Compensi ai consiglieri il Pdl si spacca sui tagli
Lerri si schiera con Foschi sull’eliminazione dei gettoni nei consigli straordinari Ma il resto della maggioranza è contrario e si prepara a disertare di nuovo l’aula
PESCARA. La proposta di Foschi di eliminare i gettoni di presenza per i politici durante le sedute straordinarie del consiglio comunale ha avuto l’effetto di un ciclone all’interno della maggioranza. Il Pdl si è diviso e dalla parte del capogruppo Armando Foschi si sono schierati in pochi.
Tra questi, c’è Nico Lerri. Ieri, il consigliere del Pdl è intervenuto per precisare di essere favorevole alla proposta. Lo ha fatto presente anche con una lettera inviata alla presidenza del consiglio, perché venerdì scorso, durante il voto sull’ordine del giorno presentato da Foschi per invitare l’amministrazione ad eliminare il gettone di presenza, si è creato un equivoco. L’esito della votazione aveva indicato Lerri come consigliere presente non votante. Una posizione che contrastava con la dichiarazione di voto fatta pochi minuti prima in aula. Così, Lerri è dovuto intervenire per far correggere il risultato, facendosi inserire tra i consiglieri che hanno votato sì. «In questo momento di crisi», ha detto, «i cittadini si aspettano che anche i politici facciano dei sacrifici. Il limite massimo dei gettoni di presenza cumulabili ogni mese può essere raggiunto lo stesso, senza sedute straordinarie, partecipando di più ai consigli ordinari e alle commissioni. I consiglieri dovranno lavorare di più». Lerri è convinto che un po’ di ordine vada fatto con i compensi dei consiglieri. «Non è possibile che il gettone venga pagato anche a chi partecipa per soli dieci minuti alle sedute del consiglio», ha osservato, «così come è assurdo che si firmi il registro delle presenze in commissione e poi si disertino i sopralluoghi». Per questo, secondo Lerri, è necessario dare un segnale all’opinione pubblica, cominciando proprio dall’eliminazione del gettone di presenza nei consigli straordinari.
L’obiettivo di Foschi è chiaro. Il capogruppo del Pdl vuole disincentivare l’uso delle sedute straordinarie, richieste spesso per motivi non urgenti. «Soprattutto i consiglieri di Pd e Fli», ha sottolineato Foschi, «negli ultimi tre anni hanno richiesto la convocazione di decine di assemblee straordinarie con un salasso per le casse pubbliche pari a 70mila euro, tra spese per i gettoni di presenza e i servizi».
Altri esponenti del Pdl non la pensano così. Tanto è vero che, venerdì scorso, Foschi si è visto voltare le spalle proprio da alcuni consiglieri del suo partito. L’ordine del giorno non è passato, perché non è stato raggiunto il quorum di 14 presenti in aula. Ma il capogruppo non si è dato per vinto e ha già preannunciato che ripresenterà la proposta alla prossima seduta del consiglio.
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