«Ci vuole un’indagine su tutto l’Abruzzo»
Le scene di panico allarmano il Codacons. Che attacca e pretende chiarezza
TERAMO. Il Codacons chiede certezze, soprattutto per i consumatori. Vittorio Ruggieri, vice coordinatore regionale dell’associazione avvia una riflessione sugli ultimi avvenimenti e sulla sicurezza dell’acqua in Abruzzo: «Vogliamo sicurezze su quello che beviamo». E pensa a un’indagine sulla situazione in Abruzzo.
«La situazione che si è verificata a Teramo è kafkiana», esordisce Ruggieri, «è chiaro che qui sicuramente c'è stato un errore: o ieri (l’altroieri per chi legge, ndr) da parte della Asl che in maniera frettolosa ha preso provvedimento che ha scatenato un putiferio fra cittadini della provincia o è stata sbagliata la decisione di oggi (ieri per chi legge, ndr) di rinormalizzare il consumo dell’acqua. E' evidente che questa vicenda - come altre passate, d’altronde - dimostra che in Abruzzo non siamo molto bravi a gestire le emergenze».
Il rappresentante del Codacons pensa già a azioni per difendere i diritti dei cittadini. «Aspettiamo i risultati dell'università di Padova e qualora ovviamente dovesse venir fuori che l'acqua bevuta dai cittadini abruzzesi è contaminata, cui riserviamo azioni già praticate altrove, come ad esempio nel Lazio per acqua all'arsenico, con richieste di risarcimento danni per danni da timor panico, cioè la preoccupazione con cui persona è costretta a vivere nel timore di poter contrarre una malattia, eventualmente cancerogena per aver bevuto acqua avvelenata».
Il Codacons chiede più attenzione alla questione-acqua. «Noi chiediamo che tutto quello che accade all'interno del Gran Sasso non riverberi effetti negativi nei confronti della salute dei cittadini. Proprio perchè le sorgenti del Gran Sasso sono la maggiore fonte di approvvigionamento di acqua potabile intera regione, va usata molta cautela. I cittadini hanno il sacrosanto diritto di dormire sonni tranquilli e sapere che acqua bevono è perfettamente potabile», conclude Ruggieri. E le scene di panico a cui si è assistito martedì in tutta la provincia di Teramo testimoniano che l’argomento acqua è uno dei più sentiti dalla popolazione. (a.f.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«La situazione che si è verificata a Teramo è kafkiana», esordisce Ruggieri, «è chiaro che qui sicuramente c'è stato un errore: o ieri (l’altroieri per chi legge, ndr) da parte della Asl che in maniera frettolosa ha preso provvedimento che ha scatenato un putiferio fra cittadini della provincia o è stata sbagliata la decisione di oggi (ieri per chi legge, ndr) di rinormalizzare il consumo dell’acqua. E' evidente che questa vicenda - come altre passate, d’altronde - dimostra che in Abruzzo non siamo molto bravi a gestire le emergenze».
Il rappresentante del Codacons pensa già a azioni per difendere i diritti dei cittadini. «Aspettiamo i risultati dell'università di Padova e qualora ovviamente dovesse venir fuori che l'acqua bevuta dai cittadini abruzzesi è contaminata, cui riserviamo azioni già praticate altrove, come ad esempio nel Lazio per acqua all'arsenico, con richieste di risarcimento danni per danni da timor panico, cioè la preoccupazione con cui persona è costretta a vivere nel timore di poter contrarre una malattia, eventualmente cancerogena per aver bevuto acqua avvelenata».
Il Codacons chiede più attenzione alla questione-acqua. «Noi chiediamo che tutto quello che accade all'interno del Gran Sasso non riverberi effetti negativi nei confronti della salute dei cittadini. Proprio perchè le sorgenti del Gran Sasso sono la maggiore fonte di approvvigionamento di acqua potabile intera regione, va usata molta cautela. I cittadini hanno il sacrosanto diritto di dormire sonni tranquilli e sapere che acqua bevono è perfettamente potabile», conclude Ruggieri. E le scene di panico a cui si è assistito martedì in tutta la provincia di Teramo testimoniano che l’argomento acqua è uno dei più sentiti dalla popolazione. (a.f.)
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