D'Alfonso: non ho chiesto candidature
«Al momento faccio cultura. E col Terzo polo non c'è nessuna trattativa»
PESCARA. Luciano D'Alfonso si candida alla Camera? D'Alfonso inciucia col Pdl? D'Alfonso parla con l'Udc? Ma che fa D'Alfonso? In queste settimane si è detto e parlato molto. Solo lui, l'ex sindaco Pd di Pescara, è rimasto (quasi) in silenzio.
«In questi 26 mesi che ho alle spalle», risponde D'Alfonso, «ho svolto una serie di attività culturali o di attività a supporto di iniziative culturali, presentando un libro sul terremoto dell'Aquila a Campobasso, seguito da un riuscito convegno presso la Feltrinelli di Pescara, poi un'iniziativa a Lettomanoppello con i vertici del mio partito. Poi c'è stato un mio intervento ai 50 anni della Valter Tosto; una bella iniziativa che mi ha visto impegnato con la fondazione Giammarco e l'Istituto per lo studio dell'Adriatico, poi è stata la volta della presentazione del libro intervista, la successiva presentazione a Celano e l'importante iniziativa sulle infrastrutture. Tutte iniziative che hanno in comune la premura per l'approfondimento e l'analisi su questioni che non si collocano nel circuito della politica militante».
Ma è inevitabile che, fatte da lei, vengano lette anche politicamente.
«Non posso impedire che altri diano questa lettura. L'oggettività dei fatti dice che mi sono occupato di questioni attinenti la storia dell'Abruzzo e di aspetti coincidenti con la mia attività lavorativa nel campo delle infrastrutture, della trasportistica e del potenziamento dell'armatura del territorio. E' stata questa la mia dimensione di cittadino che non ha incarichi istituzionali e di partito. In questa veste ho incontrato persone che sono state sempre cordiali com me per ragioni personali, ma è stato un reciproco trovarsi su attività storico-culturali».
Anche con Daniele Toto? Non avete parlato del laboratorio di Manoppello?
«Con Toto c'è una affinità, cordialità e amicizia che durano da 25 anni. Ma mai ho parlato né di questioni legate alla politica regionale o nazionale. Abbiamo solo riflettuto sul fatto che quando un Comune ha una personalità di quella fattezza, probabilmente quella personalità potrebbe valutare di occuparsene. Scherzando abbiamo ricordato che in Germania non si può fare il parlamentare se non si è stato consigliere comunale. Ma non si è ragionato con atteggiamento impegnativo».
Veniamo alla questione di Celano. L'"inciucio" col Pdl. Lì c'è stato un effetto politico vero: la lettera del sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia a Berlusconi.
«Quella è stata una conseguenza politica reale, se si assume come destinatario il presidente del consiglio dei ministri. Ma va ascritta alla manifestazione di volontà di chi l'ha firmata. L'intenzione dell'incontro era a tutti gli effetti nella dimensione della cultura».
Ma è vero che lei ha cercato di influenzare gli equilibri della giunta di Pescara? Per esempio rispetto al ruolo dell'Udc? Per questo Mascia si è irritato.
«Io sono convinto di un fatto, e lo dico da cittadino: il centrosinistra si trova in una riflessione nazionale su quali sono le nuove prossimità elettorali e sociali. Nei prossimi appuntamenti per il centrosinistra si tratta di definire la sagoma di una nuova coalizione. Nella mia personale riflessione l'Udc è un interlocutore. Però è la riflessione di un cittadino comune, magari non disinteressato alla vicenda politica e per nulla impegnativa rispetto agli organinismi in campo».
Ma si è interessato della giunta di Pescara?
«Io tutti i giorni parlo con i miei amici eletti al comune di Pescara nel Pd e con i consiglieri comunali che fanno parte della mia squadra nella coalizione, perché loro mi mostrano affetto. Ma non necessariamente questo parlare prende a tema le attività comunali, con molti parlo delle mie iniziative culturali. Per esempio il 26 ne farò una sull'informazione, il 4 marzo sulla zona franca urbana».
Con il presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio ha mai parlato di elezioni politiche?
«Assolutamente no. Non abbiamo mai parlato di elezioni politiche, ma di infrastrutture, di che cosa accade nelle grandi realtà urbane del sistema paese. Abbiamo parlato delle zone di confine tra l'Abruzzo e il Molise. Tra noi c'è cordialità e amicizia da 30 anni, quando entrambi eravamo nel movimento giovanile della Dc».
Ma se l'Udc è un interlocutore, avrete parlato di politica.
