Dall’Abruzzo delle contrade sognavano di abbattere lo Stato
La mappa dell’attività del gruppo dell’ultradestra, dai Forum sul territorio ai contatti in tutta Italia Regione-laboratorio: incontri per diffondere e sviluppare l’ideologia e le progettualità eversive
L’AQUILA. S’incontravano a Fara Filiorum Petri per mettere a punto i loro piani, ma le farchie che volevano accendere erano di tutt’altro tipo. Gli eversori dell’ultradestra, nati e cresciuti nelle periferie e nelle case sparse delle mille contrade dell’Abruzzo, sognavano di distruggere l’ordine costituito partendo dai campi hobbit nei centri rurali per arrivare a Roma. Per abbattere «lo Stato-fantoccio», per dirla col loro ideologo di riferimento, il 93enne Rutilio Sermonti. A Roma per colpire. Da Napolitano a Boldrini, da Kyenge a Monti. Sogni (quanto realizzabili non si sa, ma comunque considerati un pericolo reale e imminente da Ros, Procura e gip dell’Aquila) interrotti dal brusco risveglio di due mattine fa coi 14 arresti (otto abruzzesi) per associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico.
CONFEDERATIO. Si chiama Confederazione delle comunità di popolo il movimento di estrema destra nato nel 2011, ispirato al nazionalismo, caratterizzato, come sostengono gli investigatori, «da marcate connotazioni xenofobe. Sembra trattarsi di un movimento aperto in quanto a esso appartengono estremisti di destra e altre persone che, pur non avendo una specifica identità politica, sono favorevoli ad azioni forti nei riguardi di organismi considerati responsabili o corresponsabili dell’attuale difficile situazione economica, come ad esempio Equitalia». Questo soggetto politico «operativo in diverse regioni italiane e che emerge intenzionato a compiere azioni di rivolta contro il governo», nell’Abruzzo delle periferie ha trovato il suo terreno di coltura. A questo sodalizio, così come agli altri gruppi, quali i «Nazionalisti friulani» e il «Movimento uomo nuovo», volevano unirsi i sodali di «Avanguardia ordinovista». Sul doppio binario attentati-politica.
ESPERIMENTO ABRUZZO. Nell’autunno 2012, nel corso di una riunione di «Confederatio» in un albergo di Fara Filiorum Petri (Chieti), sarebbe emersa, per l’accusa, «l’intenzione di utilizzare il territorio abruzzese quale area di esperimento politico». A quell’incontro erano presenti, come si legge nell’ordinanza custodiale, «Franco La Valle, Franco Montanaro, Roberto Di Santo e Stefano Manni, insieme ad altre persone. A quell’incontro ne seguirono altri, a Montesilvano e a Lanciano. Di uno di questi incontri i sodali del gruppo hanno dato notizia attraverso Facebook: «Dal mitico balcone Manni, un saluto romano a tutti!», scrive l’arrestata Maria Grazia Callegari.
NAZIONALISMO D’ASSALTO. Il tema del forum «Nazionalismo d’assalto, una realtà europea» non lascia spazio a dubbi, per l’accusa, sulle reali intenzioni dei simpatizzanti: mettere in atto azioni di rivolta in tutta Italia. La questura di Chieti, nell’aprile 2013, ha appreso di una riunione (poi annullata per motivi organizzativi) da tenersi a Grosseto tra personaggi di estrema destra, preparatoria di possibili atti dimostrativi eclatanti o attentati da attuarsi a Roma e Milano. Se ne parlava su Facebook nel profilo «Capitan America». Il 10 aprile 2013 un incontro analogo avviene nel Pescarese.
«CHI HA PARLATO MUORE». Il gruppo abruzzese, nel 2013, è scosso dalla notizia dell’arresto di Roberto Di Santo, il bombarolo di Roccamontepiano che ha messo a segno azioni violente nel Chietino e nel Pescarese. Dopo la latitanza e l’arresto il gruppo si riunisce per esaminare la situazione. Franco La Valle (tra gli arrestati del blitz di due giorni fa) afferma: «Noi ci siamo incontrati 7 persone alla stazione, gli ho detto chi ha parlato muore e cioè Roberto uscirà mo’, uscirà, eh, chi ha parlato muore perché noi alla fine...cioè l’azione non si è fatta, non è stato fatto niente di eclatante...il gruppo va smantellato e rifatto».
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