«Così salvo chi fugge dall’orrore» 

Da Guardiagrele al confine con l’Ucraina, la storia dell’avvocato Benedetto che lavora per l’ambasciata italiana

GUARDIAGRELE. In Ucraina era uno degli avvocati più in vista, legale di riferimento anche dell’ambasciata italiana a Kiev. Ma con lo scoppio della guerra, Graziano Benedetto, originario di Guardiagrele, è tornato in Abruzzo e si è reinventato volontario: ora fa la spola tra l’Italia e l’Ungheria per aiutare e accompagnare chi fugge dalla guerra.
«Sono partito dall’Ucraina qualche giorno prima della guerra. All’inizio l’allarme di un attacco russo sembrava uno scherzo, ma mi sono fidato dell’allerta dell’ambasciata e del mio istinto», spiega al Centro Benedetto, che viveva da sette anni in una città a 350 chilometri da Kiev insieme alla moglie ucraina.
«Dopo essere tornato in Abruzzo, ho quindi preso la decisione di ripartire subito, verso il confine Est dell’Ungheria. Ho riaccompagnato nel nostro Paese le famiglie in fuga di colleghi ucraini rimasti in patria per combattere: ne abbiamo sistemate tre o quattro finora. Ma aiuto anche nostri connazionali che stanno tornando in questa fase», aggiunge l’avvocato abruzzese: «Alla frontiera ungherese ho trovato migliaia di ucraini in fuga dall’orrore: prima hanno vissuto la paura delle bombe, poi hanno affrontato viaggi lunghissimi con code interminabili, senza acqua e cibo. Sono stravolti e quando raggiungono in auto l’Unione Europea hanno difficoltà anche a comprendere la segnaletica scritta in caratteri latini. Ho aiutato profughi a comunicare con gli addetti delle stazioni di servizio autostradali. Ad alcuni ho spiegato la strada per raggiungere la Germania o l’Italia: non hanno segnale internet nei loro telefoni quando escono dall’Ucraina e non sanno come fare per trovare le indicazioni».
Benedetto ripartirà presto per l’Ucraina: «Andrò in missione insieme a Tir carichi di beni di prima necessità per i cittadini sotto le bombe. Assisterò gli autisti nel loro viaggio all’interno del Paese. Trovare le indicazioni è infatti impossibile per chi non conosce le strade: i navigatori non funzionano più e la segnaletica è stata eliminata dagli ucraini per rallentare l’avanzata dei russi. Io invece percorrevo il Paese in lungo e in largo per lavoro con la mia auto: metterò queste conoscenze al servizio degli aiuti in partenza».
Poi sul futuro: «Se me lo permetteranno tornerò a vivere in Ucraina e mi adatterò di nuovo. Lì ho lasciato il mio lavoro, ma anche la mia casa a Poltava. La mia città è stata meno colpita dai bombardamenti, che si sono concentrati all’aeroporto.I russi, infatti, stanno attaccando più pesantemente le città vicine al confine russo e bielorusso e quelle sul mare, così da conquistarle e circondare tutto il resto del territorio all’interno». Quindi sugli sviluppi della guerra: «Da come si stanno muovendo, i russi a mio parere hanno interesse a ottenere il controllo della zona Est, più ricca per i giacimenti di petrolio e gas, per il grano e per l’industria. Mentre a Ovest, come nella zona di Leopoli, ci sono meno interessi e incontrerebbero anche una resistenza più forte da parte di una cittadinanza che si sente europea. Temo che l’Ucraina possa uscire dal conflitto divisa in due parti». (l.t.)