Città Sant'Angelo, padre e figlia arrestati per la rapina in banca / VIDEO
Le indagini dei carabinieri portano alla cattura di Antonio Tombion e della figlia. Decisivo l'esame del Dna sul cappellino perduto dopo il colpo alla Bcc di Elice
CITTA' SANT'ANGELO. Padre e figlia arrestati dai carabinieri; l'accusa: avrebbero rapinato una banca o forse più. Ieri pomeriggio i carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Pescara hanno arrestato Antonio Tombion, 53enne, panettiere di Città Sant’Angelo (Pescara) e la figlia 32enne di Cappelle sul Tavo, il primo con precedenti (Antonio è già stato arrestato per rapina). I carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare detentiva emessa dal gip del Tribunale di Pescara Bongrazio, su richiesta del sostituto procuratore Rosangela Di Stefano, per rapina aggravata in concorso ai danni della Banca di Credito cooperativo di Castiglione Messer Raimondo agenzia di Elice (Pescara), consumata il 31 agosto scorso.
L’attività investigativa condotta dai carabinieri ha avuto inizio proprio in occasione della rapina ai danni della Banca di Credito Cooperativo di Elice, allorquando un individuo, con il viso travisato da un berretto con visiera, occhiali e una calza in nylon indossata al momento dell’ingresso nel bussolotto, si introduceva nella banca e, minacciando i dipendenti con una pistola, si faceva consegnare circa 25mila euro, dileguandosi subito dopo a piedi. Nelle immediate vicinanze vi era ad attenderlo una ragazza alla guida di un furgone Renault Kangoo bianco. Dall’esame delle immagini del sistema di video sorveglianza comunale presente nell’area si è ottenuto il dato che il mezzo transitava prima e dopo la rapina nelle immediate vicinanze dell’Istituto di credito. Nelle concitate fasi della sua fuga, il rapinatore perdeva il berretto con visiera indossato durante la rapina, contraddistinto dalla scritta “Raffo”. La fisionomia del rapinatore e le azioni poste in essere nella realizzazione della rapina hanno orientato il Nucleo Investigativo verso un ristretto novero di sospetti, sul conto dei quali hanno avuto inizio le indagini che si sono sviluppate attraverso l’esame delle testimonianze raccolte e il confronto dei tratti somatici, fino a restringere ulteriormente il campo dei sospettati. Tra questi, vi era Antonio Tombion. L’attività investigativa “tradizionale” svolta attraverso servizi di osservazione e controllo discreto, supportata dall’analisi delle immagini della rapina e, da ultimo, dalle risultanze degli esami di laboratorio a cura dei carabinieri del Ris di Roma sul berretto perso durante la fuga, dal quale è scaturito riscontro positivo per il Dna, hanno così consentito di avvalorare il quadro indiziario che ha poi condotto al provvedimento cautelare. L’indagine vedrà ora ampliare ulteriormente il suo sguardo verso altre rapine commesse d'estate in località ubicate in aree limitrofe, contraddistinte dal medesimo modus operandi e in particolare dall’azione del rapinatore solitario. Nel corso di alcune perquisizioni effettuate in esecuzione dell’ordinanza è stato rinvenuto materiale d’interesse per il proseguimento delle indagini. Antonio Tombion è stato associato al carcere di Pescara, mentre la figlia è agli arresti domiciliari.