Di Mattia accerchiato, tre fronti aperti
Il sindaco stretto tra le divisioni degli ex Idv, il nuovo gruppo di Tereo e gli attacchi del consigliere Pd Di Stefano
MONTESILVANO. Se pensavate che, dopo l’azzeramento della giunta e il rimpasto degli assessori, l’amministrazione Di Mattia sarebbe ripartita come un treno, forse, vi siete sbagliati. A quasi un anno dalle elezioni, il sindaco, ex Idv passato al Pd, si ritrova accerchiato e deve fare i conti con almeno tre fronti ancora aperti. Dagli ex Idv che si dividono tra favorevoli al primo anno di Attilio Di Mattia e contrari, al gruppo a 4 consiglieri di maggioranza fondato dal presidente Fli del consiglio comunale Carlo Tereo de Landerset fino al consigliere Pd Gabriele Di Stefano che, un giorno sì e l’altro pure, attacca la maggioranza, parla di «fallimento» e si comporta come se fosse all’opposizione.
Ex Idv divisi. Da domenica scorsa il sindaco è attore protagonista di uno scontro tra gli ex Idv. Il primo ad andare all’attacco è stato Emanuele Mancinelli, referente regionale del Movimento Arancione Abruzzo, uno che dalla prima ora si era schierato con Di Mattia: «Ti ho dato un anno di tempo, pensando con ottimismo che la separazione politica tra noi, i cittadini attivi che ti hanno supportato e te, eletto dal popolo, non avrebbe compromesso ciò che ci eravamo proposti di fare per questa sventurata e deturpata cittadina. Da oggi, mi impegnerò a far sì che emergano nell’opinione pubblica tutti i provvedimenti contro quel programma che conservo ancora gelosamente tra i miei file sul pc. Ti auguro redenzione», così termina la lettera che ha fatto il giro dei politici dopo la pubblicazione sulla pagina Facebook di Di Mattia.
Rabbia Chiarieri. Per rispondere a Mancinelli sono intervenuti il consigliere regionale Camillo Sulpizio, il consigliere provinciale Domenico Donatelli e il consigliere di Pianella Gianni Filippone: «Noi che abbiamo vissuto l’esperienza nell’Italia dei Valori e abbiamo condiviso il percorso politico di Di Mattia non possiamo che esprimere un sostegno morale convinto all’attività del sindaco impegnato quotidianamente nei tanti problemi di una città complessa con una scarsità di risorse a disposizione». Se la difesa d’ufficio del sindaco è arrivata da fuori Montesilvano, dalla città l’unica voce che si è levata è quella di Camillo Chiarieri, ex coordinatore cittadino dell’Idv di Montesilvano che si dice «nauseato dal tristissimo finale di quell’avventura» e cioè l’elezione di Di Mattia. «La squadra di persone capaci, pulite, entusiaste e coraggiose che a Montesilvano, sotto la bandiera dell’IdV, sostenne Di Mattia fino alla sua vittoria non esiste più», dice Chiarieri, «resistemmo ancora alcuni mesi dopo le elezioni, ma per tutti noi fu troppo cocente la delusione umana e politica nel vedere che eravamo stati ferocemente traditi sia da chi si diceva nostro amico e invece ci aveva usati solo per raggiungere i suoi scopi, che da chi era interessato a mercanteggiare quella vittoria su tavoli politici più importanti. Lo slogan elettorale di Di Mattia era “Cambiare il presente, immaginare il futuro”. Ora, a più di un anno dalla sua vittoria elettorale direi che la missione è quasi compiuta: il “presente” è cambiato, in peggio; il “futuro” ormai i montesilvanesi lo immaginano come uno di quei film post-apocalittici degli anni Settanta: macerie, sparatorie, rapine, droga e mostri radioattivi che escono fuori dal fiume avvelenato».
Tereo c’è. Annunciano «fedeltà» alla maggioranza ma sottolineano anche che non saranno yes-men. Lo dicono Tereo de Landerset e gli altri componenti del nuovo gruppo Montesilvano in Comune, i consiglieri Lorenzo Silli, Fabio Petricca e Stefano Di Felice. Ribelli dentro il centrosinistra? Loro, che hanno un punto di riferimento nell’assessore Mario Fusco, assicurano che non sarà così. Ma il gruppo è un problema in più da gestire per Di Mattia: se i 4 di Montesilvano in Comune decidessero di mettersi di traverso, l’amministrazione comincerebbe ad avere problemi di numeri visto che il sostegno dell’Udc a Di Mattia potrebbe non essere eterno e poi nella maggioranza c’è un consigliere che sembra sempre più dell’opposizione.
Caso Di Stefano. Protesta contro l’amministrazione Di Mattia. Non è uno della minoranza ma il consigliere Pd Di Stefano si comporta quasi se lo fosse. È una mina vagante del centrosinistra e Di Mattia, quindi, non può essere più certo del suo appoggio. E non è detto che i ferri diventino ancora più corti: del resto, raccontano fonti del Comune, accade che Di Stefano «non sia chiamato a tutte le riunioni di maggioranza». Una posizione, quella del consigliere Pd, che non è nuova: fu proprio lui a garantire la sopravvivenza all’amministrazione Cordoma e da lì cominciò un periodo di scontri interni che culminò con la cacciata dal Pd. Il partito, poi, a ridosso delle elezioni ci ripensò e candidò Di Stefano.
«Vergogna». L’ultimo episodio in consiglio, dopo le polemiche per le dimissioni di Giovina D’Ortenzio da presidente dell’Azienda speciale, Di Stefano lo racconta così: «Durante il consiglio comunale ho provato a far passare un ordine del giorno che permettesse il reintegro di D’Ortenzio. Un consigliere della minoranza ha ribattutto che potevo proporre la stessa istanza solo attraverso una mozione per la quale necessitavo di tre firme. Per le firme non ho trovato l’appoggio della maggioranza ma sono riuscito a raccogliere le firme dei consiglieri di minoranza Paolo Cilli, Ottavio De Martinis ed Ernesto De Vincentiis. Preparata la mozione, gran parte dei consiglieri di maggioranza ha abbandonato l’aula per far cadere il numero legale mentre, insieme a me, sono rimasti in aula i consiglieri di maggioranza Stefania De Nicola, Fabio Vaccaro, Petricca e Tereo de Landerset, e Cilli, De Martinis, De Vincentis e Francesco Maragno della minoranza. È stata una scena vergognosa».
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