D'Alfonso, fronte aperto sull’agenda regionale
Dopo l’intervista al Centro del presidente si accende il dibattito. Tra legge elettorale, indennità e altre priorità. Acerbo (Rc): "Non ha neanche ridotto la retribuzione ai consiglieri regionali"
L’AQUILA. Messi al sicuro i conti pubblici con l’approvazione della manovra di Bilancio, l’ormai ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha finito la sua esperienza di capo del Governo, lasciando però sul tavolo tanti fronti aperti che, a cascata, si riversano sulle Regioni.
Anche l’Abruzzo, che vive nelle ore post-referendum una sua storia parallela e deve dotarsi al più presto di una legge elettorale che dia più stabilità al suo governo, esattamente come per la riforma che aspetta l’intero Paese. Come pure atteso nella nostra regione è il taglio dei vitalizi, un tema sollecitato soprattutto dal M5s. Anche se - è l’unanime commento dai banchi della maggioranza regionale - il popolo italiano, bocciando la riforma, ha abortito il ridimensionamento proprio dei costi della politica. Temi rilanciati dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso proprio dalle colonne del Centro.
Tutti o quasi d’accordo, anche se con qualche distinguo, al progetto di un sistema maggioritario, con il 4% di sbarramento e premio di maggioranza garantito, un solo mandato per i consiglieri che entrano in giunta e divieto di cambiare casacca partitica. Per l’assessore al Sociale Marinella Sclocco e quello alla Sanità Silvio Paolucci, però, il cardine della nuova legge dovrà essere (difficile il contrario, visto che è previsto dalla legge nazionale) la preferenza di genere. La Sclocco, unica donna in giunta, ritiene necessario che la legge sancisca uno strumento di riequilibrio di genere, «altrimenti le prossime elezioni potrebbero non essere valide, per questo mi sono fatta preparare un parere ad hoc dall'ufficio legislativo della Regione». Le fa eco Silvio Paolucci, che però sul tema indennità e retribuzioni, riflette: «Preferisco che venga messo al centro del dibattito il funzionamento delle istituzioni che, quando non funzionano, costano molto di più. Quello delle indennità è un tema utilizzato a livello di demagogia».
Collegio unico e premio di maggioranza per chi vince le elezioni per avere almeno 5 consiglieri in più sono elementi condivisi anche dal sottosegretario alla presidenza Mario Mazzocca, con delega all’Ambiente. «Il collegio unico permetterebbe di evitare i localismi, il consigliere deve sentirsi rappresentante della Regione e non del suo bacino elettorale e territoriale di provenienza». Stesso discorso per il taglio delle indennità: ok all’idea di commisurare le indennità al reddito del pre-elezioni, «perché c’è chi ha sempre lavorato e chi...», l’esponente di Sinistra italiana lascia in sospeso il suo ragionamento per «i buoni intenditori». Mazzocca però riporta tutti alla realtà delle cose: «La cartina di tornasole per verificare la tenuta di questa maggioranza sarà l’approvazione in consiglio della Legge di Bilancio», in discussione in programma già la prossima settimana. Maggioranza, ricordiamolo, messa a dura prova già da almeno due grosse crisi legate ai cosiddetti dissidenti, una nel luglio 2015, l’altra il mese scorso.
Superata la competizione referendaria che sembra avere congelato tutte le attività e le priorità della politica, ora ci si deve rimettere al lavoro. Lo ricordano l'assessore all'Agricoltura e alla Pesca Dino Pepe e il consigliere dell'Idv Lucrezio Paolini. «Ora bisogna lavorare per lo sviluppo economico della Regione. Il mio obiettivo è continuare a mettere in campo le risorse dei fondi strutturali dell’Ue (per l’agricoltura 433 milioni di euro, di cui 75 già impegnati con i bandi pubblicati, altri bandi usciranno presto per ulteriori 60 milioni), che sono una grande opportunità per l’Abruzzo. Si deve accelerare. Poi il Masterplan da rendere operativo sul campo». Paolini si è invece assunto l’impegno «di portare avanti la delegificazione della Regione. Abbiamo troppe leggi inefficaci. Obiettivo di tutti dev’essere, però, un testo di legge che semplifica l’iter burocratico di apertura delle attività e delle imprese».
Molto critico l'esponente nazionale di Rifondazione comunista, il pescarese Maurizio Acerbo: "Leggo su il Centro una serie di dichiarazioni di esponenti della maggioranza che evidenzia quanto siano abituati a parlare con lingua biforcuta agli elettori. Luciano D'Alfonso in tutte le tribune elettorali della campagna del 2014 ha annunciato che avrebbe ridotto la retribuzione dei consiglieri regionali a quella del sindaco del Comune capoluogo (L'Aquila, circa 5.000 euro lordi). Nessuno dei suoi alleati dichiarò contrarietà su questo punto programmatico. Sono passati due anni e mezzo senza che D'Alfonso e la sua maggioranza abbiano mosso un dito. D'Alfonso mette una pezza a colori annunciando una "grande riforma" per perdere tempo e vari esponenti della maggioranza hanno la faccia tosta di dichiararsi contrari al taglio delle indennità. Paolucci e De Nicola definiscono "demagogia" quello che era un impegno programmatico di D'Alfonso poi rilanciato anche da Renzi che lo ha inserito nella "riforma" costituzionale". Accusano dunque di "demagogia" Renzi e D'Alfonso? Perchè Paolucci - che era nel 2014 il segretario regionale del Pd - non dissentì dal candidato presidente su un punto così importante del programma? Non ci sarebbe stato niente di male e gli elettori si sarebbero regolati.
Gianni Chiodi in tutte le trasmissioni elettorali dichiarò apertamente di essere contrario a tagli che giudicava demagogici. ma lo fece prima del voto e probabilmente ha anche pagato un prezzo in termini di consenso.
Il Pd e i suoi satelliti invece hanno assunto impegni e rimangiandoseli da due anni e mezzo si comportano da imbroglioni", conclude Acerbo.
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