D’Alfonso: tra cento giorni mi dimetto
Il governatore-senatore guadagna tempo, così aiuta il Pd a chiudere la partita sulla scelta di un «candidato autorevole»
PESCARA. «Tra cento giorni mi dimetto», ripete il governatore Luciano D’Alfonso. Che ufficialmente chiede tempo per portare altri fondi in Abruzzo, ma dietro le quinte temporeggia per il partito. «Sono dimissioni in corso di istruttoria che arriveranno il giorno stesso della convalida», risponde a chi glielo chiede. «L'insediamento di un senatore ha due passaggi», spiega, «la proclamazione e la convalida. Io attendo che gli organi collegiali del Senato facciano la verifica dei poteri che poi si conclude con la convalida e lo stesso giorno farò questa difficile lettera agli abruzzesi e al mio vicepresidente Lolli».
RAGIONIERE. «Conto di portare a segno questo procedimento entro cento giorni», continua, «ma in questo lasso di tempo dimostrerò anche quanto è costata la nostra attività di Governo al bilancio della Regione Abruzzo e quanto abbiamo portato a favore degli abruzzesi dentro al bilancio della Regione Abruzzo. Oltre tre miliardi aggiuntivi che noi abbiamo spalmato per la vita delle imprese, per le infrastrutture, per i territori. Mai si è fatto un lavoro di questo tipo né andando indietro in Abruzzo né confrontandoci con altre regioni. Mi piace questo livello di rendicontazione rispetto alla quale sfido chiunque a fare altrettanto».
IL PATRIMONIO. D’Alfonso ha parlato ieri mattina mentre, nella stessa sede della Regione Abruzzo, era in corso un incontro del Pd regionale con il segretario Marco Rapino. «Il mio interesse», si fa quindi sfuggire il senatore-governatore, «è che il centrosinistra abbia tempo per ritrovare anche un pensiero politico, sociale, perché la sconfitta è stata indiscutibile, abbiamo perso 70mila voti, cioè 200 voti a comune. Ma sono convinto che la prossima volta si possa fare con un candidato all'altezza, con un programma radicale e coraggioso e con candidature che rappresentino tutti i territori.
Marco Rapino
Zingaretti nel Lazio ha vinto e nella stessa giornata ha perso il Pd alle politiche. Si può trovare anche uno migliore di Zingaretti per l'Abruzzo». Ma sull'ipotesi Legnini il neo senatore sottolinea che «Giovanni ha un patrimonio di esperienza che è favoloso, ci sono però anche altre personalità, altre risorse», conclude D’Alfonso che rivela di aver chiesto al Pd di far parte della Commissione Bilancio del Senato «perché mi interessa capire il reddito di cittadinanza e proporre una legge a tal fine». Una provocazione che i 5 Stelle non raccolgono, mentre reagisce Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc-Se, che paragona il governatore-senatore al generale Custer, circondato a Little Bighorn da indiani Lakota e Cheyenne, nella sua ultima e fatale battaglia.
CORSI E RICORSI. «Dopo la sua personale sconfitta elettorale il presidente dovrebbe evitare di tenere in ostaggio per altri 100 giorni la Regione», sostiene Acerbo che lancia una provocazione: «Se D’Alfonso è davvero convinto di aver ben governato rimanga in carica e affronti le prossime elezioni regionali. Visto che non può fare il ministro, continui a fare il presidente e si presenti in quanto tale alla scadenza naturale di fronte agli elettori. Zingaretti d’altronde ha vinto».
Acerbo conclude così: «E’ troppo facile svignarsela lasciando gli altri nei guai. E vincere le elezioni che si vincono di sicuro. Coraggio Luciano mettici la faccia». Ma D’Alfonso non lo prende in considerazione, nemmeno una sillaba di replica. (l.a.)