D'Ambrosio, controlli sui conti
Indagini sui movimenti bancari dell'ex presidente dell'Ato e attuale sindaco di Pianella accusato di aver usato fondi dell'ente per la sua campagna elettorale. Spunta una gola profonda. Indagati anche tre dipendenti
PESCARA. Le carte di credito di Giorgio D'Ambrosio: è anche sui movimenti bancari dell'ex presidente dell'Ato e attuale sindaco di Pianella che gli inquirenti stanno lavorando per ricostruire il percorso e la cifra dei fondi dell'Ato che sarebbero stati usati «indebitamente», per finanziare la campagna elettorale di D'Ambrosio.
I conti di Giorgio D'Ambrosio si vanno ad aggiungere quindi alla mole di documenti sequestrati martedì dagli agenti della Digos negli uffici dell'Ente che gestisce il servizio idrico integrato e nella casa dell'ex leader della Margherita: una documentazione che, per essere esaminata, richiederà l'intervento di un perito, un consulente esterno. La gestione dell'acqua intrecciata alla politica, l'Ato diventata, secondo l'accusa, una «segreteria politica personale», risorse economiche dell'Ente utilizzate per finalità «non istituzionali»: una cifra che deve essere ancora stimata ma che si annuncia consistente. Sono i nodi dell'inchiesta dell'Ato in cui sono indagati per peculato, falso in atto pubblico e abuso d'ufficio D'Ambrosio, nella veste di presidente dell'Ente - carica che ha ricoperto dal 2003 al 2007 - e altri tre dipendenti dell'Ato: l'istruttore amministrativo Vincenzo Di Giamberardino, l'istruttore direttivo amministrativo Fabio Ferrante e il segretario generale Fabrizio Bernardini. Impiegati che, contestualmente, rivestono incarichi pubblici perché Ferrante è assessore a Lettomanoppello, Di Giamberardino è assessore nella giunta Pd di Pianella retta da D'Ambrosio, mentre il pescarese Bernardini lavora in Provincia come segretario generale.
L'inchiesta coordinata dal pm Valentina D'Agostino è nata 7 mesi fa prendendo le mosse da una gola profonda interna all'Ato, qualcuno che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica denunciando presunte irregolarità nell'azienda che gestisce l'acqua, mettendo in dubbio le assunzioni troppo disinvolte e l'uso delle risorse dell'Ente. In particolare, l'inchiesta si concentra su tre anni, dal 2006 al 2008, il periodo in cui D'Ambrosio è stato presidente dell'Ato ma anche quello in cui è stato parlamentare dell'Ulivo. Per l'accusa, D'Ambrosio, insieme ai suoi «più fidati collaboratori», Di Giamberardino e Ferrante, avrebbe utilizzato mezzi e fondi dell'Ente per la sua campagna elettorale e avrebbe usato l'auto di servizio per viaggi privati a Roma. Negli uffici dell'Ato, gli agenti della Digos hanno sequestrato anche tutti i documenti che riguardano i dipendenti, faldoni dell'attività amministrativa fino a registri delle presenze che potrebbero far emergere un quadro poco chiaro dei dipendenti, una sorta di sistema patriarcale in cui a decidere era D'Ambrosio. Intanto, a Lettomanoppello, il capogruppo del Pdl Fulvio Ferrante chiede all'assessore coinvolto nell'inchiesta di fare un passo indietro. «Ferma restando la solidarietà alla vicenda umana dell'amico Fabio Ferrante», dice il capogruppo dell'opposizione, «siamo però quasi costretti ad avanzare la richiesta delle sue dimissioni per garantire il corretto e proficuo funzionamento della giunta». Preoccupazioni vengono espresse anche dai sindacati Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil che, dopo l'incontro con il commissario dell'Ato, Pierluigi Caputi, hanno inviato una nota a tutti i sindaci che appartengono ai Comuni dell'Ente d'ambito territoriale. «Riguardo l'ipotesi di perdita dell'affidamento del servizio idrico da parte della società Sasi», scrivono, «chiediamo l'approvazione delle modifiche statutarie per proseguire l'affidamento nel gennaio 2011».
I conti di Giorgio D'Ambrosio si vanno ad aggiungere quindi alla mole di documenti sequestrati martedì dagli agenti della Digos negli uffici dell'Ente che gestisce il servizio idrico integrato e nella casa dell'ex leader della Margherita: una documentazione che, per essere esaminata, richiederà l'intervento di un perito, un consulente esterno. La gestione dell'acqua intrecciata alla politica, l'Ato diventata, secondo l'accusa, una «segreteria politica personale», risorse economiche dell'Ente utilizzate per finalità «non istituzionali»: una cifra che deve essere ancora stimata ma che si annuncia consistente. Sono i nodi dell'inchiesta dell'Ato in cui sono indagati per peculato, falso in atto pubblico e abuso d'ufficio D'Ambrosio, nella veste di presidente dell'Ente - carica che ha ricoperto dal 2003 al 2007 - e altri tre dipendenti dell'Ato: l'istruttore amministrativo Vincenzo Di Giamberardino, l'istruttore direttivo amministrativo Fabio Ferrante e il segretario generale Fabrizio Bernardini. Impiegati che, contestualmente, rivestono incarichi pubblici perché Ferrante è assessore a Lettomanoppello, Di Giamberardino è assessore nella giunta Pd di Pianella retta da D'Ambrosio, mentre il pescarese Bernardini lavora in Provincia come segretario generale.
L'inchiesta coordinata dal pm Valentina D'Agostino è nata 7 mesi fa prendendo le mosse da una gola profonda interna all'Ato, qualcuno che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica denunciando presunte irregolarità nell'azienda che gestisce l'acqua, mettendo in dubbio le assunzioni troppo disinvolte e l'uso delle risorse dell'Ente. In particolare, l'inchiesta si concentra su tre anni, dal 2006 al 2008, il periodo in cui D'Ambrosio è stato presidente dell'Ato ma anche quello in cui è stato parlamentare dell'Ulivo. Per l'accusa, D'Ambrosio, insieme ai suoi «più fidati collaboratori», Di Giamberardino e Ferrante, avrebbe utilizzato mezzi e fondi dell'Ente per la sua campagna elettorale e avrebbe usato l'auto di servizio per viaggi privati a Roma. Negli uffici dell'Ato, gli agenti della Digos hanno sequestrato anche tutti i documenti che riguardano i dipendenti, faldoni dell'attività amministrativa fino a registri delle presenze che potrebbero far emergere un quadro poco chiaro dei dipendenti, una sorta di sistema patriarcale in cui a decidere era D'Ambrosio. Intanto, a Lettomanoppello, il capogruppo del Pdl Fulvio Ferrante chiede all'assessore coinvolto nell'inchiesta di fare un passo indietro. «Ferma restando la solidarietà alla vicenda umana dell'amico Fabio Ferrante», dice il capogruppo dell'opposizione, «siamo però quasi costretti ad avanzare la richiesta delle sue dimissioni per garantire il corretto e proficuo funzionamento della giunta». Preoccupazioni vengono espresse anche dai sindacati Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil che, dopo l'incontro con il commissario dell'Ato, Pierluigi Caputi, hanno inviato una nota a tutti i sindaci che appartengono ai Comuni dell'Ente d'ambito territoriale. «Riguardo l'ipotesi di perdita dell'affidamento del servizio idrico da parte della società Sasi», scrivono, «chiediamo l'approvazione delle modifiche statutarie per proseguire l'affidamento nel gennaio 2011».
© RIPRODUZIONE RISERVATA