«Sono e rimango un falegname del centrosinistra che non si accontenta di perdere bene. Sono un falegname del centrosinistra impegnato col voto individuale a sostenere i democratici e la cultura democratica, convinto che non sia un risultato perdere bene».
E per vincere cosa deve fare il centrosinistra?
«Per vincere c'è bisogno di tutto quello che sta facendo il centrosinistra più una riuscita cultura delle alleanze».
Pensa al terzo polo? «No, io non dico terzo polo, io dico riuscita cultura delle alleanze. L'autosufficienza del Pd va collocata in soffitta, poiché al massimo l'autosufficienza ci pone sul tavolo un gareggiare senza vittoria. E per vincere c'è bisogno di tutto quello che sta facendo il Pd più una risposta precisa sul chi si è, cosa si fa, con chi ci si allea per assumere impegni e mantenerli. Questo è il punto di vista di un cittadino che è affascinato dalla dimensione culturale ed è necessitato dallo studio legale che ha preso le sue difese».
Ma lei pensa di candidarsi alla Camera?
«Io non mi sono mai autocandidato a nulla neanche quando all'ordine del giorno di impegni elettorali venivo convocato ad alta voce da cittadini e classi dirigenti. Quindi non esiste che abbia chiesto una candidatura. E non esiste una trattativa col terzo polo. Ma la mia prospettiva non è il disinteresse per la politica, perché continuo a ritenere che è l'unico campo di attività della persona grazie al quale le idee, se ci sono, si trasformano in fatti se c'è la forza e la determinazione. Non coltivo in questa fase il diritto all'elettorato passivo. Quello che è certo è che aderendo anche ai sorrisi, al consenso e alla simpatia di numerose moltitudini di cittadini io continuerò a dare il mio piccolo contributo affinché i territori della nostra regione possano riprendere a guardare con fiducia al proprio futuro».
In che rapporti è col Pd?
«Mi muovo quotidianamente in sintonia con gli eletti della mia area politica di riferimento del comune di Pescara, con gli eletti alla provincia della mia zona di provenienza e sono in corrispondenza riuscita e in evidente apprezzamento nei confronti dell'attività parlamentare di Giovanni Legnini e dei suoi colleghi, e con le iniziative del capogruppo della Regione Camillo D'Alessandro e dei suoi consiglieri. Mi sento mobilitato dalle attività coraggiose di Silvio Paolucci e Gianluca Fusilli, per non parlare di quello specialissimo cantiere che è il partito a Pescara grazie al lavoro di Casciano e dei suoi collaboratori».
«In questi 26 mesi che ho alle spalle», risponde D'Alfonso, «ho svolto una serie di attività culturali o di attività a supporto di iniziative culturali, presentando un libro sul terremoto dell'Aquila a Campobasso, seguito da un riuscito convegno presso la Feltrinelli di Pescara, poi un'iniziativa a Lettomanoppello con i vertici del mio partito. Poi c'è stato un mio intervento ai 50 anni della Valter Tosto; una bella iniziativa che mi ha visto impegnato con la fondazione Giammarco e l'Istituto per lo studio dell'Adriatico, poi è stata la volta della presentazione del libro intervista, la successiva presentazione a Celano e l'importante iniziativa sulle infrastrutture. Tutte iniziative che hanno in comune la premura per l'approfondimento e l'analisi su questioni che non si collocano nel circuito della politica militante».
Ma è inevitabile che, fatte da lei, vengano lette anche politicamente.
«Non posso impedire che altri diano questa lettura. L'oggettività dei fatti dice che mi sono occupato di questioni attinenti la storia dell'Abruzzo e di aspetti coincidenti con la mia attività lavorativa nel campo delle infrastrutture, della trasportistica e del potenziamento dell'armatura del territorio. E' stata questa la mia dimensione di cittadino che non ha incarichi istituzionali e di partito. In questa veste ho incontrato persone che sono state sempre cordiali com me per ragioni personali, ma è stato un reciproco trovarsi su attività storico-culturali».
Anche con Daniele Toto? Non avete parlato del laboratorio di Manoppello?
«Con Toto c'è una affinità, cordialità e amicizia che durano da 25 anni. Ma mai ho parlato né di questioni legate alla politica regionale o nazionale. Abbiamo solo riflettuto sul fatto che quando un Comune ha una personalità di quella fattezza, probabilmente quella personalità potrebbe valutare di occuparsene. Scherzando abbiamo ricordato che in Germania non si può fare il parlamentare se non si è stato consigliere comunale. Ma non si è ragionato con atteggiamento impegnativo».
