Crisi, i commercianti contro la super Imu
Braccio di ferro con i Comuni che alzano le aliquote oltre il 7,60 mentre i consumi calano anche nel settore degli alimentari
PESCARA. «Questa è la peggiore crisi dal dopoguerra. Non siamo di fronte al tradizionale lamento del commerciante. Qui la cosa è davvero seria». Celso Cioni, direttore regionale di Confcommercio parla a ragion veduta, da «nipote e figlio di fornaio», abituato alla psicologia di chi tutti i giorni deve alzare la serranda del negozio per far quadrare i conti.
«La crisi colpisce soprattutto abbigliamento e calzature, ma dalla fine di novembre registriamo anche un calo dei consumi alimentari, sia dal punto di vista della quantità che da quella della qualità: i consumatori per alcuni prodotti preferiscono ormai gli scaffali dei discount».
Se i consumi sono in picchiata e con loro i fatturati dei negozi, ora i commercianti devono affrontare anche il secondo capitolo dell’Imu, quello che porta a saldo entro il 17 dicembre quanto anticipato il 18 giugno.
Super Imu. In queste settimane le associazioni di categoria stanno trattando con i Comuni per evitare che l’Imu varato dal governo Monti (che è già più del doppio dell’ex Ici) diventi una super Imu.
I Comuni hanno tempo fino al 30 settembre per decidere l’aliquota della seconda rata per negozi e imprese, tenuta ferma finora al minimo del 7,60 per mille. Qualche ente ha già deliberato, altri lo faranno nelle prossime settimane. Altri annunciano marce indietro rispetto ad aliquote che vanno ben oltre i limiti minimi stabiliti dall’esecutivo Monti.
A Pescara il provvedimento assunto dal Consiglio comunale ha innalzato l’aliquota per negozi e imprese all’8,60 per mille, ma dietro pressione delle associazioni datoriali il Comune ha promesso una sicura marcia indietro.
«Queste decisioni» sottolinea Bruno Santori di Confesercenti Pescara «rischiano di vanificare anche gli sforzi che portiamo avanti ad ogni livello: solo poche settimane fa abbiamo conquistato la riduzione degli studi di settore per i negozi d’abbigliamento Pescaresi a causa della vicinanza con l’outlet di Città Sant’Angelo. Ma la politica cittadina sembra essersi fermata a vent’anni fa, quando il commercio era solo una vacca da mungere».
A Teramo il sindaco Brucchi ha annunciato un’aliquota oltre il 10 per mille per utilizzare la differenza a favore dei servizi sociali, «ma ora pare che l’aliquota resti al 7,60 per mille dietro nostra pressione» dice Cioni. Ma a Martinsicuro il Comune è andato dritto sulla sua strada deliberando per il 9,6 per mille.
Analoga situazione nel Chietino «lì abbiamo chiesto l’intervento del presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio perché faccia pressione sui Comuni e tengano l’aliquota al minimo» dice Cioni, ma a Lanciano sono già orientati a sfiorare il 10 per mille.
Secondo una simulazione di Confesercenti Abruzzo una piccola/media impresa dei settori commercio, artigianato e servizi si troverà a pagare un incremento (da Ici a Imu) oscillante fra i 590 e gli 850 euro. Per un ufficio privato l'incremento sarà mediamente di 1.000 euro mentre per la piccola industria si andrà anche sui 1.500 euro.
L'importo medio supererà i 1.500 euro per negozi e attività artigianali e i 12.000 per gli alberghi.
Cifre non basse per l’economia regionale, se si considera che a fine anno il gettito complessivo dell'Imu per l'Abruzzo sarà pari alla metà dei fondi Fas (600 milioni circa) che la Regione sta aspettando da anni, o all'ammontare dei fondi europei Fesr (circa 300 milioni) che l'Abruzzo sta impegnando a fatica e spendendo con ancora più fatica. E d’altro canto, la prima rata dell'Imu versata entro il 18 giugno scorso è stata di 192 milioni di euro, ben superiore ai 130 milioni che la Regione stima potrà muovere come investimenti la legge dell’industria approvata dal Consiglio regionale qualche giorno fa.
Il conflitto. La nuova tassa sugli immobili mette anche in conflitto i proprietari (cui compete il pagamento dell’imposta) con gli affittuari degli esercizi commerciali. «In questi mesi molti contratti di locazione andranno a scadenza», spiega Cioni, «i proprietari chiederanno un innalzamento per ammortizzare l’Imu, ma molti commercianti stanno pensando invece di chiedere una riduzione del canone perché ormai sono sempre di più i locali vuoti e sfitti».
E se il proprietario resiste e ottiene il rincaro? «Il rischio è che i costi si scarichino sui prodotti», dice il direttore di Confcommercio Abruzzo, «d’altra parte abbiamo sempre detto che questo è un provvedimento che va nella direzione dell’inflazione».
A complicare la situazione c’è la vicenda dei circa 26mila edifici fantasma abruzzesi - in Italia il totale supera quota un milione. Il 34% è a destinazione residenziale, ma il 18% è a destinazione artigianale e commerciale (garage e magazzini), mentre la parte residua riguarda altre tipologie di immobili. I proprietari devono mettersi in regola con il catasto entro fine agosto e pagare una sanzione di circa 417 euro entro ottobre, pena sanzioni ben più elevate.
Dei circa 26mila edifici fantasma abruzzesi - in Italia il totale supera quota un milione -, il 34% è a destinazione residenziale, il 18 % a destinazione artigianale e commerciale (garage e magazzini), mentre la parte residua riguarda altre tipologie di immobili.
La rendita presunta, con una sanzione di 417 euro per ogni fabbricato, supera i 15 milioni di euro. I Collegi dei geometri delle province di Pescara e Chieti, hanno inviato una lettera a Monti chiedendo l’annullamento degli atti o la proroga degli adempimenti.
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