attacco a d’alfonso

Di Carlo e Testa «Grande Pescara il progetto si è bloccato»

PESCARA. «Giorni fa, presentando la proposta di legge sull'Aquila capoluogo di regione, il presidente della Regione Luciano D'Alfonso ha fatto sfoggio di tutta la sua arroganza, affermando: “terremo...

PESCARA. «Giorni fa, presentando la proposta di legge sull'Aquila capoluogo di regione, il presidente della Regione Luciano D'Alfonso ha fatto sfoggio di tutta la sua arroganza, affermando: “terremo conto anche dell'esito referendario sulla Grande Pescara con appositi strumenti”». È quanto ha dichiarato Alessio Di Carlo, ex candidato sindaco nelle scorse elezioni di giugno e promotore del progetto della Grande Pescara, cioè dell’unione dei tre Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore.

«Il nostro presidente», ha detto con sarcasmo Di Carlo, «al quale come sempre piace esprimersi con locuzioni bizantine, ma del tutto prive di reale contenuto, deve arrendersi dinanzi all'evidenza che alla Regione non spetta il compito di tenere conto, ma di recepire la volontà degli elettori e che non di appositi strumenti c'è bisogno, ma solo di una legge regionale che istituisca il Comune della Nuova Pescara, così come richiesto dalla maggioranza dei cittadini di Spoltore, di Montesilvano e di Pescara». «Tutto il resto», ha proseguito, «sono chiacchiere in politichese arcaico, di cui Luciano D'Alfonso resta un maestro indiscusso».

Polemico è stato anche il capogruppo in Comune di Ncd Guerino Testa, anche lui ex candidato sindaco, favorevole al progetto di fusione dei tre territori. «La Regione», ha affermato, «si preoccupa giustamente dell'Aquila e della sua ricostruzione, raschia il fondo del barile per destinare risorse al capoluogo abruzzese colpito dal terremoto, ma dimentica, purtroppo colpevolmente, di occuparsi della fusione dei Comuni di Pescara, Spoltore e Montesilvano. Fusione che consentirebbe un risparmio di 15 milioni di euro l'anno di fondi pubblici da reinvestire proprio sul nostro territorio». Testa ha sollecitato una «presa di posizione netta del Comune e del sindaco Marco Alessandrini», e ha chiesto al primo cittadino di «rompere gli indugi ed esprimersi in maniera chiara sul da farsi, considerato che non si può ignorare il voto dei mesi scorsi in merito al referendum».

«Il 25 maggio 2014», ha ricordato, «il 71% dei pescaresi ha chiesto, votando sì al referendum sulla fusione, una diversa organizzazione dei tre Comuni, più efficiente e meno costosa, con uno snellimento della macchina amministrativa, un taglio delle spese della politica e una semplificazione a beneficio di famiglie e imprese. È inaccettabile che la volontà dei pescaresi sia stata chiusa a chiave in un cassetto della Regione. È possibile che il Comune stia dalla parte di chi si è sempre opposto e continua anche oggi ad opporsi alla crescita e allo sviluppo di Pescara e vuole, di conseguenza, affossare il progetto di fusione. Ma va detto ai cittadini».

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