Commercio, Natale disastroso: vendite a picco in Abruzzo
Confcommercio chiede lo stato di calamità: appello alla Regione
PESCARA. Le previsioni nefaste di sei mesi fa si sono avverate. Il commercio e le imprese artigianali agganciate ad esso alzano bandiera bianca in Abruzzo. Al punto da spingere Confcommercio regionale a chiedere lo stato di calamità. Un disastro. L’obiettivo è richiamare l’attenzione della Regione e fare in modo che essa metta in moto qualche intervento normativo che possa contribuire a migliorare una situazione nera.
Giù le vendite, giù il fatturato e l’occupazione nel settore al dettaglio, mentre va meno male per i grandi centri commerciali dei quali l’Abruzzo vanta il record di concentrazione in rapporto al numero di abitanti.
Neanche l’atteso periodo dei regali natalizi ha raddrizzato gli indici di un anno negativo e che era stato annunciato tale dalla prima semestrale. E poco, così pare, può fare il periodo dei saldi – con inizio giovedì 5 gennaio – nel quale è probabile che si recuperino un po’ di vendite. «Sarebbe come una goccia nello stagno», dicono alla Confcommercio in considerazione di una crisi che dura da troppo tempo.
Il direttore Celso Cioni ed il presidente Roberto Donatelli si appellano al governatore Luciano D’Alfonso a cui sollecitano un incontro. Chiedono con sollecitudine «ogni possibile iniziativa». «L’alternativa», dicono, «è una deriva drammatica che determinerebbe danni al sistema economico e sociale».
L’associazione dei commercianti ha preso tuttavia spunto dall’azione singola che ha recentemente avviato Confcommercio Chieti e la sua presidente Marisa Tiberio per allargarla a livello regionale.
In provincia di Chieti la situazione e segnata dalla proliferazione dei centri commerciali e dalla presenza di piccoli centri storici nei quali è diffuso il fenomeno dello spopolamento. Qui i negozi soffrono di più la concorrenza dei “giganti del commercio”. «Invito chi ha responsabilità Istituzionali a prendere consapevolezza dell’emergenza», ripete la Tiberio nel suo Sos.
Anche il Cresa aveva sei mesi fa assegnato la “maglia nera” a Chieti, in un’ipotetica classifica determinata dal fatturato, dal numero delle imprese, dall’occupazione. Mentre Pescara, ad esempio, riportava una lieve crescita del numero delle imprese attive (+0,6%), Chieti era trafitta dal -2%. E la situazione non migliorava certo per quel che riguardava l’occupazione.
Segnali che si sono estesi ed inaspriti, secondo Confcommercio, in tutto l’Abruzzo con qualche eccezione nelle zone del Pescarese. In un quadro dove anche Teramo e L’Aquila hanno tradito le aspettative quanto a fatturato dei piccoli esercizi al dettaglio.
Ma se per Teramo occorre tener conto dell’elemento terremoto per le altre zone non c’è “scusante”.
In questo quadro trova radici la crisi dell’artigianato. Associazioni regionali del settore (Casartigiani, Claai, Cna e Confartigianato) e sindacati Cgil, Cisl e Uil lo ritengono l’altro “grande malato” dell’economia e propongono una piattaforma unitaria, indirizzata sempre alla Regione.
La stessa cosa cerca di fare Confcommercio battendo sul quel che è stato sempre un suo cavallo di battaglia e ciè l’introduzione di una fiscalità “controllata” nei comuni. Roberto Donatelli e Celso Cioni lo hanno scritto in un “libro verde”: troppe e notevoli le differenze tra le aliquote applicate agli esercizi commerciali anche da comuni confinanti: «Le tasse locali si aggiungono alle già pesanti aliquote delle tasse nazionali e regionali che, nel loro complesso, sono ormai insostenibili per le micro e piccole imprese».
Per quanto riguarda la Regione, risale a più di un anno fa l’approvazione della moratoria dei centri commerciali nella quale non è entrato Megalò 2. A febbraio ci fu l’annuncio del via libera all’iter legislativo sul testo unico del commercio. In esso si parla di liberalizzazione e semplificazione delle attività produttive, di una nuova disciplina delle varie tipologie di attività secondo i principi di tutela della concorrenza. Tutto per poter programmare lo sviluppo commerciale con la pianificazione territoriale e urbanistica a tutela e alla valorizzazione delle piccole e medie imprese. Intanto però i negozi restano vuoti.
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