Veniamo alla questione di Celano. L'"inciucio" col Pdl. Lì c'è stato un effetto politico vero: la lettera del sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia a Berlusconi.
«Quella è stata una conseguenza politica reale, se si assume come destinatario il presidente del consiglio dei ministri. Ma va ascritta alla manifestazione di volontà di chi l'ha firmata. L'intenzione dell'incontro era a tutti gli effetti nella dimensione della cultura».
Ma è vero che lei ha cercato di influenzare gli equilibri della giunta di Pescara? Per esempio rispetto al ruolo dell'Udc? Per questo Mascia si è irritato.
«Io sono convinto di un fatto, e lo dico da cittadino: il centrosinistra si trova in una riflessione nazionale su quali sono le nuove prossimità elettorali e sociali. Nei prossimi appuntamenti per il centrosinistra si tratta di definire la sagoma di una nuova coalizione. Nella mia personale riflessione l'Udc è un interlocutore. Però è la riflessione di un cittadino comune, magari non disinteressato alla vicenda politica e per nulla impegnativa rispetto agli organinismi in campo».
Ma si è interessato della giunta di Pescara?
«Io tutti i giorni parlo con i miei amici eletti al comune di Pescara nel Pd e con i consiglieri comunali che fanno parte della mia squadra nella coalizione, perché loro mi mostrano affetto. Ma non necessariamente questo parlare prende a tema le attività comunali, con molti parlo delle mie iniziative culturali. Per esempio il 26 ne farò una sull'informazione, il 4 marzo sulla zona franca urbana».
Con il presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio ha mai parlato di elezioni politiche?
«Assolutamente no. Non abbiamo mai parlato di elezioni politiche, ma di infrastrutture, di che cosa accade nelle grandi realtà urbane del sistema paese. Abbiamo parlato delle zone di confine tra l'Abruzzo e il Molise. Tra noi c'è cordialità e amicizia da 30 anni, quando entrambi eravamo nel movimento giovanile della Dc».
Ma se l'Udc è un interlocutore, avrete parlato di politica.
«Sono e rimango un falegname del centrosinistra che non si accontenta di perdere bene. Sono un falegname del centrosinistra impegnato col voto individuale a sostenere i democratici e la cultura democratica, convinto che non sia un risultato perdere bene».
E per vincere cosa deve fare il centrosinistra?
«Per vincere c'è bisogno di tutto quello che sta facendo il centrosinistra più una riuscita cultura delle alleanze».
Pensa al terzo polo? «No, io non dico terzo polo, io dico riuscita cultura delle alleanze. L'autosufficienza del Pd va collocata in soffitta, poiché al massimo l'autosufficienza ci pone sul tavolo un gareggiare senza vittoria. E per vincere c'è bisogno di tutto quello che sta facendo il Pd più una risposta precisa sul chi si è, cosa si fa, con chi ci si allea per assumere impegni e mantenerli. Questo è il punto di vista di un cittadino che è affascinato dalla dimensione culturale ed è necessitato dallo studio legale che ha preso le sue difese».
Ma lei pensa di candidarsi alla Camera?
«Io non mi sono mai autocandidato a nulla neanche quando all'ordine del giorno di impegni elettorali venivo convocato ad alta voce da cittadini e classi dirigenti. Quindi non esiste che abbia chiesto una candidatura. E non esiste una trattativa col terzo polo. Ma la mia prospettiva non è il disinteresse per la politica, perché continuo a ritenere che è l'unico campo di attività della persona grazie al quale le idee, se ci sono, si trasformano in fatti se c'è la forza e la determinazione. Non coltivo in questa fase il diritto all'elettorato passivo. Quello che è certo è che aderendo anche ai sorrisi, al consenso e alla simpatia di numerose moltitudini di cittadini io continuerò a dare il mio piccolo contributo affinché i territori della nostra regione possano riprendere a guardare con fiducia al proprio futuro».
In che rapporti è col Pd?
«Mi muovo quotidianamente in sintonia con gli eletti della mia area politica di riferimento del comune di Pescara, con gli eletti alla provincia della mia zona di provenienza e sono in corrispondenza riuscita e in evidente apprezzamento nei confronti dell'attività parlamentare di Giovanni Legnini e dei suoi colleghi, e con le iniziative del capogruppo della Regione Camillo D'Alessandro e dei suoi consiglieri. Mi sento mobilitato dalle attività coraggiose di Silvio Paolucci e Gianluca Fusilli, per non parlare di quello specialissimo cantiere che è il partito a Pescara grazie al lavoro di Casciano e dei suoi collaboratori».
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