D'Alfonso: mai favori a Milia, ho messo io i limiti a Pescara
Il presidente della Regione, indagato per abuso e falso sull'affare Pescaraporto, si difende: tutti gli atti sono dalla mia parte
PESCARA. Mai favori al suo avvocato di fiducia storico, Giuliano Milia: «Sono stato io in persona, Luciano D’Alfonso, e non un assessore, a mettere i vincoli in quella zona per il rischio idraulico e per questo mi dovrebbero dare la carica di senatore a vita». Ieri ha parlato così il presidente Pd della Regione indagato per l’affare Pescaraporto insieme al suo avvocato storico e ai suoi fedelissimi ex collaboratori Guido Dezio e Claudio Ruffini e al dirigente del Genio Civile Vittorio Di Biase. D’Alfonso, accusato di abuso e falso ideologico come gli altri personaggi coinvolti, ha fatto la sua previsione sull’inchiesta in corso e ha detto che si sgonfierà: «Prevedo la vita biologica di questa inchiesta, non perché io parli con la Madonna, ma solo perché ho una grande adesione allo studio comprensivo di questi documenti». E ha assicurato che, alla fine, dagli accertamenti sugli edifici lungo la riviera sud di Pescara ne uscirà rafforzato: «Ogni inchiesta che poi si conclude con una insoddisfazione del denunciante rappresenta per chi la subisce una specie di laurea ulteriore di piena affidabilità. A volte mi sento circondato da una immunità per i troppi errori che mi hanno riguardato». Poi, un passaggio, senza mai citarlo, sul M5S: è di una consigliera pescarese grillina, Erika Alessandrini, un esposto finito agli atti dell’inchiesta. «Ogni volta che si determina un approfondimento», ha proseguito, «viene fuori che i denuncianti si rivelano con dei proiettili bagnati».
Anche il governatore, come tutti gli altri indagati, è stato interrogato dalla pm Anna Rita Mantini: «Il mio sentimento verso la procura va oltre la fiducia e comincio ad avere lo stesso sentimento anche verso la prevalente polizia giudiziaria che opera a Pescara», ha detto con un riferimento alla squadra mobile. E il faccia a faccia con la pm? «Io cerco ripetutamente il confronto con queste specialissime figure dell’ordinamento di ogni città che ha bisogno di accertare la verità dopo il bombardamento di denunce. Non mi sono state rivolte accuse, ho semplicemente ricostruito attività e itinerario amministrativo. Non sono in possesso di nessuna comunicazione giudiziaria. Se sarò chiamato di nuovo? Collaborerò ancora». La difesa del presidente ruota intorno a una delibera approvata dalla sua giunta regionale, la 377 del 15 maggio 2015, che ha modificato il Piano stralcio a difesa dalle alluvioni (Psda) includendo, parzialmente, anche l’area di Milia tra quelle a «pericolosità idraulica elevata»: «Basta mettere in fila i documenti per avere le dimensioni dei fatti», ha detto D’Alfonso. Questo il ragionamento del governatore: se avessi voluto privilegiare Milia, allora, non avrei approvato quella delibera.
«Per il rischio idraulico sono meritevole della carica di senatore a vita perché io, come persona giuridica e fisica, ho mitigato e fronteggiato tale rischio e ho cercato le risorse a Palazzo Chigi. Questo è un punto sorgente di verità. Più che un’inchiesta, servirebbe un convegno per il quale mi rendo compiutamente disponibile».
D’Alfonso ha detto anche che «fortunatamente dal 2005 tutte le mie telefonate sono ascoltate». E indagando sugli appalti della Regione, la procura dell’Aquila ha girato intercettazioni a Pescara che racconterebbero la storia di una decisione del Genio civile sul cantiere di Pescaraporto prima negativa e poi, a distanza di un mese, tra febbraio 2016 e marzo, diventata positiva. Esistono queste intercettazioni? «Sono portato a escludere colloqui del genere», ha risposto il presidente, «sui dipendenti della Regione che lavorano con me ci metto la mano sul fuoco. Poi, se hanno condotte individuali di loquacità irresponsabile ne rispondono loro così come io rispondo degli atti amministrativi che vengono realizzati sotto il mio indirizzo. Ma qui», ha sottolineato D’Alfonso, «siamo davanti a un non fatto e a un racconto del denunciante che mette in campo la verosimiglianza e non la verità. Su questo accetto ogni tipo di confronto e lo farei anche in diretta streaming come si fa nell’Illinois».
Poi, D’Alfonso ha lanciato un messaggio al personale della Regione: «Ho tenuto questa conferenza stampa per una chiarificazione, perché ho un ruolo pubblico e perché voglio che non si stabilisca mai dentro l’ente Regione il diritto alla pigrizia nel personale per via delle indagini. Questa non è la Pro Loco».
©RIPRODUZIONE RISERVATA