D’Alfonso: ora porto in procura i fondi a pioggia della Regione
Il parlamentare Pd afferma che migliaia di euro sarebbero stati dirottati a liste politiche del Pescarese E fa come esempi lo scandalo dei Pop che spazzò via la giunta e l’arresto dell’ex assessore De Fanis
SULMONA. «Metto oggi in discussione il bilancio della Regione Abruzzo. Mi risulta che siano stati concessi fondi anche a liste elettorali, in spregio ai divieti imposti dalla legge 195/74. Stanno tornando i tempi dei fondi Pop?». Luciano D'Alfonso va all’attacco. E lo fa da Sulmona puntando però l’indice inquisitore verso il Pescarese. Per la precisione su un’associazione culturale del suo paese, Lettomanoppello, di cui però non rivela il nome, pur avendone parlato con molti esponenti del Pd che confermano. Il deputato dem, dopo un'interrogazione già presentata in Parlamento, si dice anche pronto a denunciare i fatti in Procura e alla Corte dei Conti.
Nel corso di una conferenza stampa, tenuta della città di Ovidio, D'Alfonso ha finto di avere al suo fianco come colleghi immaginari Francesco Mannella, il geometra di Ateleta, che denunciò lo scandalo dei fondi Pop, in seguito al quale, nel 1992, furono arrestati nove degli undici componenti della Giunta regionale abruzzese, e Andrea Mascitti, l'imprenditore di Orsogna che con le sue rivelazioni su un giro di tangenti fece finire in carcere l'assessore regionale Luigi De Fanis nel 2013.
Una trovata certamente suggestiva la sua per indurre al “ravvedimento operoso”, cioè al ripensamento finché è in tempo, un consigliere regionale di centrodestra che ha indirizzato quei fondi.
D'Alfonso ha affermato che «tra i 1.200 beneficiari di risorse per complessivi 12 milioni di euro all'interno della Legge regionale di Stabilità 2023, della quale non abbiamo ancora gli allegati (l’elenco è pubblicato sul Burat numero 5 del primo febbraio scorso, ndr), perché tuttora in fase di redazione, figurano almeno due liste elettorali presentate in provincia di Pescara, contravvenendo al dettato della normativa sul finanziamento dello Stato ai partiti politici. È giusto finanziare i Comuni», ha osservato, «ma non dobbiamo permettere una replica della stagione di De Fanis». Questa, in sintesi, è la sostanza di circa 12 minuti di conferenza stampa durante la quale il deputato ha parlato di «mercato delle vacche», di «migliaia di euro», di un «elenco senza par condicio e istruttoria», ed ha aggiunto, in modo criptico, «penso di conoscere chi è l’artigiano». Ma non ha fatto il nome del consigliere in questione che abbiamo contattato. «Mi risulta che 5.000 euro siano stati destinati a una associazione culturale regolarmente registrata e non a un partito». Nessun ravvedimento operoso, come si aspetta D’Alfonso che non deve aver gradito lo sconfinamento del politico di destra nella sua amata Lettomanoppello.
Nel corso di una conferenza stampa, tenuta della città di Ovidio, D'Alfonso ha finto di avere al suo fianco come colleghi immaginari Francesco Mannella, il geometra di Ateleta, che denunciò lo scandalo dei fondi Pop, in seguito al quale, nel 1992, furono arrestati nove degli undici componenti della Giunta regionale abruzzese, e Andrea Mascitti, l'imprenditore di Orsogna che con le sue rivelazioni su un giro di tangenti fece finire in carcere l'assessore regionale Luigi De Fanis nel 2013.
Una trovata certamente suggestiva la sua per indurre al “ravvedimento operoso”, cioè al ripensamento finché è in tempo, un consigliere regionale di centrodestra che ha indirizzato quei fondi.
D'Alfonso ha affermato che «tra i 1.200 beneficiari di risorse per complessivi 12 milioni di euro all'interno della Legge regionale di Stabilità 2023, della quale non abbiamo ancora gli allegati (l’elenco è pubblicato sul Burat numero 5 del primo febbraio scorso, ndr), perché tuttora in fase di redazione, figurano almeno due liste elettorali presentate in provincia di Pescara, contravvenendo al dettato della normativa sul finanziamento dello Stato ai partiti politici. È giusto finanziare i Comuni», ha osservato, «ma non dobbiamo permettere una replica della stagione di De Fanis». Questa, in sintesi, è la sostanza di circa 12 minuti di conferenza stampa durante la quale il deputato ha parlato di «mercato delle vacche», di «migliaia di euro», di un «elenco senza par condicio e istruttoria», ed ha aggiunto, in modo criptico, «penso di conoscere chi è l’artigiano». Ma non ha fatto il nome del consigliere in questione che abbiamo contattato. «Mi risulta che 5.000 euro siano stati destinati a una associazione culturale regolarmente registrata e non a un partito». Nessun ravvedimento operoso, come si aspetta D’Alfonso che non deve aver gradito lo sconfinamento del politico di destra nella sua amata Lettomanoppello.