D’Amario lancia l’appello «Tutti rispettino le regole» 

Intervista all’esperto. È preoccupato soprattutto per il mancato distanziamento E annuncia: «Il virus non scomparirà, fino a primavera conviveremo con i rischi» 

PESCARA. «Conviveremo con questo tipo di rischio almeno fino alla prossima primavera. Piccoli focolai purtroppo continueranno ad esserci ma il problema è che le regole sul distanziamento sociale non vengono rispettate. Questa è la vera preoccupazione». A dirlo in un’intervista al Centro è Claudio D’Amario, capo del dipartimento sanità della Regione Abruzzo, che risponde alle nostre domande dopo l’impennata dei casi di Covid-19 sul territorio regionale ribadendo l’importanza di quegli accorgimenti utili ad abbassare i rischi di contagio e ammonendo i tanti che non li mettono in pratica.
Professor D’Amario, negli ultimi giorni è tornato a crescere il numero dei positivi. Cosa sta accadendo?
«A livello sanitario la situazione è ancora tranquilla, non c’è nessun tipo impegno assistenziale particolare. Si sta verificando qualche piccolo focolaio, in Abruzzo sono soprattutto di importazione, dovuti cioè alla presenza di persone che sono arrivate anche da nazioni non europee e che sono portatrici o paucisintomatiche. Le catene di trasmissione di carattere nazionale-regionale sono sotto controllo, non ci sono allo stato attuale delle preoccupazioni particolari».
In Abruzzo, però, dopo settimane senza casi gravi, ci sono nuovi ricoveri in terapia intensiva.
«Non rappresenta un indice di ripresa dei focolai. Quel che preoccupa è che si nota un certo rilassamento tra la popolazione: sappiamo tutti che la prevenzione migliore è il distanziamento e questa misura non la stiamo osservando né nei locali pubblici, né nella vita quotidiana quando ci addensiamo anche negli incontri all’esterno e nemmeno nella movida o quando andiamo al mare. È questo il rischio reale per i prossimi 30-40 giorni. Dobbiamo ricordarci sempre che il distanziamento è una forma importante per ridurre la trasmissione del virus. Un altro dato è che si sta abbassando di molto l’età sia dei portatori che dei pazienti: questo da una parte è motivo di preoccupazione perché i più giovani sono spesso paucisintomatici o asintomatici, dall’altra però ci fa stare più tranquilli in quanto presentano meno complicanze e quindi meno frequentemente vanno in terapia intensiva».
Siamo ormai nel periodo delle vacanze estive. Gli spostamenti da una regione all’altra possono influire sulla diffusione del virus?
«È un rischio che esiste sia quando ci si sposta da aree che hanno una maggiore incidenza ad altre con minore, sia quando da una zona con minore incidenza si viaggia verso località turistiche dove sono presenti persone che provengono da un pò tutta Italia. Però se noi manteniamo le misure di prudenza, almeno il distanziamento e l’uso della mascherina quando ci addensiamo, riusciremo a convivere con questi rischi. Sono regole che dovremo mantenere anche nel momento in cui torneremo a lavorare con i mezzi di trasporto pubblico, quando manderemo i nostri figli a scuola e quando le attività lavorative in presenza saranno necessariamente maggiori».
E restando in tema di vacanze, anche l’Abruzzo è una meta turistica.
«È una regione importante dal punto di vista turistico e non si può ammazzare l’economia bloccando tutto. Ma se non rispettiamo le regole del distanziamento e dell’uso della mascherina, corriamo dei rischi».
Quando torneremo alla normalità?
«Per un altro “annetto” conviveremo con questi rischi. Almeno fino alla prossima primavera dovremo mantenere un livello di guardia molto alto, in particolare sotto il profilo comportamentale. Nei prossimi mesi avremo la sovrapposizione con l’influenza e la doppia infezione Covid-influenza per alcune fasce d’età potrebbe essere molto rischiosa. Su questo fronte abbiamo introdotto la gratuità della vaccinazione influenzale per i bambini piccoli e per le persone over 60. La campagna vaccinale, inoltre, quest’anno partirà in anticipo».
Appare sempre più concreta, quindi, la possibilità di una recrudescenza in autunno del coronavirus. È così?
«In autunno ci saranno fattori necessari di aumento dello stare insieme, a tutti i livelli. Si tornerà a vivere maggiormente al chiuso e un ritorno del virus è ipotizzabile. Ci dobbiamo preparare affinché sia la capacità di resilienza del sistema che quella di assistenza siano adeguate. Anche l’app, in funzione di ciò che potrebbe accadere ad ottobre, è uno strumento utile che però è stato scaricato da pochissime persone. Stiamo incentivando a livello nazionale il suo utilizzo per tracciare i casi, perché tutto ciò che non è tracciabile è un pericolo a livello epidemico».
Un’ultima domanda professore. Lei è preoccupato per l’Abruzzo e per quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi?
«Siamo una sede turistica e per questo motivo ci potranno essere casi di importazione, così come ce ne potranno essere altri per mancanza del distanziamento sociale. Accadrà che ci saranno giorni in cui emergeranno piccoli focolai ed altri in cui non si registreranno contagi. La preoccupazione sta nel mancato rispetto delle regole perché potrebbe riattivare delle catene di trasmissione importante. Dobbiamo mantenere una situazione di endemia controllata perché in caso contrario si rischia il ritorno all’epidemia. Andranno gestiti in modo intelligente e con tempestività i piccoli focolai. Che purtroppo continueranno ad esserci».
©RIPRODUZIONE RISERVATA