«Difendere gli operai e il salario»
Vendola: la crisi è pagata da pensionati e famiglie
PESCARA. Defiscalizzazione degli ammortizzatori sociali, blocco dei licenziamenti, ossigeno ai redditi dei ceti popolari. Sono solo alcune delle proposte che Nichi Vendola lancia al governo Berlusconi per uscire dalla crisi. «Niente di rivoluzionario», ha detto ieri il governatore della Regione Puglia parlando a Pescara, «sono strumenti classici». E poi giù critiche al governo che «nega la crisi e accusa di catastrofismo chi ne parla. In Italia», ha detto Vendola rivolgendosi a una sala affollata dell’auditorium Petruzzi, «si pensa che la politica economica la debba fare Marchionne e le Regioni non vengono considerate, ma noi vogliamo dire la nostra e io voglio dire che nel dare i soldi alle imprese vanno poste delle condizioni».
«E poi», ha aggiunto, «è insopportabile che in questo Paese non si possa parlare di politica industriale e c’è da stare attenti quando la Marcegallia parla di liberalizzazione dei servizi pubblici locali perché la prima cosa a rischio è l’acquedotto pugliese». Il candidato al parlamento europeo di «Sinistra e libertà», arrivato in Abruzzo per promuovere la sua candidatura, ha parlato di un’Italia che vive «uno dei più bui della notte della Repubblica», un’Italia dove si registra il «disprezzo della democrazia parlamentare», dove ogni giorno «la realtà e più cupa e si sposta la soglia di rappresentazione simbolica della democrazia».
In questo Paese dove la crisi investe non solo l’economia ma anche i diritti civili e sociali e dove “la pornografia si è fatto Stato”». Vendola non si sente «uno sconfitto, ma un esule nella propria patria». Il liberismo economico non piace neppure a Daniela Santroni, ex consigliere regionale di Rifondazione comunista oggi candidata al Parlamento europeo con «Sinistra e libertà». «Per noi», ha detto ieri sedendo a fianco a Vendola, «la libertà è intesa come libertà di scegliere e riteniamo che si debba poter scegliere come vivere, con chi vivere, e anche come morire, visto che di questi argomenti se n’è parlato tanto dentro e fuori i palazzi romani».
Puntando all’Europa Santroni conta di di far entrare in parlamento il mondo femminile e «sdoganare così la cultura in base alla quale le donne devono avere o una bella presenza o grandi competenze. Agli uomini, però, non si chiedono mai grandi competenze, e questo non va bene», ha commentato. Da respingere, per la Santroni, anche il «malcostume che vuole il parlamento europeo come una specie di tram, sul quale si viaggia fino a quando si trova un altro incarico».
Non è questo l’obiettivo dell’ex consigliere regionale abruzzese: lei vuole aiutare questa regione, ad esempio promuovendo una battaglia per far rientrare l’Abruzzo nell’obiettivo 1, specie oggi che bisogna fronteggiare le conseguenze del terremoto. «Sinistra e libertà» sa che un pericolo è rappresentato dalla soglia di sbarramento del 4 per cento, ma «non ci fa paura», ha detto Gianni Melilla, «E’ chiaro che questa operazione, portata avanti da Pd e Pdl, è stata fatta contro di noi, per non farci eleggere. Noi riteniamo che sia una vera porcata, ma lavoreremo per superare questo scoglio».
«E poi», ha aggiunto, «è insopportabile che in questo Paese non si possa parlare di politica industriale e c’è da stare attenti quando la Marcegallia parla di liberalizzazione dei servizi pubblici locali perché la prima cosa a rischio è l’acquedotto pugliese». Il candidato al parlamento europeo di «Sinistra e libertà», arrivato in Abruzzo per promuovere la sua candidatura, ha parlato di un’Italia che vive «uno dei più bui della notte della Repubblica», un’Italia dove si registra il «disprezzo della democrazia parlamentare», dove ogni giorno «la realtà e più cupa e si sposta la soglia di rappresentazione simbolica della democrazia».
In questo Paese dove la crisi investe non solo l’economia ma anche i diritti civili e sociali e dove “la pornografia si è fatto Stato”». Vendola non si sente «uno sconfitto, ma un esule nella propria patria». Il liberismo economico non piace neppure a Daniela Santroni, ex consigliere regionale di Rifondazione comunista oggi candidata al Parlamento europeo con «Sinistra e libertà». «Per noi», ha detto ieri sedendo a fianco a Vendola, «la libertà è intesa come libertà di scegliere e riteniamo che si debba poter scegliere come vivere, con chi vivere, e anche come morire, visto che di questi argomenti se n’è parlato tanto dentro e fuori i palazzi romani».
Puntando all’Europa Santroni conta di di far entrare in parlamento il mondo femminile e «sdoganare così la cultura in base alla quale le donne devono avere o una bella presenza o grandi competenze. Agli uomini, però, non si chiedono mai grandi competenze, e questo non va bene», ha commentato. Da respingere, per la Santroni, anche il «malcostume che vuole il parlamento europeo come una specie di tram, sul quale si viaggia fino a quando si trova un altro incarico».
Non è questo l’obiettivo dell’ex consigliere regionale abruzzese: lei vuole aiutare questa regione, ad esempio promuovendo una battaglia per far rientrare l’Abruzzo nell’obiettivo 1, specie oggi che bisogna fronteggiare le conseguenze del terremoto. «Sinistra e libertà» sa che un pericolo è rappresentato dalla soglia di sbarramento del 4 per cento, ma «non ci fa paura», ha detto Gianni Melilla, «E’ chiaro che questa operazione, portata avanti da Pd e Pdl, è stata fatta contro di noi, per non farci eleggere. Noi riteniamo che sia una vera porcata, ma lavoreremo per superare questo scoglio».