La discarica dei veleni a Bussi sul Tirino

PESCARA

Discarica dei veleni, inchiesta sulla mancata bonifica

 A 13 anni dalla prima indagine, la procura apre un nuovo fascicolo contro ignoti sulla mega area di Bussi sul Tirino piena di rifiuti tossici

PESCARA. La magistratura di Pescara torna a mettere le mani sulla infinita storia della mega discarica di rifiuti tossici e nocivi di Bussi. Tutte le alterne vicende delle ultime settimane sulla questione della mancata bonifica del sito, sull'annullamento della gara, sulle polemiche politiche che ne hanno fatto seguito, hanno indotto la procura della Repubblica di Pescara ad aprire un fascicolo, attualmente contro ignoti, per un’ipotesi di reato che è quella di omessa bonifica del sito. Il fascicolo è nelle mani del procuratore aggiunto, Anna Rita Mantini, che è anche il coordinatore del settore relativo ai reati ambientali, e del collega Luca Sciarretta.

Il pm Anna Rita Mantini

SCANDALO DAL 2007. Occorre fare chiarezza su questa vicenda così complessa e piena di sfaccettature, dove sostanzialmente al centro c'è e ci è sempre stata, al di là delle questioni penali, soltanto una problematica di natura economica. Adesso che tutti i passaggi burocratico-amministrativi sono stati conclusi, la procura può tornare a mettere di nuovo le mani su questo scandalo che va avanti dal 2007, da quando cioè gli uomini dello scomparso generale della forestale, Guido Conti, scoprirono la più grossa discarica di rifiuti tossici e nocivi d'Europa.

RESPONSABILITÀ EDISON. Da allora è stato un susseguirsi di alterne vicende su questa storia, dove non sono mancati "veleni", diversi da quelli interrati negli anni, che hanno finito per toccare anche il giudice che aveva emesso la sentenza penale di primo grado, per arrivare all'ultimo grado di giudizio dove, nel 2018 e dunque dopo ben 11 anni di lotte giudiziarie, sono scattate le scontate prescrizioni e qualche assoluzione. Ma un punto è rimasto fermo: la responsabilità di chi ha inquinato, e cioè la Edison, che dovrà pagare le spese di bonifica. E questo importante e storico passaggio è stato oggetto dell'ultima decisione del Consiglio di Stato che ha confermato la decisione del Tar Abruzzo, attribuendo alla Edison la responsabilità di agire nella bonifica delle aree altamente inquinate 2A e 2B a ridosso del centro abitato di Bussi sul Tirino.

IL CONSIGLIO DI STATO. Edison aveva infatti opposto ricorso contro la decisione di primo grado, ma il Consiglio di Stato ha sostanzialmente confermato in toto quella decisione, presa peraltro sulla scorta di una precisa e dettagliata relazione e sulla documentazione prodotta dalla Provincia di Pescara, frutto del lavoro che in prima persona ha profuso l'ex presidente Antonio Di Marco, che aveva emesso il provvedimento contro Edison, poi impugnato. Quindi, assodato che quest'ultima deve occuparsi della bonifica, restava da verificare che fine avrebbero fatto i 50 milioni di euro che erano stati stanziati dal ministero dell'Ambiente per quella stessa bonifica, soprattutto alla luce dell'annullamento della gara a opera dello stesso ministero. Ed è su questo aspetto che si è aperta la polemica politica tra l'attuale giunta di centrodestra della Regione, con in testa il governatore Marco Marsilio, il sindaco di Bussi Salvatore Lagatta e i rappresentanti delle forze che compongono il Governo Conte.

I 50 MILIONI DI EURO. Il timore era che quei 50 milioni, peraltro attualmente restituiti dal ministero dell'Ambiente a quello dell'Economia, venissero cancellati dopo l'ultima sentenza del Consiglio di Stato. Ma sul punto era intervenuto qualche giorni fa anche il sottosegretario all'Ambiente, Roberto Morassut proprio per rispondere alle accuse della Regione Abruzzo. «Il ministero», aveva detto, «ha agito in piena coerenza e correttezza a tutela del territorio e dei cittadini abruzzesi», e poi ancora che «le risorse pubbliche già destinate alla bonifica per 50 milioni di euro, torneranno a breve nella disponibilità del ministero e potranno essere utilizzate, d'intesa con la Regione Abruzzo, per altri interventi di bonifica all'interno dello stesso sito».

LA NUOVA INDAGINE. Insomma, la storia infinita di Bussi sembra non avere termine ed è quindi in questo senso che la Procura ha deciso di intervenire per verificare, carte alla mano, eventuali responsabilità, a qualsiasi livello, sulla mancata bonifica del sito. Diversi fascicoli erano stati aperti sulla vicenda di Bussi in questi ultimi giorni: comunicazioni varie del sindaco di Bussi, del ministero, tutto materiale che ora dovrebbe confluire nel procedimento più importante che è quello nelle mani dei magistrati Mantini e Sciarretta, che cercheranno di scrivere la parola fine a questa storia che sembra rimbalzare da una parte all'altra senza arrivare a una decisiva e indispensabile svolta in favore di quel tormentato territorio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA