D'Annunzio, disagi a Lingue, Ingegneria e Architettura. Di Ilio: "Già al lavoro gli studenti"
Il rettore risponde alle critiche arrivate dai suoi studenti del polo didattico di viale Pindaro a Pescara e invita i ragazzi a "portare un po’ di pazienza"
PESCARA. Ha dimostrato di non avere peli sulla lingua e di non pensarci due volte ad attaccare la politica dei tagli al sistema universitario perpetrata dai rappresentanti del Governo. Ma di fronte alle critiche arrivate dai suoi studenti del polo didattico di viale Pindaro, il rettore dell’ateneo D’Annunzio Carmine Di Ilio non può fare altro che invitare i ragazzi a portare un po’ di pazienza «in vista di una fase di transizione che sapevamo non essere per niente indolore».
La riorganizzazione dell’università D’Annunzio e la trasformazione delle vecchie facoltà nei più moderni dipartimenti, come prevede la riforma dell’istruzione varata dall’ex ministro Mariastella Gelmini, sta scompaginando il tradizionale sistema didattico e formativo con il trasferimento di una serie di funzioni e competenze che vanno a minare non solo lo statuto dell’ateneo di Chieti e Pescara, ma anche la sostanza.
«In questo momento qualche disguido ci può stare, lo avevamo messo in conto», dice il rettore rispondendo agli allievi di Ingegneria delle costruzioni e Tecniche del costruire che si sono lamentati per i carichi didattici squilibrati tra il primo e il secondo semestre e delle difficoltà concrete a seguire in contemporanea fino a sei materie diverse, tutte molto complicate, dovendo portare a casa, a fine anno, ben 45 crediti rispetto ai 15 dei primi sei mesi. Il tutto per evitare di finire fuori corso e laurearsi in tempo.
«Comprendiamo le ragioni degli studenti», aggiunge Di Ilio, «e anche le difficoltà incontrate a Lingue e Architettura con le aule troppo piene e la mancata comunicazione degli orari delle lezioni e degli esami. Vogliamo farci carico di questi problemi e stiamo già lavorando per risolverli, ho già allertato i neo presidenti dei corsi di laurea che nei prossimi giorni sicuramente si daranno da fare».
Mentre gli studenti hanno in programma per la prossima settimana un’assemblea all’interno del polo di viale Pindaro, a Pescara, allargata ai docenti e ai responsabili dei diversi insegnamenti, il rettore Carmine Di Ilio, statuto alla mano, invita gli universitari a raccontare la propria esperienza ai rappresentanti della consulta degli studenti che sono stati eletti a giugno 2012. «Il potere decentrato deve essere messo in condizione di funzionare correttamente», spiega il rettore, «abbiamo un organo competente, la consulta degli studenti appunto, che può portare la questione all’attenzione dei tavoli istituzionali e verificare se ci sono le condizioni per chiedere di intervenire in maniera concreta sulla suddivisione dei corsi. E allora perché non farne uso?».
Il nuovo organo collegiale, nato per effetto della riforma Gelmini, infatti, pur non avendo alcun potere decisionale, è chiamato ad esprimere un proprio parere su una serie di argomenti che riguardano gli iscritti ed è obbligato a trasmettere ogni comunicazione sia al rettore e sia al consiglio di amministrazione e al senato accademico. Non nasconde le difficoltà, ma tira in ballo «l’applicazione della riforma, le difficoltà nel far quadrare i conti e la carenza cronica di strutture» anche Francesco Girasante, presidente del corso di laurea triennale in Ingegneria delle costruzioni. «Ci troviamo in una fase caotica», dice, «con alcuni docenti che rispondono a metà tra un dipartimento e l’altro ed altri che sono andati in pensione e che non abbiamo potuto rimpiazzare perché la legge ce lo impedisce. Di contro continuano ad aumentare le immatricolazioni: 280 lo scorso anno e quasi 250 a settembre».
Con la nuova normativa, Ingegneria delle costruzioni è confluita nel dipartimento di Ingegneria e Geologia, diretto dal professore Enrico Spacone. «La massa di allievi», aggiunge Girasante, «è diventata imponente, mentre le aule e i laboratori di viale Pindaro sono sempre gli stessi. Inoltre è bastato non essere riusciti ad attivare in tempo due corsi previsti nel primo semestre del secondo anno, che i carichi didattici si sono concentrati nel secondo semestre, sbilanciando di fatto l’impegno dei ragazzi». Secondo il presidente di Ingegneria delle costruzioni è necessario «rimboccarsi le maniche almeno per un anno, in attesa di tempi migliori. Se avessimo la disponibilità di un numero maggiore di professori», conclude, «non ci troveremmo in questa situazione. Ma la colpa non è dell’ateneo, ma della mancanza delle condizioni legislative per assumere nuovo personale».
Ylenia Gifuni
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