Clienti e prostitute, una notte costa 500 euro

Multe a raffica di carabinieri e polizia nei punti caldi dell’amore a pagamento

PESCARA. Rancitelli, giovedì, ore 22,50. Quando le quindici auto tra polizia e carabinieri escono dalla caserma di via Lago di Borgiano e cominciano a sfilare, dai balconi «piovono» eroina e cocaina. La gente che le butta per paura non sa che, stasera, la caccia è alle prostitute e ai clienti.

GUERRA AL SESSO SULLA STRADA Carabinieri e polizia insieme contro il sesso per la strada che costa 500 euro sia a chi lo vende sia a chi lo compra. L’ordinanza del sindaco Luciano D’Alfonso, che vieta la prostituzione su tutto il territorio comunale, fa scattare un servizio congiunto, l’ennesimo, per non dare tregua a un fenomeno che, anche grazie ai ripetuti pattugliamenti del territorio, si è ridotto di molto rispetto agli anni passati.

Alla partenza, mentre si mettono a punto i dettagli dell’operazione, è presente il comandante provinciale dei carabinieri Giovanni Esposito Alaia. Stavolta a visitare le zone calde sono cinquanta uomini che si dividono in due il territorio: i carabinieri (coordinati dal tenente Salvatore Invidia) vanno a Nord, la polizia (agli ordini del sostituto commissario Stefania Greco) a Sud. Riviera e Pineta dannunziana, stazione ferroviaria e area di risulta, al viaggio nei luoghi della prostituzione partecipano anche il cronista e il fotografo del Centro.

ALLA FERMATA MA NON PER IL BUS La prima tappa è in corso Vittorio Emanuele. Nell’ultimo tratto, sotto i balconi delle case, seduto alla fermata dell’autobus c’è un transessuale pugliese. Il carabiniere, che lo conosce per averlo fermato tante altre volte, mentre gli chiede i documenti non resiste ad affrontarlo a brutto muso: «Come te lo devo dire che non ci puoi stare, che da qua te ne devi andare?».

Il trans viene portato in caserma per l’identificazione, la foto e le impronte digitali. Una prassi riservata a tutti quelli che, stanotte, finiranno nella rete. Girato l’angolo, in via Muzii, altro stop alla fermata dell’autobus. Stavolta è una prostituta italiana, vestita con una gonna da insospettabile, alla quale non basta sollevare la questione dell’abbigliamento più o meno decoroso. Va a fare compagnia al trans. Intanto, lungo la riviera Sud, la polizia ferma tre prostitute albanesi sedute sulle panchine.

In questo caso l’abbigliamento è davvero contro l’ordinanza, visto che i centimetri di stoffa sono talmente pochi che hai voglia a tirare giù le minigonne bianche nel salire in macchina. Niente. In questura. Davanti a quelle panchine il traffico rallenta, le luci rosse sono quelle degli stop che si accendono all’improvviso. Il rischio di tamponare è elevato. I residenti nella zona, di cui si fa portavoce Armando Foschi di An, ringraziano le forze dell’ordine.

IL CLIENTE BECCATO «DAVO UN PASSAGGIO. La Punto grigia del tenente Invidia punta dritto a Nord. Eccola sulla trafficatissima riviera, dove, se il metro del giudizio è la minigonna, il rischio di confondersi è davvero alto. Ma arrivati all’altezza della Forestale, quelle ragazzine che avranno sì e no 18 anni, non sanno camminare sui tacchi e sono appoggiate al finestrino di un grosso Suv Mercedes, no, non possono essere lì per caso.

Quando la piccola Punto fa inversione sgommando e si mette davanti al «mostro» da 70mila euro, l’automobilista, un imprenditore di 40 anni, è costretto a inchiodare. «Carabinieri, lei non la conosce l’ordinanza del sindaco?». «No, non la conosco, che dice?». «È vietato contrattare prestazioni sessuali per la strada». «Ma quali prestazioni? Sto solamente dando un passaggio a questa ragazza. Farò ricorso». Intanto, però, la ragazza e l’amica vengono fatte salire sulla macchina di servizio e finiscono in caserma, con le altre.

L’imprenditore, in mezzo alla strada, riceve un verbale di 500 euro. Anche un altro cliente finisce nei guai. È un trentenne dal fisico atletico che al comandante di stazione che redige il verbale cerca di spiegare che lui non voleva abbordare la ragazza romena. «La conoscevo di vista, l’ho incontrata e mi sono fermato per salutarla.

