DOBBIAMO A LUI LA MEMORIA DI QUELLA PAGINA DI STORIA
Si è spento all’Ospedale di Lanciano, all’età di 87 anni, Nicola Troilo, primo figlio di Ettore, fondatore e comandante della Brigata Maiella. Nicola si definiva ironicamente “un mezzo partigiano”...
Si è spento all’Ospedale di Lanciano, all’età di 87 anni, Nicola Troilo, primo figlio di Ettore, fondatore e comandante della Brigata Maiella. Nicola si definiva ironicamente “un mezzo partigiano” perché all’inizio del 1944, non ancora quattordicenne, essendo sfollato a Casoli dopo che i tedeschi avevano fatto saltare in aria la casa di nostro nonno a Torricella Peligna, chiese insistentemente al padre di poter collaborare con la Brigata.
Il padre – data la sua età - gli affidò compiti amministrativi , come la tenuta degli elenchi dei volontari che incessantemente aumentavano il numero di quanti volevano combattere i tedeschi, o di assistenza alla popolazione civile.
Fra questi, la distribuzione del sale, divenuto preziosissimo per le dinamiche della guerra. Inutili i tentativi di corromperlo, nemmeno con qualche sigaretta, di cui era fin da allora un accanito fumatore.
Nel corso di 16 mesi di combattimenti, Nicola raggiunse in due occasioni la Brigata, che risaliva combattendo eroicamente l’Italia (qualcuno ha detto “garibaldini alla rovescia”) e così poté documentarsi direttamente sulla organizzazione e sulle principali battaglie della “Maiella”.
Nel 1967 – dopo l’assegnazione alla Brigata della Medaglia d’Oro al Valor militare – Nicola pubblicò per una piccola casa editrice legata al quotidiano “Avanti” il libro “Brigata Maiella”, la sola storia completa e non “di parte” della formazione partigiana abruzzese. Recentemente, l’editore Laterza ha pubblicato una versione aggiornata del libro. Dobbiamo a lui se la Brigata è entrata a far parte del libro d’Oro della storia della Resistenza.
Avvocato di famiglia (fu uno dei primi e dei più autorevoli “divorzisti” in Italia), oratore brillante e coinvolgente, nelle numerose conferenze tenute nella scuole d’Abruzzo, Nicola raccontava la storia della Brigata e concludeva sempre dicendo ai giovani ascoltatori: “Siatene fieri”.
Appassionato della Maiella e mio maestro di montagna (quante notti abbiamo passato all’addiaccio, avvolti in vecchie coperte militari o in rudimentali sacchi a pelo, con nostro fratello Michele e gli amici più cari !) voglio ricordarlo così, vicino al rifugio di Monte Amaro, con una stella alpina sul cappello ed una sigaretta in mano.
Addio, mezzo partigiano.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il padre – data la sua età - gli affidò compiti amministrativi , come la tenuta degli elenchi dei volontari che incessantemente aumentavano il numero di quanti volevano combattere i tedeschi, o di assistenza alla popolazione civile.
Fra questi, la distribuzione del sale, divenuto preziosissimo per le dinamiche della guerra. Inutili i tentativi di corromperlo, nemmeno con qualche sigaretta, di cui era fin da allora un accanito fumatore.
Nel corso di 16 mesi di combattimenti, Nicola raggiunse in due occasioni la Brigata, che risaliva combattendo eroicamente l’Italia (qualcuno ha detto “garibaldini alla rovescia”) e così poté documentarsi direttamente sulla organizzazione e sulle principali battaglie della “Maiella”.
Nel 1967 – dopo l’assegnazione alla Brigata della Medaglia d’Oro al Valor militare – Nicola pubblicò per una piccola casa editrice legata al quotidiano “Avanti” il libro “Brigata Maiella”, la sola storia completa e non “di parte” della formazione partigiana abruzzese. Recentemente, l’editore Laterza ha pubblicato una versione aggiornata del libro. Dobbiamo a lui se la Brigata è entrata a far parte del libro d’Oro della storia della Resistenza.
Avvocato di famiglia (fu uno dei primi e dei più autorevoli “divorzisti” in Italia), oratore brillante e coinvolgente, nelle numerose conferenze tenute nella scuole d’Abruzzo, Nicola raccontava la storia della Brigata e concludeva sempre dicendo ai giovani ascoltatori: “Siatene fieri”.
Appassionato della Maiella e mio maestro di montagna (quante notti abbiamo passato all’addiaccio, avvolti in vecchie coperte militari o in rudimentali sacchi a pelo, con nostro fratello Michele e gli amici più cari !) voglio ricordarlo così, vicino al rifugio di Monte Amaro, con una stella alpina sul cappello ed una sigaretta in mano.
Addio, mezzo partigiano.
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