«D’Alfonso dava notizie a Cantagallo»
Rivelazione in un rapporto della polizia: il cellulare dell’ex sindaco Pd intestato a un’impresa di Chieti. Lui non commenta
PESCARA. Le inchieste giudiziarie, gli arresti, i processi non cancellano lo «stretto legame» tra Cantagallo e D’Alfonso. È così che, dopo un’udienza del processo Ciclone sul presunto malaffare al Comune di Montesilvano, 32 imputati e 7 società dell’edilizia coinvolte, la squadra mobile intercetta una telefonata tra gli ex sindaci Pd di Montesilvano e Pescara, tutti e 2 costretti ai margini della vita politica per le bufere giudiziarie: «Quanti avvocati ci sono che fanno gioco, diciamo, puntuale? Lavoro puntuale», chiede Luciano D’Alfonso a Enzo Cantagallo. Cantagallo risponde così: «No, gli avvocati, è pieno di avvocati, ma nessuno parla. Parla solo Milia e basta». Uno scambio di battute tra ex sindaci imputati che, per la polizia, è sospetto. D’Alfonso, contattato dal Centro, non commenta.
Telefonata. La conversazione è del 28 settembre dell’anno scorso ed è stata intercettata sul cellulare di Cantagallo, indagato per falsa testimonianza con l’ex assessore di Montesilvano Guglielmo Di Febo e Andrea Ferrante, per 8 anni braccio destro dell’imprenditore Bruno Chiulli che ha denunciato di aver pagato tangenti proprio a Cantagallo e a Di Febo. Al centro dell’indagine, c’è l’accusa ritrattata da Ferrante in aula: il 29 giugno dell’anno scorso, Ferrante ha rinnegato le dichiarazioni rese il 20 dicembre 2006 alla polizia e cioè di aver visto Chiulli lasciare una busta, forse con dentro dei soldi, nel bagno della piscina di Cantagallo.
Scheda sim. Quando la conversazione tra Cantagallo e D’Alfonso è stata intercettata, gli agenti della Mobile non hanno riconosciuto subito l’ex sindaco di Pescara: sulla prima versione del brogliaccio, c’è scritto che Cantagallo parla con un «uomo». Ma perché? A spiegarlo è un rapporto della polizia: «Inizialmente D’Alfonso non veniva immediatamente riconosciuto, anche perché la scheda telefonica utilizzata era stranamente intestata alla società Walter Tosto spa» di Chieti. Una circostanza che la polizia potrebbe approfondire ma D’Alfonso non risulta indagato in questo procedimento.
«Stretto legame». Per la Mobile, la conversazione dimostra soltanto uno «stretto legame» tra Cantagallo e D’Alfonso, quasi un gioco di squadra tanto che, dall’informativa, emerge una rivelazione: alla base della fuga di notizie che ha minato la segretezza delle indagini su Montesilvano, nel 2006, potrebbe esserci stato proprio D’Alfonso, definito «veicolatore di notizie» per Cantagallo. Un «legame riscontrato», dice l’informativa, «fin dai tempi delle indagini del processo Ciclone e, ancora prima, ai tempi di un’altra indagine sugli amministratori di Montesilvano, presto naufragata a causa di una fuga di notizie. D’Alfonso, per quanto appurato sulla base di intercettazioni indirette, era stato un veicolatore di notizie in favore di Cantagallo». Due gli episodi citati e a parlare del primo è proprio Cantagallo. In un colloquio del 2006 con l’allora assessore Attilio Vallescura, dice: «Ti ricordi nel 2003 quando Luciano D’Alfonso mi disse “guarda che ti vogliono arrestare”. Io, Luciano e Gallerati mi fecero andare qui alla stazione e Luciano mi disse, non mi scordo mai, era il 13 novembre, quella mattinata pioveva, proprio una giornata infernale, quello a secco così mi ha detto: “Guarda, tu ti devi dimettere, tua moglie è incinta. Guarda che ti vogliono arrestare. Forse ti puoi salvare se ti dimetti”». Il secondo riguarda una breve telefonata del 2006: «Ci dovremmo prendere un caffé quando hai tempo», dice l’ex sindaco di Pescara. «Sì, quando vuoi», risponde Cantagallo.
«Consigliere provinciale». Ma di cosa parlano Cantagallo e D’Alfonso dopo l’udienza?
D’Alfonso: «Come stai?».
Cantagallo: «Mah, esco dal tribunale... come posso stare?».
D’Alfonso: «Come è andata?».
Cantagallo: «È venuto l’ispettore Pavone, ha detto di tutto di più. L’impossibile».
Il colloquio verte anche sulla politica: «Ah, fammiti fare una domanda», dice D’Alfonso, «conosci questo consigliere provinciale...».
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