casi irrisolti
Donatella, la giustizia si arrende. La madre: non perdonerò mai
Francavilla: archiviata dopo 19 anni l’inchiesta per omicidio sulla trentenne sparita nel 1996. Tina Grosso: ho pianto tutto il giorno, hanno lasciato che venisse seppellita come un animale randagio
FRANCAVILLA. «È terribile. Ho pianto tutto il giorno. Non perdonerò mai, mai, mai». Il tono perentorio che fa a pugni con il timbro della voce, dolcissimo; le parole taglienti che cancellano possibilità di replica, insieme a speranze e a chances di consolazione. Nel giorno in cui la giustizia annuncia la propria resa e manda definitivamente in archivio la scomparsa di sua figlia Donatella, Tina Grosso legge il suo, di verdetto, e lontano da quei tribunali che non le hanno mai dato soddisfazione, certifica il fallimento di un’inchiesta lunga 19 anni piena di falle, ritardi, negligenze, scarsa convinzione.
« Io e Mario (il marito scomparso lo scorso ottobre, ndr)», dice, «non volevamo condanne, non volevano gente in prigione, volevamo solo riavere le ossa di Donatella, per darle una sepoltura umana, non degna di un animale randagio. Neanche questo ci è stato concesso. Non perdonerò mai chi le ha fatto fare quella fine. Ma chi la doveva cercare, Donatella? La dovevo cercare io? La devo cercare io? Fino a che avrò gli occhi aperti, non smetterò mai di credere, di sperare, ma nessuno mi venisse a raccontare che si è trattato di un allontanamento volontario».
Il gip di Pescara ha fatto proprie le conclusioni della procura, che da tempo si era orientata verso l’archiviazione del caso, non discostandosi mai dal sillogismo secondo il quale in mancanza del corpo non sarebbe stato possibile sostenere in giudizio le accuse di omicidio e occultamento di cadavere a carico del fidanzato dell’epoca della ragazza, unico indagato, che all’epoca portava avanti una doppia relazione, di cui quella con Donatella sarebbe stata di troppo. Il cadavere non è mai saltato fuori.
Il gip ha accettato gli approfondimenti richiesti, ha disposto parte delle perizie sollecitate dai Grosso, ma alla fine ha preso atto che nessun elemento emerso sarebbe stato sufficiente a superare lo sbarramento di un’udienza preliminare e l’eventuale processo davanti alla Corte d’Assise. Donatella Grosso va in archivio, dunque, portandosi dietro una scia di misteri insoluti sui quali solo la squadra mobile di Pescara, oggi guidata da Pierfrancesco Muriana, ha tentato in tutti i modi di fare luce, restando infine sola con la propria caparbietà, spinta dalla volontà di offrire comunque una risposta a due genitori disperati da quel 26 luglio 1996, quando la figlia, che viveva con loro in un appartamento di via Monte Velino a Francavilla, salì a tarda sera sull’auto del fidanzato diretta verso Pescara. L’ultima immagine di una ragazza amante della vita, legatissima ai genitori, esuberante negli affetti. L’ultimo flash di Donatella viva. Per lei, l’unica tomba sarà il timbro dell’archiviazione in cima a un fascicolo.
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