Mi sono trattenuto un minuto perché mi ha chiesto una sigaretta. Il tempo di accenderla, che c’è di male? Se devo pagare la multa la pago, ma per favore scriva che non contrattavo nessuna prestazione sessuale. Eppoi ditemi, come lo dimostrate?». Se ne riparlerà in sede di ricorso.

ALLA PINETA INCONTRI AL BUIO Mentre vengono identificate le due romene fermate vicino al Suv, il carabiniere in borghese che guida la Punto scende dall’auto, fa uno scatto da centometrista e si tuffa nel buio della pineta. Ne esce, di lì a poco, tenendo per un braccio un uomo di 30 anni, sorpreso poco distante dalle due ragazze tanto da far ipotizzare, sulle prime, che possa trattarsi di un protettore. È un algerino che viene trovato senza documenti. In macchina non dice una parola.

Gli viene messa vicino una delle due romene, quella che ha fatto 18 anni a giugno, che indossa un pantalone rosso tirato fuori da una busta. Interrogato, il nordafricano dirà che era in pineta anche lui per prostituirsi. A fine serata sarà l’unico a non poter tornare in libertà. Infatti, dai controlli, risulta che non ha lasciato l’Italia nonostante l’ordine del questore. La sua serata alla pineta finisce in arresto.

FERMATO NEL GIORNO DEL COMPLEANNO Una birra per festeggiare il suo compleanno. Un trans pescarese ha parcheggiato la sua bicicletta vicino ai furgoncini dei panini e, da una sedia di plastica mezza rotta, guarda il passeggio mentre sorseggia una bionda da tre quarti. Spalle enormi, bicipiti e tatuaggi portati sui tacchi a spillo, alla vista dei carabinieri prima e dei flash dei fotografi dopo, si mette a inveire perché non vuol essere ripreso.

«Anzi, riprendi queste»: e si allarga il vestito mostrando il seno. «La birra te la pago quando esco», dice al padrone del furgoncino che non vuole la foto sul giornale «sennò mi rovinate l’esercizio». Ci vorrà del tempo per convincere Marcello a salire in macchina per essere portato in caserma. Il carabiniere gli mette la bici al sicuro. «Così, almeno, stanotte riesco a tornare a casa».

70 EURO A NOTTE NELL’HOTEL IN CENTRO «Dove abiti? In albergo». E qui nulla di nuovo. Le ragazze sono alloggiate in hotel a basso costo. Tutte tranne una, che racconta di occupare da circa un anno una stanza d’albergo in centro. «Sarebbe 100 euro a notte, ma a me fanno settanta», dice Giulia. «Una casa? Troppi casini, non me la danno. E così dormo in albergo, perché, che fa? Tanto i soldi non mi mancano». Fatti due conti, qualcosa come 25mila euro l’anno di alloggio. Spende tutti i soldi in biglietti per il treno, invece, Anna, che arriva tutte le sere, col treno, da Cassino.

È una delle poche italiane, visto che la presenza di romene, bulgare, albanesi e nigeriane è predominante. «Non firmate nulla», è il consiglio di Mirka, che mentre aspetta il suo turno se la prende, ad alta voce, con chi fa concorrenza sleale: «Ormai è un casino: tra quelle che la danno quasi gratis e senza preservativo e adesso pure le multe non se ne può più. Comunque», dice all’amica che sta per entrare dal comandante, «tu non firmare niente». Il bilancio: 25 persone identificate, 4 italiane e tutte le altre romene, albanesi e bulgare. Tutte multate di 500 euro, così come i due clienti.

CHILOMETRI A PIEDI PER TORNARE A CASA Sono ormai le 3 quando una donna anziana, forse insonne per il caldo, si affaccia dal balcone della casa popolare e fissa i carabinieri, tutti ancora alle prese con documenti, foto e impronte. Solo allora le «regine» della notte possono lasciare la caserma e tornare, a piedi, a casa o in albergo.

Oppure, ancora in strada a caccia del cliente dell’ultim’ora «per ammortizzare la multa», come dicono scherzando tra di loro. Una «processione» lungo la Tiburtina. Nel buio di Rancitelli, al Ferro di Cavallo, dove c’è il posto di blocco coi finanzieri, il silenzio è rotto solo dal rumore dei tacchi di Giulia e delle sue amiche, sull’asfalto che scotta ancora. «Tanto domani si ricomincia».