Città Sant'Angelo, un cittadino su tre non paga le imposte
Comune a rischio default: in bilancio mancano più di 3 milioni. Piano di rateizzazione per la Tari, 660 ingiunzioni di pagamento per Ici e Imu
CITTA’ SANT’ANGELO. I dati dell’ufficio tributi del Comune parlano chiaro: un cittadino angolano su tre non paga la Tari, la tassa sui rifiuti. Ma l’evasione fiscale dei cittadini residenti a Città Sant’Angelo non riguarda soltanto la Tari.
In questi giorni il Comune ha inviato 660 ingiunzioni fiscali per il recupero delle imposte Ici e Imu relative agli anni 2011-2015: il tentativo è quello di recuperare mancati incassi per circa un milione e 200 mila euro. Per non parlare della Tosap sui passi carrabili e delle multe al codice della strada: sono più di 2.300 i cittadini che devono ancora pagare le multe beccate lo scorso anno. Tari, Ici, Imu, Tosap, multe... tutte somme non incassate che messe insieme superano i tre milioni di euro.
Per un Comune che supera di poco i 15 mila abitanti si tratta di una cifra esorbitante: un’evasione così estesa rischia infatti di portare l’amministrazione al default, con conseguenti tagli dolorosi ai servizi pur di arrivare a un bilancio a pareggio. Il problema del flop delle riscossioni delle tasse e delle multe non riguarda soltanto Città Sant’Angelo, perchè la crisi ha colpito duramente grandi città e piccoli paesi, e sono aumentate le famiglie in difficoltà finanziarie. Ma la crisi angolana salta agli occhi del cronista per un motivo semplice: soltanto un mese fa la rivista americana Forbes aveva indicato il borgo pescarese tra le dieci città del mondo dove si vive meglio e con pochi soldi. Secondo la giornalista Laura Begley Bloom, autrice dell’articolo che ha fatto conoscere Città Sant’Angelo in tutto il mondo, in questo paese «una coppia può vivere con 1.400 dollari al mese o meno, incluso l’affitto», ossia poco più di 1.200 euro al mese. Nel calcolo della Bloom era già compresa l’evasione delle tasse comunali?
Facili battute a parte, il sindaco Gabriele Florindi con la sua giunta sta già correndo ai ripari. Dal 1° luglio il Comune angolano non si avvale più del servizio della Soget per la fase coattiva della riscossione, per cui gli uffici tributari sono impegnati non solo a segnalare e a sollecitare i contribuenti a pagare il dovuto, ma - attraverso un apposito regolamento - anche a pianificare la rateizzazione delle somme a quei contribuenti che non vogliono ritrovarsi pignorati (o, peggio, ipotecati) i beni di proprietà. Un super lavoro che sta dando i suoi frutti, perché se è vero che gli incassi verranno ulteriormente dilazionati, è anche vero che l’amministrazione non dovrà più versare il 9% delle somme alla società di riscossione.
Attualmente le amministrazioni hanno 5 anni di tempo per inviare l’avviso di accertamento, 3 anni di tempo per l’ingiunzione e altri 5 anni per il provvedimento coattivo. «L’obiettivo è quello di riuscire a tenere sotto controllo l’evasione e far partire gli avvisi di accertamento molto prima dei cinque anni», concludono il sindaco Florindi e il responsabile del settore tributi Fabrizio Nerone.
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