Dalle monete all’Iphone ecco gli oggetti smarriti

Viaggio nell’ufficio comunale che custodisce tutte le cose trovate in città L’addetto: con la crisi sempre più rara la merce preziosa, portafogli sempre vuoti

PESCARA. C’è chi perde l’Iphone 3, il Samsung Gt o un Lg610, chi il mazzo delle chiavi di casa, della macchina e della moto compreso il portachiavi a forma di elefante a righe, chi la borsetta con dentro due preservativi marca Serena, chi una collezione di monete straniere e chi un computer portatile Acer. E poi ci sono Antonio Mattioli ed Ermanno D’Onofrio che custodiscono gli oggetti smarriti: sono loro, Mattioli e D’Onofrio, il punto d’incontro tra quelli che perdono e quelli che trovano. Al primo piano del municipio, in piazza Italia, Mattioli e D’Onofrio portano avanti l’ufficio Oggetti smarriti del Comune, un imbuto di tutto quello che si perde e si trova. «Se va bene, riusciamo a riconsegnare gli oggetti smarriti», spiega D’Onofrio, «altrimenti, dopo poco più di un anno, quegli oggetti diventano di proprietà di chi li ha trovati oppure, se nessuno ne rivendica la proprietà compreso il trovatore, prendono la via della discarica in caso di merce di scarso valore o si danno in beneficenza». Ma con la crisi che è diventata compagna di vita di tanti pescaresi anche il deposito comunale si svuota: «Affinché il nostro servizio funzioni», spiega D’Onofrio, uno che oltre agli oggetti smarriti deve pensare anche al parco auto del Comune che conta più di duecento mezzi, «serve la collaborazione dei cittadini». Un esempio fotografa la realtà: «Di oggetti preziosi come bracciali in oro non se ne vedono più da tanto tempo», dice il dipendente comunale, «magari qualcuno ci porta qualche anello, anzi, sarebbe meglio chiamarlo anellino». Sì perché chi trova un oggetto in oro, complice la crisi, è più facile che entri in un compro oro che all’ufficio Oggetti smarriti. Anche i telefonini di ultima generazione sono sempre più rari: «E chi ci porta un telefono costoso», racconta D’Onofrio, «poi, lo marca stretto perché, dopo più di un anno, può appropriarsene». Così, nell’armadio cassaforte, insieme a un Iphone 3, ci sono un paio di Samsung Gt e poi esemplari di archeologica cellulare: così da una busta spunta anche un Trium con la scheda del gestore telefonico Blu.

I soldi, invece, sono più unici che rari all’ufficio Oggetti smarriti: «I portafogli arrivano qui sempre vuoti», sorride D’Onofrio. Gli ultimi contanti, custoditi nella cassaforte, li hanno portati i carabinieri: 1.250 euro. Per il resto, gli unici soldi pervenuti sono quelli contenuti in un libro di monete da collezione: al di là della copertina blu senza nessuna scritta, ci sono monete straniere custodite in scompartimenti di plastica trasparente.

I mazzi di chiavi sono una costante per Mattioli e D’Onofrio e le telefonate di chi le ha persi sono tante visto che cambiare la serratura è un affare che si aggira sui 150 euro. «Quando si trova un mazzo di chiavi in mezzo alla strada», consiglia D’Onofrio, «è meglio lasciarlo lì che prenderlo e portarlo in un bar o in un negozio vicino. Infatti, chi si accorge di aver perso le chiavi, ripercorre la strada per cercarle e non può chiedere in tutte le attività commerciali se per caso le avessero trovate. La cosa migliore è raccoglierle e portarle da noi: soltanto così è possibile». Ma quello di piazza Italia – il telefono è 085.4283314 – non è l’unico ufficio che custodisce gli oggetti perduti: anche Attiva e la polizia municipale hanno un ufficio dedicato. Anzi, la polizia municipale ha aperto anche uno spazio su Internet. Sul sito www.poliziamunicipalepescara.it, nella sezione oggetti rinvenuti che si trova sulla destra della pagina, è possibile guadare anche le foto degli oggetti: in bacheca ce ne sono 17, dai cellulari alle chiavi. Per informazioni, l’ufficio dedicato dei vigili urbani risponde allo 085.3737248. «Noi ci impegnamo», assicura D’Onofrio, «ma serve il senso civico della gente».

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