «Al mare hanno raccontato in sintesi quello che è successo», dice un altro del branco, «so che o Gianni o Michele hanno dato delle coltellate. Non abbiamo pensato a chiamare nessuno, né polizia né ambulanza». Con gli inquirenti, questo ragazzino parla di una pistola che però non è stata trovata: «Ricordo che Michele aveva una pistola. Me l’ha fatta vedere dopo che era finito tutto. Ce l’aveva in tasca. Non so come ce l’avesse. Mi ha detto che era scarica, senza colpi».