DONNE STRAORDINARIE IN UN’ITALIA ORRIBILE
Si dice spesso che l’Italia è un Paese a due velocità, riferendosi alla differenza di passo tra le economie più dinamiche del nord e le zone più depresse del meridione. Ma c’è una differenza di passo, enorme, anche nella dirittura morale degli italiani, con una forbice che si allarga tra i comportamenti di chi fa dell’egoismo una ragione di vita e chi invece offre esempi quotidiani di straordinario altruismo.
Lo spettacolo che sta dando la politica nazionale, da questo punto di vista, è imbarazzante: rischiamo l’ennesima crisi di governo per l’impossibilità di far convivere partiti che pure dovrebbero avere un collante straordinario come l’emergenza economica. I diktat e l’arroganza dei falchi berlusconiani stanno riducendo in brandelli anche il poco che restava della nostra immagine internazionale, un bene prezioso che altri Paesi difendono con le unghie e con i denti. Rino Formica, ministro e parlamentare di lungo corso, aveva coniato una definizione che, per quanto volgare, descrive efficacemente la situazione: «La politica è sangue e merda», diceva. Ormai è sparito anche il il sangue vivo della passione. Ed è rimasto il resto.
Ma sull’altro fronte, a darci una speranza, ci sono gesti straordinari della gente comune. Ne cito un paio, il primo molto vicino a noi e recentissimo. La Corte d’Appello ha ridotto dall’ergastolo a vent’anni la pena per il giovane che massacrò a bastonate un carabiniere di Notaresco, Antonio Santarelli. Ci si sarebbe potuto aspettare lo sdegno della vedova, per una clemenza per molti versi sconcertante. E invece la signora Claudia ha deciso di perdonare un crimine così orrendo e di stringere le mani all’assassino, felicitandosi con i giudici che gli hanno dato una chance. «Ho augurato anche la morte di quel ragazzo, poi pian piano riesci a prendere le distanze da questi sentimenti: lasciarsi consumare dalla vendetta e dal risentimento mi avrebbe perduta», ha confidato al nostro giornale.
Parole nobili, che fanno il paio con la lettera che qualche settimana fa fu scritta dalla madre di Eleonora Cantamessa, la dottoressa travolta e uccisa mentre prestava soccorso a un indiano pestato e lasciato morente per strada: «...mi è stato chiesto che cosa provo: non provo rabbia, non dò appellativi alla persona che ha investito mia figlia, penso a un povero disgraziato come tanti altri..e penso anche a quei quattro bambini orfani». Già, perché Mariella, così si chiama la donna, ha voluto che eventuali offerte venissero destinate alla famiglia dell’indiano a cui Eleonora aveva prestito inutilmente soccorso. Non è buonismo, questo: è la straordinaria umanità di donne eccezionali, che prendiamo a simbolo dell’Italia migliore. Quella che non si volta dall’altra parte, mai, e usa più il noi che l’io. Quella che in questo Paese deve sempre chinare la testa. Purtroppo. Buona domenica.
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