Comune, 139 mila euro in parcelle
Centinaia i contenziosi ancora pendenti, ecco quanto è costato il ricorso ai legali esterni in otto mesi
PESCARA. Il Comune continua ad essere subissato da centinaia di cause legali. La mole di lavoro per l’Avvocatura è così enorme che l’ente è talvolta costretto a ricorrere ai legali esterni per portare avanti contenziosi di ogni tipo e le spese crescono a dismisura. Basti pensare che l’anno scorso, dal 16 febbraio al 17 ottobre, sono stati sborsati per gli avvocati esterni 139.170 euro. Una cifra che è destinata ad aumentare, perché ad ogni riunione di giunta vengono approvate resistenze in giudizio per cause aperte da semplici cittadini, aziende, altri enti o associazioni.
Ma l’organico dell’Avvocatura del Comune è sempre carente. I legali sono sempre tre, la dirigente Paola Di Marco e gli avvocati Marco De Flaviis e Lorena Petaccia, che si devono occupare non solo delle cause, ma anche delle consulenze spesso richieste dalla giunta su particolari provvedimenti da approvare. La pianta organica prevede un’altra unità lavorativa ma il posto non è stato mai coperto. In realtà, per tutti i contenziosi ancora pendenti servirebbe un esercito di avvocati. Ci sono cause di ogni tipo, dai ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato per far annullare delibere e atti, alle cause davanti al tribunale civile, alla Corte d’Appello e alla Corte di Cassazione.
Spesso si risolvono a favore del Comune, ma non sempre. Il caso più eclatante è il contenzioso con Deborah Caldora per Villa Basile che si è concluso nel peggiore dei modi. L’ente deve pagare all’imprenditrice, a titolo di risarcimento per aver respinto la richiesta di un permesso per costruire, 1.100.000 euro. È finita male per il Comune anche la causa con l’imprenditore Di Zio, cui l’amministrazione deve pagare 112.501 euro a titolo di rimborso per alcuni lavori svolti dalla sua società quando aveva in appalto i rifiuti.
Restano in sospeso altri grandi contenziosi, come quello con Dino Pace ed Emanuela Izzicupo. Si tratta di due cittadini, proprietari di un terreno di 17.000 metri quadrati espropriato anni fa dal Comune.
Il risarcimento versato dall’ente non è stato giudicato sufficiente: i proprietari hanno fatto causa per ottenere di più e hanno vinto in primo grado. Una sentenza del tribunale obbliga il Comune a versare ai due cittadini 1.670.000 euro. Ma il contenzioso va avanti. E non si è concluso nemmeno quello con Venceslao Di Persio, che ha richiesto in pagamento 962.847 euro come risarcimento per l’esproprio di un terreno. La causa è arrivata in Cassazione. Pendenti sono inoltre le cause contro la società Sorgenia, che ha richiesto 601.102 euro per consumi elettrici non pagati; contro il manager Massimo Caputi (339.607 euro); contro i proprietari Baldacci e Angeloni (38.282 euro). Ma la causa costata di più finora all’ente per le spese legali è stata quella contro il consorzio Sapro, che ha realizzato il tribunale. Il contenzioso va avanti da anni e il Comune ha già versato al pool di legali esterni oltre 87mila euro. E non sembra finita qui. L’amministrazione ha impugnato dinanzi alla Corte d’Appello di Roma il lodo arbitrale nel giudizio promosso dal consorzio per ottenere in pagamento dall’ente 4.214.384 euro, soldi che la Sapro dovrebbe corrispondere a sua volta a un’associazione temporanea d’impresa affidataria dei lavori.
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