Ciclone, le ansie di Cantagallo

Sapeva dell'inchiesta già un mese prima degli arresti e li temeva

MONTESILVANO. Sapevano dell'inchiesta della squadra mobile, di un avviso di garanzia all'assessore Attilio Vallescura e delle perquisizioni negli uffici del Comune ma il 7 ottobre 2006 accade l'imprevedibile: un mese prima dell'arresto di Enzo Cantagallo si sparge la voce che il sindaco dei record è stato portato in carcere «insieme a tutta la giunta». Sono le intercettazioni telefoniche, conversazioni inedite, a rivelare i dialoghi di paura per un sistema che si sgretola.

E' un ristoratore, Michele Cecchini del Sea River, a informare Lamberto Di Pentima, all'epoca capo di gabinetto di Cantagallo. Lo fa con una telefonata concitata alle 9,23 del 7 ottobre 2006: «Hanno arrestato Cantagallo insieme a tutta la giunta, stamattina alle cinque», dice. Di Pentima risponde: «Ma stai scherzando? Mi sto sentendo male». «Anch'io mi sto sentendo male», dice Cecchini, «ho pensato a te quando ho saputo la notizia che anche tu potevi essere coinvolto in questa situazione». Di Pentima chiude la telefonata dicendo: «Adesso chiamo l'avvocato Giuliano Milia».

Ma la conferma degli arresti si può ottenere solo telefonando a Cantagallo in persona. Di Pentima compone prima il numero della moglie dell'ex sindaco, Vera Fanti: «Non è vero niente, forse, è stato uno stupido scherzo», afferma la moglie di Cantagallo. Poi Di Pentima telefona a Cantagallo e si sente dire: «Mi volevate fare fuori prima del tempo, eh?».

Cantagallo ostenta sicurezza ma, dalla conversazione, si capisce che la notizia lo turba e gli rovina la partecipazione alla festa di matrimonio di un amico: «Mi sono venuti i brividi solo a pensare alla situazione», commenta Cantagallo.

La telefonata si chiude con un auspicio: «Speriamo che questa situazione e le voci che corrono non circolino più», concordano Cantagallo e Di Pentima.

La bufala dell'arresto rimane al centro anche di altre conversazioni intercettate. In una telefonata di Di Pentima, l'8 ottobre, spunta un «dossier numero uno sul nemico di Ciamma». Ciamma è il soprannome dato a Cantagallo, il politico da proteggere dall'inchiesta in corso.

«L'altra sera, verso mezzanotte, è arrivato al Sea River il presidente», racconta Di Pentima, «mi ha confidato di aver preparato un dossier numero uno sul nemico di Ciamma». L'interlocutore di Di Pentima, di nome Claudio, afferma: «Purtroppo, Enzo si è cacciato nei guai e ci ha portato anche l'ufficio e, inoltre, ha tirato oltre quello che doveva tirare».

In un'altra telefonata di Di Pentima con lo stesso Claudio, l'ex braccio destro di Cantagallo si lamenta di come «la gente butta fango sulle altre persone». Claudio risponde «di aver parlato con quello che è agitatissimo».

Passano i giorni di ottobre e la bufala dell'arresto «del sindaco e di tutta la giunta» si sgonfia, ma il Ciclone sta per scoppiare, questa volta davvero, su Montesilvano.

Accadrà un mese dopo, il 15 novembre 2006, con l'indagine diretta dalla squadra mobile di Nicola Zupo e coordinata dal pm Gennaro Varone. Cantagallo resterà in carcere due mesi e altri due li passerà ai domiciliari.

Tre anni e sette mesi dopo, domani, sarà il gup Carla De Matteis a decidere sui rinvii a giudizio e sulla data d'inizio del processo.

In aula, davanti al giudice, Cantagallo potrà raccontare la sua verità.

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