Discarica Bussi, la difesa vuole nuove analisi

Chiesto l'incidente probatorio per ricostruire i percorsi delle acque di falda

PESCARA. Ricostruire i percorsi delle acque di falda e la contaminazione dalle sorgenti ai pozzi: è questo lo scopo dell'incidente probatorio chiesto dagli avvocati degli imputati dell'ex Montedison.

Nella nuova udienza sul disastro ambientale di Bussi sul Tirino - la discarica dei veleni scoperta tre anni fa, quasi due milioni di suolo contaminato e 27 indagati - i legali dei vertici della società che fino al 2001 ha gestito il polo chimico hanno chiesto al giudice dell'udienza preliminare Luca De Ninis di disporre l'incidente probatorio per acquisire prove attraverso analisi, prelievi sulle acque e perforazioni. Una perizia chimica e idrogeologica che si rende necessaria, per i legali, perché «le verifiche tecniche effettuate non sono sufficienti e l'incidente probatorio è lo strumento che può (e deve) consentire la completezza di indagini». Il gup deciderà se accogliere o meno l'istanza nella prossima udienza del 9 luglio alle 9.30 ma, intanto, la procura e le parti civili hanno già espresso parere negativo. Per loro, le nuove perizie - che avrebbero una durata da quattro a otto mesi - dilaterebbero i tempi dell'udienza preliminare e ritarderebbero l'attività prioritaria sulla discarica, cioé la messa in sicurezza. In attesa della decisione, ieri mattina, nella prima parte dell'udienza nell'aula 6, De Ninis ha rigettato l' istanza con cui era stata sollecitata la perizia idrogeologica e ha respinto la richiesta di audizione dei consulenti tecnici della difesa come Bruno Celico, docente all'università Federico II di Napoli, autore della relazione che mira a escludere il nesso causale tra la contaminazione dei siti e quelle delle acque.

Per il gup De Ninis, come è scritto nell'ordinanza, la relazione idrogeologica presenta dei «limiti», «una visione per così dire parcellizzata dell'imputazione che non permette di delineare una ricostruzione realmente alternativa delle cause della contaminazione contestata». Nella relazione, afferma il giudice, ci sono «dati già a disposizione dei consulenti del pm» e «il ragionamento di Celico non pare idoneo ad escludere il contributo causale». Quasi tre pagine del provvedimento che ridimensionano la perizia idrogeologica, mentre quella tossicologica viene liquidita in poche righe: «Il problema del pericolo per la salute pubblica», scrive il gup, «sembra sia stato confinato più ad argomenti di natura giuridica che non a questioni inerenti il grado di potabilità delle acque».

Il gup ha accolto comunque tutte le relazioni tecniche presentate dai difensori e dalle parti civili, in tutto 16 tra ministero dell'Ambiente, Regione, Comuni più colpiti - Bussi, Tocco e Castiglione - Solvay e le associazioni Italia nostra, Wwf, Legambiente. La documentazione prodotta dalle parti civili contiene tra l'altro relazione tecnica-idrogeologica, un'altra sui pericoli della salute e un'indagine epidemiologica sui cittadini esposti agli inquinanti.

Soddisfazione per le perizie accolte, ma le associazioni sono ancora in attesa, ad esempio, della messa in sicurezza della discarica, il cui progetto presentato da Adriano Goio, sarebbe stato contestato dal pm Anna Rita Mantini e ritenuto «inadeguato». Le associazioni si appellano ancora al presidente Gianni Chiodi affinché intervenga sulla messa in sicurezza della discarica. Intanto, il vicesindaco di Bussi, Giulio Di Berardino, ha annunciato un consiglio straordinario per sabato o al massimo per la prossima settimana. Tra i motivi, la formazione di un comitato o di una consulta di cittadini per affrontare proprio la questione della messa in sicurezza del sito.

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