Conservatorio, al via le iscrizioni «Adesioni in crescita dopo il Covid» 

Attualmente la popolazione studentesca del “Luisa d’Annunzio” è di 700 unità, anche dall’estero E dopo l’open day di ieri, si replica il 21 aprile. La direttrice De Nicola: «Tante nuove opportunità»

PESCARA. Abruzzo, ma anche Puglia, Marche, Lazio, e poi Paesi esteri, come la Grecia, l’Ucraina, solo per citarne alcuni. La popolazione studentesca del Conservatorio Luisa d’Annunzio di Pescara è vasta e variegata. La musica in tutte le sue sfaccettature piace e negli ultimi anni gli studenti che si iscrivono sono in numero maggiore rispetto a quelli che escono, perché hanno ottenuto il diploma che equivale al titolo accademico della laurea.
È Roberta De Nicola, la direttrice dell’istituzione pescarese, a fare il punto sulle iscrizioni alla vigilia dell’apertura di quelle per il prossimo anno accademico a partire da aprile. Nel frattempo il “Luisa d’Annunzio” ha organizzato una giornata di presentazione dei corsi per far conoscere tutte le sue possibilità, con un open day che si è svolto ieri e che sarà replicato il 21 aprile. «Appuntamenti», illustra la direttrice, «che hanno lo scopo di favorire la conoscenza diretta del Conservatorio, dei suoi insegnanti, dei suoi studenti, e che si rendono tanto più necessari in una fase di forte evoluzione della sua attività. Negli ultimi anni, infatti il Conservatorio ha aggiunto alle sue attività tradizionali, ossia la formazione di compositori, strumentisti e direttori del repertorio classico, la formazione di musicisti jazz e pop, di insegnanti, di tecnici del suono, di musicoterapeuti».
Il Conservatorio attualmente conta circa 700 iscritti, con gli abruzzesi in numero maggiore, ma con tanti studenti che arrivano anche dalle regioni limitrofe e dall’estero. «Passati gli effetti del Covid, che ha certamente avuto un impatto negativo, le iscrizioni hanno ripreso a crescere un po’ in tutti i settori», spiega la direttrice, «nonostante gli studi musicali richiedano un investimento iniziale non indifferente del quale, dopo l’abolizione del bonus Stradivari, pare nessuno intenda farsi anche parzialmente carico. Non possiamo dire statisticamente se ci sono strumenti che vanno meglio di altri, perché spesso sono fenomeni che vanno ad ondate. Anni fa, ad esempio, c’era stata una flessione per il jazz, che però ora sta avendo nuovamente una crescita. Se proprio dovessimo trovare uno strumento ultimamente meno scelto, diremmo il fagotto. Questo», sostiene la direttrice, «è legato probabilmente alla formazione musicale in età scolastica che è spesso concentrata sempre sugli stessi strumenti. Credo che il luogo naturale di indirizzo della formazione di base andrebbe lasciato ai conservatori che sono poi quelli che ne raccolgono gli effetti. Si potrebbe direzionare meglio la scelta, evidenziando anche prospettive occupazionali migliori».
«Il nostro conservatorio», conclude la direttrice, «mantiene la consueta attenzione alle esigenze della formazione dei più piccoli e all’eccezionalità dei talenti precoci, grazie alla possibilità di concludere gli studi accademici quinquennali, equiparati a qualsiasi università, soli due anni dalla fine della scuola superiore, cominciando la formazione prima ancora di aver conseguito la maturità».
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