Cucine del carcere inagibili, è caos 

Pasti freddi dall’esterno e carenza di acqua, situazione al limite per i 450 detenuti

PESCARA. Nuovi problemi per il carcere San Donato, che si aggiungono all’ormai storico sovraffollamento e alle proteste dei detenuti che hanno portato all’apertura di un’inchiesta penale a carico dei vertici della struttura per omissione di atti d’ufficio. L’ultimo, in ordine di tempo, riguarda l’inagibilità delle cucine della struttura, chiuse già da qualche giorno per il malfunzionamento del circuito elettrico e del gas. I vertici del carcere avrebbero anche contattato l'esercito per sopperire a questa carenza, con una cucina da campo per i pasti della numerosa popolazione del carcere pescarese che, a fronte di una capienza di 270 detenuti, attualmente ne ospita 450. Ma per ora, la soluzione dell'esercito non appare percorribile per questioni tecniche: dal sopralluogo effettuato dai tecnici militari, sembra che non ci sia lo spazio adeguato e neppure le condizioni ideali dal punto di vista igienico. Per cui, attualmente, vengono serviti soltanto pasti freddi: tutto cibo non cotto, scatolame e quant'altro. I detenuti che hanno possibilità economiche (e sono pochi) risolvono acquistando all’esterno, tramite le famiglie, il cibo che possono cuocere con i fornelletti all’interno delle celle. Ma ci sono anche quelli con problemi psichici, che non hanno a disposizione i fornelletti e quindi devono affidarsi agli assistenti che lo fanno per loro, con evidenti disagi. In ogni caso, anche i pasti freddi devono essere consegnati ai piani senza usufruire del montacarichi, in quanto anche questo sarebbe fuori uso sin da agosto.
Un disagio che non riguarda solo i cibi (che devono essere portati a mano nei piani del carcere), ma anche le medicine per le terapie da somministrare ai detenuti. Gli addetti ai lavori hanno già sottoposto queste problematiche ai vertici del carcere, ma senza ottenere nulla. Un disagio che porta sia il ritardo nella distribuzione delle terapie ai detenuti (molti dei quali tossicodipendenti), sia difficoltà del personale infermieristico nel portare il numeroso materiale ai vari piani con il rischio di far cadere i medicinali. A tutto questo, spesso si aggiunge anche la mancanza di acqua, dovuta alla necessità di soddisfare una popolazione carceraria ormai raddoppiata rispetto a quella sulla quale era stato calibrato il consumo. E ogni giorno il malcontento dei detenuti sale e le proteste si moltiplicano, rendendo ancor più esplosiva una situazione già di per sé drammatica. (m.cir.)
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